Non so perchè le vicende dei reali mi abbiano sempre tanto affascinato, forse sono per me ormai adulta come le fiabe per una bambina, un volano per sognare, Kate Middleton
una nuova Cenerentola.
I Windsor
come i Grimaldi Casiraghi,
i miei preferiti, sono le icone forse distorte e patinate della vita che tra gioie e dolori, difficoltà e bellezza, libertà e doveri mette a dura prova tutti, indistintamente.
E così la gioventù scapestrata di Stefania e Carolina di Monaco
è la giustificazione di ogni acerbo sbandamento; la morte disgraziata di una diva come Grace Kelly
è la prova che tutti siamo sottoposti alla tessitura delle Moire; l'incidente di Diana
è strazio che nessuno perdona; la fine di Elisabetta II
è la conferma dell'ineluttabilità della morte. Se è morta lei allora davvero dobbiamo morire tutti, forse in modo meno glorioso e sicuramente senza corona e corteo.
La morte della regina mi è davvero dispiaciuta; ho seguito molto i servizi in tv e ho sbirciato continuamente su Instagram. Mi ha commosso, nonostante la tarda età e la prevedibilità della fine imminente (mamma è quasi coetanea e...).
Ho cercato di darmi una spiegazione. Intanto mamma, classe "28, nata monarchica, forse ancora tale, mi ha contagiato questo vivo e affettuoso interesse, poi appunto il sogno, la sublimazione della realtà.
Qualcuno ha detto che il trapasso di Elisabetta in fondo è stato solo la morte di una vecchia signora. E' vero, ma che signora. Per ciascuno di noi è difficile vivere una vita dignitosa e lineare, lavorare per tanti anni, mediare nei rapporti familiari. Figurarsi cosa deve essere stato per lei vivere sovraesposta per settanta lunghi anni, piena di privilegi, ricca senz'altro, ma con tanti doveri. Lavorare ogni giorno, muoversi in una corte piena di persone non sempre fedeli e discrete, calibrare ogni passo, fuori e dentro casa, misurare ogni parola, ogni gesto, ogni espressione del viso, alzarsi, vestirsi, tenersi aggiornata, leggere la posta, rispondere, incontrare persone, da scolaresce a capi di stato, viaggiare, non andare mai al mare, non indossare mai un costume da bagno o un jeans, non poter litigare col marito Filippo
ad alta voce, sopportare le intemperanza di Diana e Carlo,
accettarne la scandalosa separazione, vigilare sui nipoti, leggere pettegolezzi che riguardavano la sua famiglia su tutti i tabloid inglesi e internazionali, uno per tutti, Sarah Ferguson
che si faceva ciucciare l'alluce da un petroliere texano sul bordo di una piscina, accettare l'uscita di scena di Harry
per via di un'attricetta d'oltreoceano, subire il vergognoso scandalo del figlio Andrea,...
E tutto senza apparentemente scomporsi, senza mancare agli impegni, senza pensare di abdicare.
Ognuno di noi è impegnato sin da piccolo a capire cosa vuole fare da grande e poi a cercare di realizzare le proprie inclinazioni. Lei no. Ha accettato senza muovere ciglio benchè giovanissima il ruolo prestigioso, unico e gravoso che la storia le aveva riservato senza mostrarsene mai seccata. Ha accettato e ha eseguito, sempre, senza farsi sconti.
La grandezza di questa donna, l'unicità di Elisabetta II per me risiede nella coerenza al dovere, nella linearità, nell'abnegazione, nell'adempimento della funzione senza tentennamenti per un lungo, lunghissimo arco di tempo, durante il quale le è capitato di tutto: una guerra mondiale, molti viaggi, la Brexit, tanti incontri con primi ministri indigesti,
le gaffes dei suoi, scandali, morti, tradimenti.
E lei lì, al centro della scena,
con i suoi vestiti colorati impeccabili, i cappelli, la borsetta, le scarpe nere, i capelli acconciati, il rossetto rosa, il sorriso, rassicurante, imperturbabile come l'orlo dei suoi vestiti all'interno del quale venivano cucini pesetti perchè l'abito cadesse a piombo e non svolazzasse con un colpo di vento. Ecco, è come se quei pesetti lei li avesse avuto anche dentro, nei pensieri e nel cuore, per evitare colpi di testa. A renderla ancora più fantastica lo humour, il prestarsi per il bene e la popolarità della monarchia a scene come quella con James Bond e l'orsetto Paddington. Ce lo vedremmo Mattarella a fare una cosa così? Assolutamente no e invece lei si è concessa e scommetto che si è sinceramente divertita per fare da sponsor al suo Paese e alla monarchia, quindi a beneficio dei suoi familiari e dei suoi connazionali tutti.
Forse avrebbe voluto essere solo una gentildonna di campagna, andare a cavallo, giocare coi cani. Ha fatto altro, egregiamente, è stata la prima della classe, insuperabile, irraggiungibile.
Se ci fosse ancora Manzoni, sono certa, scriverebbe ancora un'ode come quella al grande Napoleone. Ella fu...
Addio Lillibet, adesso riposa in pace.