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venerdì 30 novembre 2018

LE MIE INTERVISTE

L’INTERVISTA  di GIUDITTA DI CRISTINZI
BEPPE COSTA
Beppe Costa, ovvero Concetto Costa,  è un poeta, scrittore, editore e libraio italiano, anzi siciliano, classe “41, membro del Movimento dal sottosuolo.
Ha pubblicato il suo primo volume di poesie nel 1970,  Una poltrona comoda,  caratterizzato, come gli altri che seguiranno, dai temi dell'amore e dall'anticonformismo. In seguito ha pubblicato due guide turistiche, una a livello locale, Catania, Guida ai monumenti e l'altra a livello regionale, Sicilia, Guida ai monumenti.  Ha tradotto tre  libri del drammaturgo Fernando Arrabal, ha conosciuto il poeta Dario Bellezza col quale ha fatto letture di poesia e presentazioni in giro per l'Italia, utilizzando ogni luogo disponibile: piazze, bar, librerie, teatri. Il suo primo grande successo è stato Romanzo siciliano, testo  recensito dalla stampa italiana, e prima pubblicazione  apparsa e recensita in America  sul World Literature Today.  Ha collaborato  con alcuni giornali pubblicando articoli sul Giornale del Sud e su I Siciliani, giornali diretti da Giuseppe Fava; ha pubblicato sul Giornale di Sicilia interviste ad Alberto Moravia, Enzo Jannacci,  Léopold Sédar Senghor, Léo Ferré. Ha partecipato  al programma radiofonico di poesia di RadioRai Zenit & Nadir. Nel 1985 ha lasciato definitivamente la Sicilia. In seguito ha pubblicato  altre raccolte di poesie e ricevuto numerosi premi. Nel 1976 ha fondato la casa editrice Pellicanolibri, promuovendo nella sua attività di editore artisti schivi, scomodi o emarginati.
D. Tantissime attività a sfondo letterario le tue, Beppe. In quale ti identifichi di più?
R. Sono incastrate le une dentro le altre e, in fondo, si tratta di diffusione della parola, tramite il libro e quindi, di conseguenza, tramite le librerie, che stanno soffrendo in particolar modo.
D. Qual è stata la tua formazione?
R. Ad otto anni amavo già la musica e strimpellavo qualche strumento. Poi, quasi per caso, ho letto Federico García Lorca, scoprendo così la musicalità della lingua spagnola. Naturalmente in quegli anni a scuola non si studiava l’inglese, ma solo il francese, quindi ho letto, scoperto e cercato  moltissimi autori di questa lingua, come Reverdy, Prévert, Rimbaud, Valéry, ecc.
D. A quanti anni hai cominciato a scrivere poesie?
R. Proprio ad otto anni, cercando la mia strada!
D. Da cosa trai ispirazione? E’ sempre stato così? Come è cambiata la tua poesia negli anni?
R. Da ciò che mi circonda. Sono nato durante la guerra e dalle guerre mi sento sempre circondato. Così come dall’amore felice o crudele, dalle ingiustizie, dalla stupidità umana che vedo e sento attorno a me.
D. Come concili prosa e poesia, cioè cosa per te significa l’una e cosa l’altra? Ci sono temi che riesci a trattare meglio in poesia e altri in prosa o non è questo il distinguo da fare?
R. Due generi molto diversi, per la narrativa occorre essere totalmente liberi da ogni impegno o preoccupazione, stilare uno schema e avere tempo, tanto tempo. La poesia al contrario è un fulmine, uno spaccato rapido. Viene l’idea proprio per ciò che ti circonda.
