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mercoledì 16 dicembre 2015

DA OLIVE E VELENO

OLIVE E VELENO

GIUDITTA DI CRISTINZI


Che non sarebbe stata una buona giornata Costa l’aveva capito subito, sin da quando aveva aperto gli scuri della finestra su piazzetta Porta Nuova e si era ritrovato avvolto dalla bruma novembrina. Aveva avuto appena il tempo di mettere sul fuoco la macchinetta del caffè e di radersi il viso, quando Ferrara aveva cominciato a bussare insistentemente all’uscio di casa. Era una cosa che accadeva raramente.
Da quando l’ispettore era stato trasferito a Venafro, a dirigere la locale caserma di polizia, erano successe ben poche cose, per lo meno rispetto a quanto Costa, fresco di nomina, aveva dovuto fronteggiare in Sicilia, durante il suo primo triennio di attività.
- Ferrara, prego, che r’è? Dalla caserma hai sentito l’addore ro cafè?
- Ispettore, buongiorno. Scusate. Non vi avrei mai disturbato. Ma giù, in caserma, c’è Rosa Pellino. Avete presente? La lavandaia…

            - Embè, che vuole? Quando ho panni da lavare, la mando a chiamare. ...

venerdì 4 dicembre 2015

Diario delle attività culturali e letterarie

Dopo la presentazione del mio ultimo libro,  SOLO UNA DONNA, ho stipulato un contratto di edizione con la ROBIN Edizioni di Roma per il mio primo romanzo giallo, IL CASO DI ROCCAVENTOSA.
Insieme ai valenti ragazzi di EtCetera ho collaborato al ricordo di Pasolini tenutosi con ottimo successo di pubblico a Palazzo de Utris a Venafro il 12 novembre, ospite d'onore Renzo Paris.
Il 14 novembre ho ricevuto il secondo premio per la mia poesia E COSI SIA, facente parte della recente raccolta ancora inedita STRAGE D'ANIME, al Concorso Nazionale "Circolo San Nicandro", L'uomo custode della natura, III Edizione 2015.

domenica 18 ottobre 2015

Scrivere

Tutto quello che non riesco a dire, in un modo o nell'altro deve venir fuori. Lo scrivo. È a volte è molto catartico e liberatorio.

Vecchio detto, amara realtà

I parient  so' come ai sctval, cchiù so' sctritt e cchiù fanne mal!

mercoledì 14 ottobre 2015

GIUDITTA DI CRISTINZI: SOLO UNA DONNA

GIUDITTA DI CRISTINZI: SOLO UNA DONNA: Sabato 10 ottobre ho presentato a Venafro il mio ultimo libro SOLO UNA DONNA edito da Aletti. Si tratta di una atipica raccolta di racconti...

SOLO UNA DONNA

Sabato 10 ottobre ho presentato a Venafro il mio ultimo libro SOLO UNA DONNA edito da Aletti.
Si tratta di una atipica raccolta di racconti, poesie, aforismi ed epigrammi.
Mi hanno aiutato i relatori, la Preside Enzina Scarabeo Di Lullo, mia amata e stimatissima professoressa del ginnasio, il critico, poeta ed editore Amerigo Iannacone, il professore e poeta Giuseppe Napolitano e il giovane  e valente filosofo Francesco Giampietri. Il pubblico di amici è stato caloroso e numeroso nonostante la pioggia.
I miei libri
Solo una donna

Benvenuti!

I relatori 
Le mamme



Il chitarrista Matteo Franchitti



Il pubblico 

Il mio breve intervento

Coi i miei tre figli





mercoledì 7 ottobre 2015

SOLO UNA DONNA...

