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domenica 10 dicembre 2023

Lettera di Basedow

 




Ciao Hashimoto,

sono tuo cugino Basedow, anch’io sono un morbo brutto e insidioso e all’inizio tendo a nascondermi. Non voglio farmi trovare; curare non se ne parla proprio.

Sono una malattia autoimmune invisibile che attacca la tiroide, come te, ma io causo ipertiroidismo. 

Quando prendo posto nell’esistenza di qualcuno mi attacco e non lo lascio per tutta la vita; mi affeziono, diciamo così.

Gli altri non mi vedono ma la mia vittima mi sente e sta male senza sapere esattamente perché. 

Posso causare appetito e inquietudine, dimagrimento forte e mal di testa, ptosi palpebrale e amenorrea, tachicardia e insonnia o edema e gonfiori, gozzo, crisi tireotossiche e osteoporosi.

Posso attaccare anche in altri modi, più originali, come te, Hashi caro, causando dolori o sbalzi di umore, confusione e stanchezza, picchi di energia o senso svuotamento.

Rubo il sonno, anch’io; gonfio o assottiglio, attacco il fegato in epatomegalia, cioè lo faccio diventare più grande, spingo gli occhi in fuori, rendendo brutti con l’esoftalmo e faccio cambiare i capelli: li arriccio o li faccio cadere; a volte me la prendo con le unghie e posso far sentire ansiosi, preoccupati, depressi o volubili. Secco la pelle e creo brutte sorprese.

A volte la mia vittima organizza qualcosa di importante, come un esame all’università, il matrimonio, un viaggio. Ebbene, a volte lo concedo, a volte no. 

Come faccio? Abbasso all’inverosimile i livelli dell’ormone tireotropo, il TSH per noi intimi, alzo quello di T3, T4, FT3 ed FT4, tutte sigle strane che stanno per ormoni della tiroide e scateno una bella, forte e inattesa crisi tireotossica con tanto di astenia, fenomeni confusionali e altre conseguenze sul cuore o sullo scheletro e la solidità delle povere ossa, che da quel momento in poi non saranno più le stesse, ma più fragili e porose.

Perché faccio tutto questo? Non lo so di preciso, è la mia vita, il mio lavoro. Magari a causa di un virus o di tanto stress, di un dispiacere, di inquinamento o radiazioni o perché l’oggetto del mio desiderio rientra nel cosiddetto protocollo tiroideo.  

In questo caso la vittima ignara, spesso una giovin donzella, è stata caricata in famiglia di aspettative e responsabilità, è stata convinta di doversi occupare della povera mamma, di dover fare tutto da sola, di dover essere tanto brava in tutto, povera ignara e sciocca perfettina.

Io, di fronte a tanta fragilità, non posso farne a meno, attacco. E quando avrò cominciato ad agire in modo concreto, a causare un bel po’ di danni e fastidi, sarà già tardi. 

La vittima dirà a casa, laddove non se ne fossero ancora accorti, che sta male e che vuole andare dal medico. Illusa. Altro che medico, ce ne vorrà un esercito.

Comincerà a raccontare i sintomi a questo e quello, sarà visitata e sottoposta a tanti esami: esami del sangue in tutti i centri diagnostici più vicini, ecografie, scintigrafie, aghi aspirati e TAC e RMN e RX, visite oculistiche, visite ginecologiche e cardiologiche, finché qualcuno finalmente dirà “ma è la tiroide!”

Sì, la tiroide ma non solo, lei è solo il primo bersaglio.

E inizieranno le cure con i tireostatici, sempre più forti, finché comparirà edema e gozzo e chili in più e compressione della trachea e altri, nuovi, fantasiosi disturbi.

Ma appena si smetteranno le cure, per evitare effetti collaterali o riscontrare guarigione la tiroide, sempre lei, reattiva e resiliente più che mai, ricomincerà galoppare.

Allora via, cambio di medico e di medicine. Altro giro altra corsa.

Intanto stanchezza, sfiducia e malessere accompagnano la vittima, quotidianamente, anche quando parenti e amici cominciano a essere stanchi dei suoi lamenti e di dover accompagnare il prigioniero di qua e di là.

Gli studiosi, i medici, i professori, gli endocrinologi ci studiano, trattano, curano in tanti modi, con i farmaci, il radioiodio, la chirurgia.

Riusciranno a sconfiggerci del tutto? In quanto tempo? Quanto impiegheranno per capire che si tratta di noi prima di debellarci? Ci stanno assediando.

Dobbiamo organizzarci meglio e affilare le armi, ci stai cugino Hashimoto? Io sì.

E ora ti saluto con piglio pervasivo, ho ancora molto da fare.

                                                 A presto

Morbo di Basedow

 


Mi sono ammalata di morbo di Basedow nel 1984. Avevo 17 anni. È stato complesso diagnosticarlo e curarlo finché non mi sono rivolta al dottor Aldo Pinchera, professore di Endocrinologia dell'Università di Pisa, e ai suoi collaboratori, tra tutti la dottoressa Paola Fierabracci, che ha continuato a seguirmi, a distanza, anche gratuitamente. Ho risolto con un intervento di tiroidectomia, nel 1993. Prendo quotidianamente l'Eutirox.
Nonostante tutte le difficoltà, ho avuto tre figli.
Ho letto la lettera di Hashimoto e ho voluto idealmente rispondere. 

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