D. La poesia è un mezzo di espressione più immediato? Quella moderna è più libera, giusto? Non ha più le costruzioni e le costrizioni  di una volta. Non c’è più metrica, rima, regola… O tu le adotti comunque?
R. Cerco il ritmo fra le parole che completano ogni verso, ciò che mi riesce meglio è sempre la riga finale che è quasi sempre l’idea dalla quale parto.
D. Ma anche se la poesia del terzo millennio è destrutturata, bisogna conoscere le regole della composizione classica, magari per violarle, per non seguirle?
R. Bisogna averla nel sangue. Le difficoltà non aiutano a scrivere, almeno durante il dolore. Ma dopo, quando il dolore ti penetra e si concretizza, la poesia arriva.
Non deve mai essere un diario della propria esistenza, deve entrare nella pancia dei simili, colpire per rimanere, divenendo proprietà di chi legge. Molta poesia di oggi non ha senso. Serve forse per sentirsi partecipe di qualcosa che abbia a che fare con l’arte. Se non si è perseguitati o sofferenti dentro,  sarà difficile descrivere un sentire universale.
D. Come si è evoluta la tua arte negli anni? Se dovessi fare un bilancio cosa potresti raccontarci?
R. La mia curiosità mi ha portato a cercare ciò che mi appariva avere la mia stessa solitudine ed è stato così che ho incontrato una serie infinita di persone, anche famosissime che avevano però nella vita privata infinite storie dolorose. Le ho spesso riconosciute dalla loro semplicità e umiltà. Senza mai sentirmi inferiore, neanche a 14 o 15 anni.
D. Tu sei stato anche romanziere,  giornalista,  editore. Dunque si vive di letteratura in Italia o no?
R. No, direi di no. Il peggio e il raccomandato avanza. Non saremmo ridotti così  anche se sembra essere quasi una tradizione: coloro che possiamo definire grandi artisti, vengono scoperti all’estero, o devono emigrare e, ancora di più, morire. Anche se i funerali ormai durano pochi minuti, per cui non si tramanda molto. Quanti sanno oggi chi è Moravia o Gilberto Govi per dire solo di due nomi celeberrimi?
D. Esiste un’opera alla quale sei più affezionato, quella del cuore?
R. No, o almeno non me ne rendo conto.
D. Scrivi sempre, vero? Per un vero scrittore scrivere è come respirare. Non si smette mai fino alla fine. A cosa stai lavorando adesso?
R. Non smetterò neanche dopo la morte. Spero di riuscire in questi ultimi anni ad avere una scrittura più serena che mi faccia accettare la morte di così tanti bambini o questa orribile violenza contro le donne, attuata da mariti o compagni ma, credo, che non mi ci abituerò mai. Perché non spostare tante milizie che temono l’ISIS a guardia e controllo serrato dei cattivi compagni? In fondo il terrorismo è molto meno pericoloso di un marito arrabbiato e violento,  no?
D. Hai vinto tantissimi premi. Qual è quello più rappresentativo, quello cui sei affezionato di più?
R. Nessuno, credimi. Ho avuto pudore e comunque sono quasi sempre alla carriera e dati con estrema delicatezza e senza fronzoli. Da oltre 40 anni non partecipo a nessun premio.
Grazie mille, Beppe, un uomo e un poeta eccezionale, dal grande animo,  e tanti tanti auguri per il prosieguo della tua attività letteraria tutta dal team GEArtis!