Presentazione
Guazzabuglio di gente e di pensieri

Curiosa del mondo e dell’uomo che lo abita, affacciata alla finestra del mondo di tutti i giorni (peraltro, anche per l’incombente necessità del suo lavoro), non perde tuttavia il contatto con la vita privata: Giuditta Di Cristinzi sa bene come esporsi, come mostrarsi, come manifestarsi, conservando comunque la consapevolezza della sua natura – la propria femminilità vissuta senza conflitti, anzi nel pieno rispetto delle esigenze che la vita reclama (anima e corpo, e – si licet  ethos ed eros). Così scrive per affermare e confermare – ce ne fosse ancora bisogno, considerando la miopia di certa umanità con la quale si convive e con la quale ci si confronta e bisogna fare i conti – che, malgrado donna, o per fortuna, ha voglia di vivere in una sua dimensione, e difenderla, e parteciparla.
La famiglia ha un posto predominante, nella sua produzione poetica, ma è vissuta non senza fastidio per i momenti (vivi nella memoria e nel presente) che minano quella che si vorrebbe una pace protettiva, trasformando invece il familiare cantuccio pascoliano in un “nido dorato di spine” (o un “carcere dorato”, addirittura). Giuditta non ha paura di confessare le sue debolezze, ma nemmeno teme (quando lo sente necessario, per amore di onestà intellettuale) dire le cose come stanno, se non stanno bene – almeno come lei vorrebbe che andassero per andare bene. È capace, se occorre, “di inventare bugie colorate di fiaba”, come fa con i suoi bambini (quando hanno paura), ma sente pure la forza di “stracciare le convenzioni”, se la opprimono troppo (e le fanno paura). Perché ha la forza di una personalità formata con l’impegno della conquista, ed ora non vuole perdere il suo posto nel mondo: poeta e donna, professionista rispettata e mamma adorata, ma comunque se stessa, sempre.
Non capisce la logica del compromesso, non sa che farsene di vuote formule d’occasione, tanto meno quando scrive poesie. “Quanto di tempo ho perso / e di me, per assecondare gli altri?” – non è una domanda retorica e non lo ritiene giusto, nemmeno con i familiari, con le persone che ama, poiché da tutti si aspetta la stessa disponibilità che lei stessa offre agli altri. Anche in poesia, perciò, può affermare di essere libera, di porsi al di là delle mode e delle convenzioni – “nel cielo eterno” della poesia sente di dover “spiccare il volo” e proiettarsi oltre il confine dei giorni comuni.
Sa purtroppo di essere “solo una donna” (ma “sono solo una donna che scrive poesie” – può sembrare un alibi: è una bandiera), sa di essere – e spesso di essere ingiustamente considerata – debole, addirittura inaffidabile, ma reagisce con fermezza e convinzione. Di fronte, a volte, avverte “un muro di gomma”, anche dove non lo si crederebbe, anche in presenza di chi si conosce e si fa sfuggente per un malinteso. Allora bisogna recuperare, ricostruire con pazienza i fili di un rapporto. Mai cedere, mai cadere. Se pure minaccia di ritirarsi “in un guscio / e abitare i miei pensieri”, sa che non lo farà, pronta ancora a sopportare e respingere altri attacchi, a sfidare la vita proprio quando non le dà quel che si aspetta. D’altronde, gli anni passano “volando, come un battito di ciglia”, e perdere tempo (a chi più sa, più spiace) è da sciocchi. Ogni ora va vissuta, e meritata.
Perciò non si butta niente, anche se la vita è una successione di “parentesi” più o meno assaporate, qualche volta di fretta, qualche volta sciupate… ma si va “avanti / seguendo il solco del mio solito cammino” (riconoscendo le proprie orme, ripercorrendo i propri passi, riacquistando sicurezza dagli errori). La vita è quella che si vive, infatti, non quella che ci sarebbe piaciuto e non abbiamo saputo o potuto o voluto… La vita è quello che facciamo. È quello che siamo (“guazzabuglio di gente e di pensieri”, scrive Giuditta). La poesia di Giuditta Di Cristinzi è “un parto” lacerante, “ma si impone” – le si presenta cioè inalienabile, e chiede, impone, di uscire, di essere affidata, parola che urge, alle onde magnetiche sulle quali scorre il pensiero quando si fa messaggio, comunicazione, comunione.
Il poeta sa che non può esimersi dal trasmettere continuamente i segni del codice, fidando nella sua leggibilità – nelle capacità di decodifica che hanno i suoi destinatari –, anche a scapito della chiarezza profonda, perché non sempre colui che si connette ha la chiave per aprire davvero, e si limita a cogliere appena la superficie delle parole che riceve. Peccato: se la poesia è tale, parla di uno e parla a tutti; racconta una vita sola che può valere per altre vite; dice quel che non tutti sanno come dire. Giuditta chiude il suo libro con una serie di “Epigrammi e motti”, e quasi in chiusura mette un “Aforisma” di icastica densità espressiva, una dichiarazione di guerra a chi non sa (o non ricorda più) di essere uomo: “Chi non è sereno, sparge veleno”. Lei, ovviamente, ben conscia della sua natura umana, con i pregi e i difetti che la contraddistinguono, e tuttavia disposta (passio et ratio) a misurarsi a misura d’uomo (col manzoniano juicio!), custodisce il suo equilibrio, sparge miele d’amore sulle ferite del mondo, e dona – nel darsi con parole di poesia – tutta se stessa, a chi sappia accoglierla con fiducia.

