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Un pranzo in suo onore, per l'onomastico, a Cascina Le Noci |
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Mamma a Scauri |
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Scauri La Luccioletta |
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Con la sua amica del cuore ROSA DI NOTO D'AMICO |
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Di recente, mamma ed io insieme al Laghetto |
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Chissà dove a bere un caffè con me |
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Dopo la messa in memoria di babbo |
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Tra le braccia di Pietro |
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Una distinta e bella signora |
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Con Iva cara, il suo medico, la sua compagna di vita per 50 anni e oltre |
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HOTEL DORA Pranzo per i suoi 90 anni |
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con gli amati nipoti |
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A casa mia, al battesimo di Claudio Maria |
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a Rocca da Iva |
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All'Hotel Dora per un suo onomastico |
Faccio finta che tutto sia normale, esco, entro, parlo, scrivo, mi sono trattenuta a lungo a Scauri, al mare, lontana...
Ma in realtà nulla è normale e io sto facendo, in questi ultimi 100 giorni tristi, soprattutto una cosa: elaborare il lutto di mia madre, della mia mamma adorata.
Penso, ripenso, sogno, guardo foto, vado al cimitero, metto in ordine nella sua casa, vado lì a pulire, a
innaffiare le piante, a svuotare un cassetto, a riordinare l'anta di un armadio, a sbrinare il frigo, vado a pensarla.
Mi siedo sulla sua poltrona, mi stendo sul suo letto di morte, piango, urlo il suo nome invano ma mamma non risponde, mamma non c'è più, è inutile, non ci sarà mai più, l'ho perduta per sempre.
Mamma adorata, santa, sapiente, prodiga, paziente, mamma con le mani d'oro, mamma che mi adorava e viveva solo per me, figlia unica vezzeggiata e viziata, mamma cara, silenziosa, prudente, altruista, buona, opportuna, mamma che sapeva fare tutto, che mi ha insegnato tutto quello che so.
Mi sento orfana come una bambina di tre anni invece ho goduto di lei per 56 anni, del suo saper fare, dei suoi regali immensi, piccoli o milionari, dei suoi consigli, del suo aiuto incessante, del buon esempio, dei suoi soldi.
Mamma mia, come vorrei tenerti qui, ora, accanto a me, allo studio, mentre scrivo, e tu non volevi; vorrei prenderti la mano stanca e fare l'amore con gli occhi. Ti amo tanto mamma mia, è straziante non averti più accanto in carne e ossa, pelle e ossa. Ti eri consumata, non eri più autonoma, le badanti non le volevi, volevi solo me e io invece saltellavo di qua e di là. Ne provo il rimorso.
Ti hanno trattata male, mamma mia bella? Dimmelo...
Mi chiamavi, volevi me. Venivo ogni giorno, più volte al giorno ma erano visite troppo fugaci per farti resistere alla vecchiaia. Avrei dovuto tenerti a casa con me, portarti in giro, stare più tempo con te a chiacchierare, ma tu eri così chiusa, sempre arrabbiata. Mi guardavi con aria di rimprovero, di critica, di disapprovazione. Oh, mamma ci siamo amate così tanto, anni e anni di simbiosi. Ho dovuto staccarmi e ora mi pento. Eravamo diverse. Tu antica, severa, parca; io divisa e figlia del mio tempo come di te.
Ti vorrei ancora e ancora. E tu non puoi tornare. Chissà se ci rivedremo quando verrò io ma io non credo, non credo in nulla.
Posso solo dire che ti amo, che mi manchi, che a volte mi sento perduta, sola, defraudata, bisognosa. Non ho più nessuno alle mie spalle, nessuno che mi ami come te, nonostante la mia bella e numerosa famiglia.
Mamma mia, è dura. parole e lacrime non esprimono il vuoto, il disorientamento, il rimpianto, la mancanza, il rimorso, l'amore.
Solo una cosa mi fa un po' di luce, benché tu sia andata via con dolore, consunta, stanca, vecchia, che sei andata via tra le mie braccia. Io ho raccolto il tuo respiro, io ho avuto il tuo ultimo sguardo perso nel vuoto, con Iva accanto e Umberto vicino.
Riposa in pace e nella luce che meriti, mia adorata