(NdR) Di seguito i premi vinti da Beppe:
·                    Premio Ragusa, libro siciliano dell'anno, 1984
·                    Premio Akesineide, 1987
·                    Premio Alfonso Gatto, 1990
·                    Premio Città di Ascoli, 1992
·                    Premio internazionale di poesia "Il Delfino d'Argento", Nettuno, 1992
·                    Premio Joppolo, 1997
·                    Premio Ciak per la poesia (Castel S. Angelo, Roma), 2008
·                    Premio Iceberg News per parole Teranova Festival (Villa Medici, Roma), 2008
·                    Premio alla carriera a "La Befana del Poliziotto 2009" Teatro Orione (Roma)
·                    Premio internazionale Città di Ostia: alla Carriera[22], Roma 2012.
·                    Premio alla Carriera al Nettuno PhotoFestival[23], Nettuno 2014.
·                    Premio Naim Araidi alla carriera, MonigArt Festival, settembre 2017

Giuditta Di Cristinzi


LUOGHI

Scauri, il luogo dell’anima.



Uno dei miei posti del cuore è Scauri , frazione di Minturno, in provincia di Latina. Scauri si affaccia sulTirreno, nel golfo di Gaeta, nel sud pontino, praticamente a confine con la Campania, dalla quale è separata dalla foce del fiume Garigliano. 


Scauri non è un posto chic, è frequentato da famiglie con bambini e  da persone semplici che vivono nelle vicinanze, ma è splendida nelle sue bellezze naturali che si estendono tra la collina e  ben sette chilometri di costa tra  il fiume a sud e l’area protetta di Gianola- Monte di Scauri a nord.
Quattro chilometri filati di lungo mare interrotti solo da due terrazzamenti belvedere costruiti da poco, un po’  contestati per la verità, ove a volte tangheri appassionati improvvisano attività da milonga a cielo aperto, traMonte d’Argento a levante e Monte d’Oro a ponente, così chiamati per il  colore dolce che prendono i promontori baciati dal sole all’alba e al tramonto.
Ho fatto le mie vacanze estive qui, con i miei da quando avevo tre anni, poi da ragazza con la mia amica del cuore Paola, e adesso con i miei figli, da quando ho comprato una casetta in riva al mare, di fronte al lido Delizia.
Il territorio della cittadina è esteso e parallela al Lungomare Nazario Sauro corre l’AppiaRegina Viarum. 
Diversi gli alberghi, i bed and breakfast, i campeggi e le case concesse in affitti stagionale, Scauri è molto recettiva e ha spiccata vocazione turistica da almeno cinquant’anni; il clima è mite e sempre piacevolmente ventilato.
Teatro Romano Scauri Minturno ( fonte Deposit)

Io ci sto proprio bene, non lontana da casa e dal lavoro; qui ho le mie abitudini: il risveglio con comodo; la colazione frugale in terrazza, guardando il mare; la passeggiata, l’edicola, la piazzetta, la spesa; il mercato del mercoledì nel piazzale Sieci, vecchia fornace dismessa; la partitina di burraco il  martedì pomeriggio; l’happy hour in piazza Mauro Emilio Scauro, console romano cui è intitolata la città, a Scauri vecchia, da Alfredo presso Angeli e Marinai o Dal Console, la pizza del sabato sera da Lu Rusticone o allaLocanda, il pesce fresco a L’acqua pazza o l’alternativa carnivora a Il Macello; le presentazioni di Libri sulla Sabbia;  i tanti eventi culturali e gli spettacoli nel grandioso Teatro Romano del primo secolo d.C.. Ogni anno la struttura ospita una ricca stagione di eventi inaugurata nel “60 da Le Troiane di Euripide con Emma Grammatica;  ma lì il mio battesimo fu con la Medea, milioni di anni fa. Io ero piccina e babbo ci portò a vedere la tragedia greca soprattutto ad uso e consumo delle mie sorelle maggiori, studentesse del liceo classico.
Prima c’erano anche tante arene, ovvero cinema all’aperto ed è qui che ho visto La febbre del sabato sera, Laguna blu, Lo squalo, Rain man.
Scauri è vicina a Cassino, a Suio e alle sue terme, a Formia, a Gaeta ed è servita dalla stazione ferroviaria.
Ha avuto ospiti illustri come Umberto Nobile, Maria Montessori, Nino Manfredi che qui aveva una splendida villa a strapiombo sul mare.
Scauri, la spiaggia (foto di Giuditta Di Cristinzi)
Un cenno a parte meritano la Darsena, il molo de Lo scoglio, e la famosa Spiaggia dei Sassolini, angolo suggestivo e incantevole posto verso Gianola, già set cinematografico di Per grazia ricevuta, Il Conte di Montecristo del 1998 e, di recente, di Gomorra III. Sulla spiaggia c’è un pub, il Mary Rock, costruito su una sorta di palafitta dove spesso si può ascoltare musica dal vivo.
Sì, Scauri è proprio il mio posto dell’anima. Appena finisce la Stagione e torno a casa comincio a fare il conto alla rovescia in attesa che torni subito maggio e che io possa tornare, intanto ora è estate, io sono qui e me la godo tutta!
Scauri, luglio 2018

