Normalmente sono le donne a subire violenza, più frequentemente, violenza fisica e psicologica. Perché?
Me lo sono chiesto in questi giorni di commemorazioni, di cronache feroci, di giornate dedicate.
Talvolta la violenza di genere arriva ad uccidere, creando un male irreparabile, tal altra ferisce, indebolisce, esaspera tenendo in vita.
Accade per un intrecciarsi di motivi culturali e biologici. Ed è dato di fatto. Il contrario non accade, se non di rado.
Eppure le donne sentono sin da subito che qualcosa non va, ma non riescono a sottrarsi. Quando cadono in rapporti malati, tossici, apparentemente entusiasmanti e risolutivi di un'intera esistenza, percepiscono fastidio, disappunto, pericolo. Hanno dubbi. Tuttavia restano avvinte perché si creano dinamiche perverse di 'bastone e carota', anzi di carota e bastone. Corteggiamenti, dolcezze, regali, complimenti, gentilezze, brividi, promesse che illudono, parole che fanno sentire speciali. Sono fittizie, forse inconsapevolmente.
Son cose che attecchiscono su donne fragili, provate, indecise, dipendenti affettive.
La dipendenza affettiva è generata da traumi familiari, da rapporti contorti, dalla morte di uno dei genitori in età tenera, da genitori assenti o disattenti o discontinui, o ancora da genitori molto presenti ma richiedenti, da una mamma o un papà che amano a condizione di... essere una brava bambina, di andar bene a scuola, di divenire questo o quello. Quando una donna così psicologicamente compromessa incontra un uomo apparentemente sicuro e risolto, brillante e simpatico, si innamora. Quell'uomo promette, anche senza parlare, di colmare tutte le sue lacune e di renderla felice.
Ma lui in fondo è altrettanto insicuro, ha una pessima immagine interiore di sé e ha scelto la persona più vulnerabile e adatta a scaldare le sue incertezze. Dopo la prima fase, quella corteggiamenti, dell'innamoramento, vorrà dominarla, la sminuirà, cercherà di costringerla a fare cose non volute, sarà geloso, farà proibizioni, le imporrà i suoi comportamenti, la trascurerà, la lascerà sola incurante di tutta la sofferenza che potrà causare perché un uomo così fondamentalmente non è empatico, non riesce ad immedesimarsi nello stato d'animo altrui.
Quando la vittima comprenderà, proverà ancora più dolore, tenterà di staccarsi ma incontrerà enormi difficoltà. Ci saranno altri e bassi. Lui proverà a trattenerla fino alle estreme conseguenze. Nel caso apparentemente meno grave, della violenza psicologica, i confini sono molto meno netti e la presa di coscienza più difficile. Anche perché momenti di svalutazione e aggressione verbale si alterneranno a fasi di riavvicinamento e cura. La donna dipendente affettivamente è la vittima perfetta, perché le fasi positive agiranno come una droga, come una dose che crea felicità e appagamento.
Difficile prendere coscienza, ancor più decidere di chiudere, allontanarsi e farcela.
Talvolta però è lui che chiude, non solo con un gesto drammatico, ma con l'abbandono. Accade quando il maschio, probabilmente affetto da narcisismo psicologico, sentendosi scoperto, dopo tanti confronti e dolorose liti, preferisce andar via. Lei infatti non gli rifornisce più la linfa vitale, emotiva; inoltre, è stato smascherato e non ci sta ad essere visto da nessuno per quello che è. Quello che è ma che lui in realtà non vede. Lei fungerebbe da specchio. Visione insopportabile. Troppo pesante da accettare. Ha costruito la sua vita e la sua personalità sulla menzogna di essere forte, capace, brillante.
Questa mia è solo una riflessione,una ricerca di spiegazioni, è il frutto delle mie letture, della mia curiosità.
È certo però che se si sente di essere in difficoltà bisogna chiedere aiuto, non solo a familiari e amici, che renderanno a minimizzare, ma a specialisti che possono aiutare a oggettivare i dubbi e a fornire strumenti adeguati per fuggire via e dare una svolta alla propria vita.
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