Giuseppe Napolitano











GIUDITTA DI CRISTINZI: Libri

GIUDITTA DI CRISTINZI: Libri: Sabato prossimo avrò il piacere di presentare al pubblico il mio quinto libro SOLO UNA DONNA,  una raccolta, un put pourri di poesie, aforis...

sabato 3 ottobre 2015

Libri

Sabato prossimo avrò il piacere di presentare al pubblico il mio quinto libro SOLO UNA DONNA,  una raccolta, un put pourri di poesie, aforismi e racconti scritti in quattro anni, dal 2011 alla pubblicazione. Tutte cose che, belle o brutte che siano,
 mi rappresentano in questo periodo maturo e adulto della mia vita e che non potevano più restare nel cassetto. Sono stratipate...

venerdì 18 settembre 2015

GIUDITTA DI CRISTINZI: IL MIO GIALLO... OLIVE E VELENO

GIUDITTA DI CRISTINZI: IL MIO GIALLO... OLIVE E VELENO: OLIVE E VELENO RACCONTO GIALLO di GIUDITTA DI CRISTINZI Che non sarebbe stata una buona giornata Costa l’aveva capito s...

IL MIO GIALLO... OLIVE E VELENO

OLIVE E VELENO

RACCONTO GIALLO

di


GIUDITTA DI CRISTINZI


Che non sarebbe stata una buona giornata Costa l’aveva capito subito, sin da quando aveva aperto gli scuri della finestra su piazza sant’Erasmo e si era ritrovato avvolto dalla bruma novembrina. Aveva avuto appena il tempo di mettere sul fuoco la macchinetta del caffè e di radersi il viso, quando Ferrara aveva cominciato a bussare all’uscio di casa. Era una cosa che accadeva raramente.
Da quando l’ispettore era stato trasferito a Formia, a dirigere la locale caserma di polizia, erano successe ben poche cose.
- Ferrara, prego, che r’è? Dalla caserma hai sentito l’addore ro cafè?
- Ispettore, buongiorno. Scusate. No, non vi avrei mai disturbato. Ma giù, in caserma, c’è Rosa Lillo. Avete presente? La lavandaia…
            - Embè, che vuole? Quando ho panni da lavare, la mando a chiamare.
- Ma no, ispettò, non è per questo. C’è stata una rissa, in campagna, in località Mergataro. Sapete, quegli ettari belli pianeggianti. In campagna stanno raccogliendo le olive. Ci sono varie squadre di operai, di mezzadri e coloni e anche di giornalieri. Sapete qui come si fa, no? Ognuno raccoglie le sue olive e verso sera si rientra. Le donne le scelgono e puliscono e  poi si portano al frantoio. I signori, invece,  i Formisano,  i Rossi, i  Giornalista,  i Nardoni,  ne hanno grandi quantità.
- Di che,  Ferrara?
- Di ulive, ispettore,  di uliveti. Allora le danno a cogliere a gruppi di operari, di fuori o anche di qua,  povera gente che di olive sue non ne ha. E poi fanno alla parte, come si dice.
- Alla parte? E che significa?
- A metà, ispettore. O a un terzo e due terzi per uno, a seconda degli accordi, delle annate. Tanto al proprietario del terreno e delle olive e tanto a chi le raccoglie.
- E va bene. Allora questa gente chiama la polizia per dividersi le olive? Che vuole questa Rosa  da me?
- Ispettore, il marito è stato colpito con una roncola arrugginita, sa di quelle che si usano per falciare, per potare, per abbattere qualche ramo. È rimasto a terra, ha perso molto sangue.
- E  ora dov’è?
- Dal medico, ispettore, gli hanno stretto un fazzoletto attorno alla gamba, più su della ferita e lo hanno portato subito da Sensini, su una carretta. Ma per andare da Mergataro allo studio del dottore si passa davanti al lavatoio. Le donne hanno visto il movimento e si sono avvicinate. Tra loro c’era anche Rosa, la moglie di Vincenzo Forte, il ferito. E ora è giù.