                                                               Giuditta Di Cristinzi  

giovedì 29 novembre 2018

LE MIE INTERVISTE

(BOZZA) INTERVISTA A
MARIANO SABATINI

Mariano Sabatini è un giornalista e scrittore italiano, nato il  18 marzo 1971 a  Roma.
Ha iniziato a lavorare nel 1992 come cronista per una testata romana. Due anni  dopo   è stato  chiamato da Luciano Rispoli a sostituire un autore del Tappeto Volante su Telemontecarlo (TMC). Da allora ha proseguito parallelamente l'attività giornalistica (è iscritto all'ordine dal 1996) e quella di autore televisivo. Giorgio Dell'Arti e Massimo Parrini lo hanno inserito nel Catalogo dei viventi 2009. Nell'ambito del Festival della Letteratura 2013 è stato insignito del Premio Città di Giulianova.

Televisione

Dal 1994 fino a luglio 1998, e poi nel 2001 e fino al 2005, è stato autore del talk show Tappeto Volante, in onda prima su TMC poi su varie altre emittenti. Arrivato alla tv grazie all'intuizione di Luciano Rispoli che ha ravvisato in lui doti di autore, Mariano ha proseguito a collaborare con grandi network. Sempre per TMC, tra ottobre 1998 e gennaio 1999, è autore del "Primo Campionato di lingua italiana", nato sul modello del celeberrimo Parola mia che Luciano Rispoli aveva ideato e condotto per tre stagioni su Raiuno: un quiz che ha visto protagonisti giovani universitari alle prese con etimologie, definizioni, modi di dire e temi scritti in buon italiano. Tra il 2002 e il 2003 firma la riedizione di Parola mia, conduttore Luciano Rispoli: settanta appuntamenti su Raitre, per la quale ha avuto l'intuizione di scritturare, come partner di Rispoli, la scrittrice Chiara Gamberale.

Radio

Nel 1996 ha collaborato  con recensioni di cinema a Radiodue Time. Fino a giugno 1998, ha scritto  i testi di Punto d'incontro, programma-contenitore di Radiodue, per cui in voce una rubrica di cinema. Tra il 2003 e il 2004 è stato opinionista di Vacanze romane e Buongiorno domenica che Dina Luce conduce su Nuova Spazio Radio; nello stesso periodo ha collaborato  con Sesto potere su RadioRoma. Nel 2006-'07 è stato opinionista Playwatch di Fabio Canino e Francesca Zanni su Play Radio. Nelle stagioni 2007-08/ 2008- luglio '09, ha curato  la rubrica sulla tivù Breve durata d'ascolto, intervenendo su Radio Capital, a I Capitalisti di Flavia Cercato e Andrea Pellizzari (sostituito dal giornalista musicale Massimo Cotto). Dal 2005 ha firmato  la rubrica Mi scappa la tv all'interno del FizzShow su una syndication radiofonica nazionale e dal 2007 ha elargito Consigli per le letture su IdeaRadio in Nove undici di Tindari Barbera e Claudia Ungaro.

Testate

Dagli anni novanta ha scritto e curato rubriche di cultura, costume, spettacoli per Il Tempo, Il Giornale, Ecco, i quotidiani del gruppo Agl Espresso, Gioia,  Bella,  Set,  Film Tv,  Novella 2000, Campus, Maxim, Vera, Vent'anni,  Il Mucchio Selvaggio, Nuovo male settimanale, Cosmopolitan, Intimità (diretto da Bice Biagi), King, Moda, Onda Tv, Radiocorriere TV, l'agenzia Italpress,Metro, Italia Oggi. Affaritaliani. Da settembre 2010 collabora con il portale giornalistico Tiscali: Notizie.

