Domenica scorsa, in auto, sono stata a Napoli con amici. Avevamo prenotato un tavolo per otto alla Trattoria del Monacone, un locale molto tipico, decorato con ceramiche antiche, dove abbiamo mangiato il cuoppo di alici e altri fritti, la pasta e patate con provola, bella quagliata e riposata, il baccalà e la caprese. Dopo aver passeggiato un po' lungo le vie del quartiere popolare della Sanità, ancora decorato per la vittoria dello scudetto, e aver assaggiato (solo i golosi) le nuvolette di Poppella, ci siamo spostati sul Vomero, quartiere agli antipodi: alto, lussuoso, ben frequentato.
Dopo un giro per le strade piene di luci, di persone, negozi e decorazioni siamo andati al teatro Diana dove abbiamo visto Natale in casa Cupiello, il famoso dramma di Edoardo de Filippo, rivisto e interpretato da Salemme. Bello. Cosa vorrà dire, mi sono chiesta. Un dramma familiare. Battibecchi, liti, affetto, piccole avversità, imbrogli, tutto in poche stanze, tutto in famiglia, da sempre teatro di dinamiche varie, di amore e contrasto.
Ma la serata non è finita così.
I maschietti, due in particolare, dovevano vedere la partita, Napoli Inter, e ognuno tifava una squadra diversa. Altro piccolo dramma dunque, davanti a magre insalate e ricche pizze, scelte rispettivamente da magri e... diversamente magri. Ma, niente da fare, quando la bestiaccia va incazzare la bestiola, il Napoli non passa!
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Grande Napoli, campione d'Italia |
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Forse set di Mina Settembre |
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Grafiti e colori |
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Peppino e Totò alla Sanità |
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A tavola con gusto: mare e terra |
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