- Va bene Ferrara, ho capito. Jamm, jà.
Arrivati giù, trovarono la donna, visibilmente agitata, intenta a spiegare a un crocchio di persone l’accaduto.
- Tra Cesare e Vincenzo non è mai corso buon sangue, sentì dire Costa.
- Una volta, dopo una sonora sbornia presa da Carminuccio, sentii Vincenzo che diceva, io questo l’ammazzo
- Signora buongiorno. Prego, entrate dentro con me e spiegatemi tutto da capo. Ferrara, tu invece vai sul  posto e cerca di capire cos’è successo. Fatti spiegare subito l’accaduto dai testimoni, da chi era lì. Prendi appunti. E manda Parisi a controllare lo stato di questo Vincenzo, all’ambulatorio del dottore.
- Ispettore, Raffaele è già andato. Appena avuta la denuncia, lui è uscito per gli accertamenti ed io sono venuto su ad avvertirvi.
 - Va bene, raggiungilo.
- Signora, allora… No, tutti gli altri devono restare fuori. Solo la signora Rosa entra con me.
Le comari del paese e gli uomini che dal caffè  in piazza si erano riuniti fuori dalla caserma per curiosare rimasero delusi. Il gruppetto si sciolse. Le donne, dopo aver chiacchierato ancora un po’, rientrarono in casa, ad attendere alle loro faccende e gli uomini tornarono al bar o seguirono Giovanni Ferrara.
- Allora, signora, spiegatemi. Con calma.
- Ma ispettore c’è poco da spiegare. Mio marito è una brava persona. È tranquillo. Lavora, va a giornate dai Pignatelli, a volte dai Giorgio. Porta a casa quanto basta. Quando smette di lavorare, specie adesso d’inverno, che fa buio presto, si ferma alla cantina di Eustachio,  sapete quella nel vicolo, dietro la chiesa di San Giovanni. Lì giocano a carte o  a morra e bevono un po’ di vino.
- E beve tanto vostro marito?
- Sì, certe volte sì, beve anche tanto. Quando succede così, tarda, allora me lo vado ad riprendere o gli amici lo riaccompagnano a casa.
- Beh, dunque tanto tranquillo vostro marito non è… E succede spesso che si ubriaca? Ogni sera? E quando s’ubriaca piange, si abbatte, si addormenta  o resta allegro e canta? Diventa violento, fa a botte? Dite la verità. Torna a casa, vi picchia, se la prende con voi per qualcosa…
- Comandante, voi lo sapete, per queste cose una regola non c’è. Ma posso assicurare che una brava persona e che non farebbe male a una mosca. E lui che è stato ferito, no?
- E  questo Cesare, questo che lo ha  colpito? Lo conoscete?
- Certo che lo conosco. A Formia ci conosciamo tutti. Mi hanno detto che stamattina al Mergataro c’erano due squadre di operai a raccogliere le olive, una per i Marotta e una per i Pignatelli, su due terreni a confine. Arrivati ad un certo punto è scoppiata una lite tra gli uomini, su chi dovesse raccogliere le olive del filare di mezzo,  a confine, vicino al pozzo.
- E non c’è un termine, che so, un segno? Mica è il primo anno che si raccoglie?
- Certo che no, ma quei terreni, voi non lo sapete, prima appartenevano tutti ad un certo Enrico, Enrico Di Fazio. Voi non l’avete conosciuto. È morto cinque, sei anni fa. Questo era ricco e non si era mai sposato, non aveva figli. Qualche tempo prima di morire, Lisa Biondi se lo ritirò in casa. Sapete, qualcuno diceva che ne era sempre stata l’amante. Comunque, se lo prese dentro casa, il marito zitto, per interesse. Ma loro dissero per affetto, per carità, per assisterlo. In effetti lo spogliarono di tutto. Dopo un paio di anni, il povero don Enrico, che era un signore, andava anche lui in campagna, coi calzoni stracciati e lavorava la terra.