Libri / editoria

Nel 2001 ha scritto (con Oriana Maerini) La sostenibile leggerezza del cinema, libro-intervista con il regista Mario Monicelli (Edizioni Scientifiche Italiane), del quale Enzo Natta su Famiglia cristiana scrive: «È un gioco della verità. E l'autoritratto che se ne ricava da questo colloquio va oltre le convenzioni e le regole di un abusato fair-play». Nel 2005 ha pubblicato il libro Trucchi d'autore (ed. Nutrimenti), sulle abitudini, i tic, i segreti, le manie, le tecniche di lavoro degli scrittori famosi, tra cui Andrea Camilleri, Giorgio Faletti, Dacia Maraini, Cristina Comencini, Rosetta Loy, Alberto Bevilacqua e altri. Nel 2006 esce il volume Vi racconto Montalbano, che contiene un capitolo a firma di Sabatini. Nell'ottobre 2007 ha pubblicato  Altri Trucchi d'autore (ed. Nutrimenti). Nell'Aprile 2009 ha pubblicato, presso Aliberti editore, Ci metto la firma! sulla gavetta di 60 giornalisti famosi.  Nell'ottobre 2012, Sabatini ha pubblicato  È la Tv, bellezza! (ed. Lupetti) sottotitolo Se la conosci, puoi difenderti. A marzo 2016 ha scritto  e pubblicato  il suo primo romanzo L'inganno dell'ippocastano, protagonista il giornalista investigatore Leo Malinverno. Il romanzo, pubblicato da Adriano Salani Editore, si è aggiudicato  il Premio Flaiano e il Premio Mariano Romiti opera prima 2017. Nel 2017 ha pubblicato con lo stesso editore PRIMO VENNE CAINO, romanzo noir che segna il ritorno di Leo Malinverno.
Insomma, lunghissimo e ricco il curriculum del nostro ospite di oggi.

 

Intervista




D. MARIANO, TU HAI PIU’ RUOLI, PIU’ ATTIVITA’. QUALE TI è PIU’ CONGENIALE, IN QUALE TI RICONOSCI DI PIU’?


D. HAI SCRITTO VARI LIBRI DI SAGGISTICA, SUL CINEMA, SUI TIC DEGLI SCRITTORI, SUL GIORNALISMO. COME SEI PASSATO ALLA NARRATIVA E IN PARTICOLARE A QUELLA DI GENERE?

D. La prima volta si è trattato di un giallo molto  INTRECCIATO CON LA REALTA’, CON L’ATTUALITA’…

D. Nel libro L’inganno dell’ippocastano la storia è AMBIENTATA A ROMA,  LA TUA CITTA’, dunque in una realtà  CHE CONOSCI BENE.

D. Nel libro parli di una storia che potrebbe essere intrecciata con la nota vicenda di MAFIA CAPITALE, tant’è che  DE GIOVANNI recensisce il libro con un forte apprezzamento e parla di preveggenza.  

D. Il titolo, L’INGANNO DELL’IPPOCASTANO, da dove nasce?

D. I PROTAGONISTI SONO GIORNALISTI COME TE. TI RAPPRESENTANO? E’ STATO PIU’ DIFFICILE COSTRUIRE LA TRAMA O LA PSICOLOGIA DEI PERSONAGGI?

