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giovedì 30 giugno 2022

A volte scrivo tanto, a volte scrivo poco. Sono discontinua, lo so. A volte scrivo poesie, a volte tento con la prosa, a volte inondo il blog, come durante il periodo del lockdown, quando avevo preso l'abitudine di condividere tutto su Facebook

Mi prendo delle pause, rifletto, cambio orizzonte, cambio meta. L'importante è essere naturali, crederci, fare quello che viene spontraneo. Magari così non otterrò ma nessun risultato, ma non mi importa. E poi, che risultato devo raggiungere? Scrivere? Pubblicare? Vincere  premi? Vivere di scruttura forse? 

Non mi importa. Scrivo solo perchè mi va, perchè mi piace, solo se ne ho voglia, se sono ispirata. Senza pensare alle conseguenze. E' la mia modalità. 

Certo ora non ho troppa voglia di condividere, mi fa sentire troppo esposta. Ai giudizi degli altri, talvolta malevoli.


CESARE CREMONINI

Cremonini sa cantare, sa ballare, sa incantare e commuovere, sa intenerire toccando corde indurite, sa scatenare. 


Sold out all'Olimpico in una bella e torrida notte d'estate in cui tutti vogliono dimenticare il covid, la guerra, i rincari, i problemi. 
Io, il mio più grande, ora lo tengo chiuso nel petto e mi dà pena. 

Mi sento una sconsiderata, qui, nell'afa di Roma, una Roma che ai tempi dell'università sembrava rigettarmi, vomitarmi fuori, verso casa, a sciogliere nodi irrisolti e causava il vomito anche a me, sul quel fetido treno.

Invece ora sono qui, tra le vibrazioni dei bassi, le luci colorate a tratti feroci, le note sparate in aria, un'aria statica eppure sempre in movimento.



Claudio accanto, in blu, centauro perplesso e stupito, a tratti coinvolto, osserva, nota tutto. Il drone, le casse sospese, il prato coperto. 

                                          

                                     




Lui intanto canta e canta e cambia d'abito. Giacca oro, vestito rosso fuoco, pantalone argento e giacca di paillettes blu. Ora ancora una mise, blazer argentato per un uomo tutto lunare al chiaro di luna. 

Migliaia di ragazzine festanti che agitano gli iPhone e smanettano sapientemente sullo schermo tra video e foto. 
Battono le mani a Cesare, sexy, asciutto e muscoloso in canotta nera.    
Suona il piano, suona la chitarra, omaggia Dalla, romantico, sonoro, dinanzi a fiamme vere che si accendono in gruppi di tre sul palco, enorme, sulle note di Ciao. Battiti.

Dum dum dum. 
Claudio vuole sentire 50 Special che potrebbe essere anche l'inno mio, io, una donna di 55 anni che insegue all'incontrario la ragazza di 14 cui bucarono le gomme della gioventù. 
Mi chiedo cosa si prova davanti a una marea di persone che sono lì solo per te; come si sente un uomo col quale almeno la metà delle donne andate ad ascoltarlo e vederlo farebbero l'amore a un solo schioccar di dita? 
Come si fa a non montarsi la testa, a non avere una vertigine, a restare coi piedi a terra? 
Poi mi rispondo. Perché Cesare è quello di PadreMadre. 

Sciamano persone dabbasso.
In quanti ci lavorano a questa giostra, quanta gente vive coi sogni di chi vuole distrarsi per un attimo dalla vita? 

Cesare, che bel nome, scivola tra le labbra in un sussurro.
Cesare, che bella persona, sembra davvero si emozioni a emozionare. 




 La scelta del partner o, meglio, la persona di cui ci innamoriamo ci definisce. In qualche modo rappresenta la nostra ombra, il nostro lato...