Giornata casalinga di riflessioni e scrittura e molto altro.
E' iniziata presto, perché alla mi età non si dorme più come prima, più come si vorrebbe.
Sono scesa giù in cucina e mi sono preparata la solta parca colazione, nessuna concessione alla domenica e alle calorie di troppo. Poi sono tornata nella tana e ho letto e scritto, ho guardato la tv e ho tracciato il canovaccio per il prossimo romanzo, Non solo botte. Un libro sul tema dei rapporti tossici, della violenza insolente sulle donne, sulla dipendenza affettiva e sugli uomini che attirano le donne fragili.
Riuscirò a scriverlo, a terminarlo? Non lo so, scrivere è difficile ed è innanzi tutto una fatica, materiale e psicologica, un travaglio e un parto. Non è così scontato.
Poi sono scesa di nuovo per pranzo. In realtà se n'è occupato Claudio, per fortuna, dalla spesa alla preparazione di un bel piatto di pappardelle ai funghi porcini.
Siamo soli, noi due. I ragazzi sono via.
In questi giorni il pensiero è andato all'inizio della nostra storia, nient'affatto lineare, non come sembra.
Il 4 dicembre di trenta anni fa partimmo per un viaggio a Londra e lì iniziò tutto. Avvistamento, valutazione, avvicinamento, corteggiamento, fidanzamento e via. Innamoramento, passione, alti e bassi, il concorso, il matrimonio, la casa, i tre figli, le nostre famiglie, così diverse, le litigate, le riappacificazioni, i viaggi, gli acquisti, i figli impegnativi e sempre più grandi, i problemi di salute, i lutti, il lavoro che poteva essere insieme e insieme non è stato. Tutto il mondo che gira attorno e noi, nostro malgrado, malfermi, ma al centro, asse inclinato di un'esistenza che gira e che è andata avanti ben oltre la metà del cammino.
Dopo il pranzo, Domenica in, un programma che mi distende. E poi un funerale, triste, prematuro. Uno di noi, uno che poteva essere noi.
Una comunità che si stringe in lacrime sotto le ciminiere, ancora una volta...
Son tornata e con la compagnia di cane e gatto ho finito una borsa all'uncinetto per un'amica cara, una che se la merita, una persona disponibile, presente, rara.
Poi ho ascoltato su YouTube un video intero e lungo di Massimo Borgioni, uno psicoterapeuta che la sa lunga. Bravissimo.
Un intervento magnifico, illuminante, magistrale. Eco e Narciso, un mito utile per il libro che mi accingo a scrivere.
E poi ho visto Il diario di Bridget Jones, un film cult sullo stesso tema, un narcisista patologico e una dipendente affettiva.
Per scrivere bisogna documentarsi. Anche per vivere, per comprendere, per fare autoterapia.
E poi la cena, un bicchiere di vino rosso, il cane, il gatto,
diversamente e parimenti affettuosi, la televisione, una sigaretta, il mio blog, la mia scrittura. Sempre.
Perché Eco si perde quando svende il suo talento e lo abbandona. Io non voglio farlo, per quanto possa apparire tardi, in primis a me, voglio coltivare la mia vocazione, nutrire il mio talento, riscattarmi, aver fiducia, essere forte, avere la mia narrazione, la mia voce, che non sia solo un'eco.
Tra Eco e Narciso
chi è più dipendente, chi più Narciso? Se fosse esattamente il contrario? Vedremo...
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