D. E SE NE VOLESSI FARE UN FILM ?

D. Nel 2017  è uscita sempre con DALANI editore la seconda avventura di Malinverno. Parlaci dell’ultimo libro.

D. Una grossa introspezione psicologica dunque.

D. Dimmi, sei più affezionato al primo o al secondo?

D. Hai vinto diversi premi vero? Quali?

D. Pensi di andare avanti così, con i gialli o i noir? Perché? Aiutano ad esprimere bene l’animo umano?

D. Qual è lo STATO DELLA LETTERATURA italiana  OGGI e della LETTERATURA DI GENERE? Perché tanti gialli, tanti investigatori, di tutti i tipi…


D. Una curiosità, come scrivi? Al mattino, alla sera, ti ritiri in un posto isolato, riesci a farlo a casa, scrivi al computer o a penna? Hai qualche tic, qualche abitudine particolare come ad esempio ne aveva il grande Simenon?

D. Parlaci dei tuoi prossimi progetti o è tutto top secret?

D. Allora a presto e buon lavoro.






mercoledì 28 novembre 2018

LE MIE INTERVISTE

L’INTERVISTA
di Giuditta Di Cristinzi

Oggi è nostro gradito ospite Roberto Ippolito, classe “51, scrittore e giornalista, autore di svariati best seller come
Evasori e Il Bel Paese maltratto pubblicati da Bompiani seguiti dagli ultimi tre libri con Chiarelettere, nell’ordine Ignoranti, Abusivi e Eurosprechi. In precedenza altri suoi titoli sono usciti con Laterza. 
Ma Roberto è anche un attivissimo operatore e organizzatore culturale. Infatti   ha ideato e diretto diversi eventi tra cui "Voluminosi" presso i  Granai a Roma, festival letterario non stop,  Libri al centro  a Cinecittà, primo festival  svolto in un centro commerciale, "conPasolini" sempre  a Roma, Nel baule  al Maxxi, A tutto volume  a  Ragusa e  Pagine in cammino a Castellaneta. Inoltre è stato editor del Festival dell'economia di Trento e ha dato vita al Tour del Brutto dell'Appia Antica.
Ha curato a lungo  l’economia  per il quotidiano La Stampa  ed è stato direttore della comunicazione di Confindustria e delle  relazioni esterne dell'università LUISS di Roma. Ippolito ha avuto anche un’esperienza come docente di "Imprese e concorrenza" alla Scuola superiore di giornalismo della stessa LUISS.
Roberto, professionista della carta stampata dai variegati interessi, è oggi soprattutto scrittore di saggistica: dal 2000 ha dato alle stampe otto libri di inchiesta e approfondimento economico, politico, sociale e di costume. 
D. Benvenuto su GEArtis Web Magazine, Roberto. Vorrei sapere innanzitutto qual è stata la tua formazione?
R. Metterei in fila il vocabolario e i due volumi di un’enciclopedia che c’erano a casa che mi attiravano sin da piccolissimo; poi ci sono stati gli studi; poi ancora tanta lettura, il più possibile, di tutto cioè libri e giornali; l’edicola che è stata preziosa, consentendo di spaziare su ogni tema, di confrontare tante voci, di vedere gli approcci più diversi.
D. Dunque preparazione "enciclopedica", un po' scolastica, un po' fai da te. 
Ma da dove nasce tanto interesse per certi aspetti del vivere sociale e perché hai lasciato il giornalismo tout court per dedicarti alla saggistica e agli approfondimenti che hanno dato vita ai tuoi best seller?
R. Con molta banalità potrei rispondere che su questo nostro magnifico pianeta viviamo in una comunità, non essendo soli. Cosa accade intorno a noi è importante, in ogni istante,  e sapendolo può avere rilievo cosa possiamo far accadere. In una comunità le regole e il rispetto delle regole sono essenziali. Come sarebbe possibile non occuparsene? E come non pensare agli altri senza ricavarne infiniti stimoli? Il giornalismo è nel mio DNA. Nel giornalismo ci sono la scoperta degli avvenimenti e dei comportamenti, la ricerca dei dati dei fatti, la voglia di scavare nelle cose, i tentativi di comprendere e episodi e fenomeni e racconti. I tempi incalzanti del giornalismo sono gli stessi del mio modo di essere. Dopo aver compiuto un lungo percorso stando in prima linea in questo campo, ho sviluppato la mia attività su una prospettiva più ampia, per ricostruire dettagliatamente interi scenari. Con l’insaziabile curiosità di sempre! 