            - E  allora?
...

PER CHI VOLESSE CONOSCERE LA FINE SUGGERISCO L'ACQUISTO DEL LIBRO FORMIA IN GIALLO PRESSO LA LIBRERIA LA MARGHERITA DI FORMIA VIA RUBINO

domenica 6 settembre 2015

Aforisma

Una casa senza libri è come una stanza senza finestre.  Marco Tullio Cicerone

Premi

Il 29 agosto nell' ambito delle attivitàdella notte bianca a Cassino , ho partecipato ad un concorso si poesia e sono arrivata terza con i componi menti SPOSA e FUOCO presso il Deus Day Opera.  Ho dedicato il premio a mia madre che ha volio accompagnarmi. 

venerdì 7 agosto 2015

Scrivendo scrivendo

Il 10 Luglio c' è stata la premiazione di GIALLO FORMIA II EDIZIONE.  Sono stata nella rosa dei sei finalisti con il racconto OLIVE E VELENO,  incluso nella bella antologia.





mercoledì 29 aprile 2015

venerdì 6 febbraio 2015

CIASCUNO VEDE CIO' CHE SI PORTA NEL CUORE
                                                                                              J.W. GOETHE

venerdì 30 gennaio 2015

Cari scrittori, grazie
E vi assicuro che è stato difficile scegliere
Non c’è stato un solo racconto che non mi sia piaciuto
Tutti hanno rappresentano un piccolo angolo di fantasia
Oppure un squarcio di realtà vista con i vostri occhi

Pian piano ho scandito le vostre parole
Avrei voluto premiare tutti per avermi arricchita
Restano tre vincitori, e tutti i vostri lavori
Ognuno può sentirsi fiero e orgoglioso del proprio
Le vostre descrizioni riflettono la vita
E, come per ogni riga di questo scritto, in CENTO PAROLE

                                                           PREMIAZIONI:
Premio Scintille in 100 parole I edizione 2014
Vincitore della sezione “Notte”
Mario Pizzoli
con il testo “Skoura
Per la descrizione suggestiva in una dimensione fantascientifica e originale, per comunicare con maestria sensazioni ed immagini ad alto tasso emotivo in un sensuale concentrato di cento parole.
Maggie van der Toorn                                                         Rimini, 30 Gennaio 2015
Premio Scintille in 100 parole I edizione 2014
Vincitrice della sezione “Strillo”
                                             Giuditta di Cristinzi                                            
con il testo “SSSTRILLO
Per la capacità narrativa poetica nel creare un evento fantasioso con sfumature e brevi tratti di realtà, abile nel suscitare interesse, simpatia e creare conoscenza ed empatia in cento parole.
Maggie van der Toorn                                                        Rimini, 30 Gennaio 2015
Premio Scintille in 100 parole I edizione 2014
Vincitore della sezione “Interno”
Manlio Scarpellini
con il testo “Storia
Per la narrazione diretta con la capacità evocativa di un mondo con un intreccio umano/animale, denso di semplice vita vera, per una scrittura briosa e un finale creativo tenuti insieme da cento parole.
Maggie Van der Toorn                                                              Rimini, 30 Gennaio 2015
Per leggere i tre racconti premiati visitare la sottopagina con i nomi e titoli.

Complimenti ai vincitori !!!!!
Oltre alla pubblicazione sul blog i tre premiati potranno scegliere un libro dalla collana di Giulio Perrone Editore:

L'anno della solitudine s'incunea tra la folla dietro condoglianze  di maniera lame acuminate di critica e dissenso taciuti per buon...