D. I libri di saggistica hanno la capacità di ampliare le conoscenze, di illustrare le tendenze di uno specifico settore, di analizzare i cambiamenti in atto e di guardare le possibili evoluzioni future. Quale peso hanno oggi?
R. La saggistica di attualità vive una stagione particolarmente difficile nel mercato editoriale che in generale non brilla. La disponibilità immediata di tante informazioni on line può dare l’illusione di sapere tutto con poche cliccate, dimenticando che un serio libro d’inchiesta o di analisi della realtà è frutto di mesi e mesi e mesi di lavoro. I libri possono essere l’antidoto ai toni esagerati, agli insulti e all’aggressività che si sono diffusi troppo. Ma non si vede traccia di una vera politica di sostegno ai libri, non per aiutare un editore o un autore in particolare ma per favorire la crescita collettiva.
D.
Italiani, un popolo di evasori, geniali, sregolati, abusivi, ignoranti. Questo il ritratto poco entusiasmante che sembra venir fuori dai titoli dei tuoi libri. E’ davvero così o è una favola antica? 
R. L’Italia e gli italiani, bisogna dirlo, sono una meraviglia. Poi potrei rispondere che non c’è una favola antica ma una favola attuale, una triste favola contemporanea. Le persone oneste e le persone preparate sono un’infinità. Ma guardando in faccia la realtà, cercando di rendersi conto di come stanno davvero le cose, si deve prendere atto dell’enormità dell’evasione fiscale, dell’abusivismo in tutti,  proprio tutti, i campi di attività, degli ultimi posti occupati dall’Italia nelle classifiche internazionali relative all’istruzione e alle competenze. Geni ne abbiamo, geni che hanno studiato e continuano a farlo ogni giorno. Ma purtroppo i dati documentano le spalle girate alle regole e alla preparazione. Come autore penso che sapere è importante per contribuire, ognuno di noi, a migliorare le cose. Nasconderle significa peggiorarle. Chi ama l’Italia non lo fa.
D. Come siamo veramente adesso e come sono le nuove generazioni?
R. C’è tanto di bello, di entusiasmante, di scattante nelle
nuove generazioni. Alle quali però vengono anche negati strumenti adeguati per l’istruzione, la cultura, la convivenza civile.
D. Possiamo tracciare una mappa geografica sui difetti degni italiani, ci sono ancora grandi differenze tra nord e sud, quanto a evasione fiscale, abusivismo e ignoranza, o c’è una certa omogeneità nella distribuzione dei vizi che caratterizzano gli abitanti del Bel Paese?
R. Non si scopre nulla parlando delle divaricazioni Nord-Sud che purtroppo resistono nel tempo. Ma bisogna fare attenzione a tutti gli aspetti. Faccio qualche esempio. Il Nord evade di più e il Sud ha più evasori. Il Sud ha più abusi edilizi e il Nord più abusivismo nelle professioni. Il Sud ha più dispersione scolastica ma non è tutto oro per l’istruzione al Nord. 
D. Interessante. Tu hai anche scritto di eurosprechi, ai quali hai dedicato da europeista l’ultimo tuo libro. Dunque conosci a fondo, per averla studiata, la situazione dell'Unione. A che punto siamo oggi? Cosa vuole l'Europa da noi e cosa può darci ancora?
R. L’Unione Europea non è un’entità astratta che incombe su di noi. E’ un’istituzione senza pari nella storia di tutta l’umanità essendo formata da stati che si sono legati insieme per scelta democratica, convinta, sostenuta dai trattati e dai parlamenti nazionali. Capovolgerei perciò la domanda: che cosa possiamo dare all’Europa? Tanto, tantissimo. Essendo l’Unione il frutto della volontà convergente dei singoli paesi membri, è indispensabile appunto che i singoli paesi membri si adoperino per renderla più forte, più bella, più attraente, più efficace sul piano istituzionale e su quello amministrativo. Che oggi l’Europa funzioni male è un fatto. Basandomi sugli oltre cento documenti ufficiali che ho utilizzato, nel mio libro svelo come i soldi si buttano via in misura non accettabile. Le cose possono cambiare. Se lo vogliamo. L’Europa può riprendere slancio. Se lo vogliamo. Ma oggi è un’impresa tremendamente difficile. Per me irrinunciabile.
D. Essendo un europeista convinto, sei preoccupato per l'attuale situazione economica e politica in Italia? Quali prospettive intravedi? 
R. L’attacco sistematico e denigratorio all’Unione Europea dipinta anche, addirittura, come la causa di tutti i nostri mali non ha fondamento. Le regole che dobbiamo rispettare sul fronte economico sono le regole che abbiamo sottoscritto con i trattati internazionali e che a nostra volta desideriamo veder rispettate da tutti gli altri paesi membri. L’Unione Europea è stata ed è importante per la nostra economia. L’euro ci ha dato e ci dà grossi benefici. Lo spaventoso debito pubblico dell’Italia è stato invece creato in Italia e può fare danni ai partners: è nostro dovere ridurlo. È evidente che sono più che preoccupato per le nostre scelte.  
D. Condivido appieno. Come si costruisce un libro d’inchiesta come uno dei tuoi, quali sono le fonti, il metodo e quanto tempo ci vuole? Fai tutto da solo o ti avvali di collaboratori?
R.
Un libro d’inchiesta si costruisce cercando e  poi cercando. E poi cercando. E cercando ancora. Guardando per strada, mettendo le mani nei cassetti, aprendo i siti, chiedendo in giro, leggendo tanto eccetera eccetera. Non c’è limite alle fonti. Il metodo è non darsi mai pace. Il tempo medio per un mio libro è di un anno, con alcuni periodi a tempo pieno ovvero dodici ore o anche più al giorno. Nessun collaboratore: con una battuta posso dire che a stento mi fido di me stesso. E in fondo non è neanche una battuta: mi controllo ogni virgola io stesso mille volte, affiancato dal prezioso lavoro della casa editrice.
D. Scriveresti mai un romanzo o non è proprio nelle tue corde? 
R. Sarebbe bellissimo farlo. Anche se uso una tecnica narrativa nei miei libri, ho la difficoltà di essere molto legato alla realtà.
D. Cosa ami leggere e qual è il tuo libro del cuore, il tuo scrittore preferito? E il giornalista che ritieni sia stato il tuo maestro?  
R. Leggo molta narrativa per entrare in mondi diversi. Come non parlare di Gabriel Garcia Marquez e dei suoi “Cent’anni di solitudine”, trionfo di una pazzesca costruzione fantastica? In pratica ho già detto che il mio maestro è l’edicola: tutta, con tutti coloro che ogni giorno l’abitano, di carta e digitale.
D. Dacci un'anteprima. A cosa stai lavorando adesso? Su quale argomento si incentrerà il tuo prossimo libro? Ancora un'inchiesta?
R. Sto compiendo delle ricerche e io stesso non so cosa accadrà.
D. Quindi ci lasci con una curiosità inevasa. Comunque, grazie mille Roberto, le donne GEArtis ti augurano buon lavoro e sperano di leggerti presto.
R. Credo che questo ringraziamento avrebbe dovuto chiudere l’intervista. Ma sono io a dire grazie a voi donne GEArtis per avermi fatto parlare insieme e per la considerazione. Grazie alle donne che si impegnano per la cultura!



L'anno della solitudine s'incunea tra la folla dietro condoglianze  di maniera lame acuminate di critica e dissenso taciuti per buon...