II
Aversa, 25 settembre 1958
Oggi avrebbe
potuto essere la giornata più bella della
mia vita.
Quando stamattina mamma mi ha chiamato
dicendo che c’era una lettera
dal provveditorato, sono balzata in piedi e sono volata giù dalle scale.
– Gaetanì, c’è una raccomandata per te, è ’na busta
gialla.
– Mo vengo, ma’. E che sarà?!
Ho
afferrato e strappato la busta.
Ho letto avidamente e non potevo
credere ai miei occhi. Era un
incarico all’insegnamento nella scuola elementare di Lauria, vicino Potenza, un
incarico annuale. Certo, una sede molto lontana e scomoda.
Ho pensato
subito che papà si sarebbe opposto, ma mamma è stata subito dalla mia parte.
Credo che proietti su di me le sue vecchie aspirazioni; lei, una donna così
intelligente, finita in questa campagna desolata con una persona coi paraocchi
come papà, con i suoceri in casa e poi con zia Gaetana, che, per carità, ci
adora e vive per noi, ma a volte è davvero pesante.
Quando papà è rientrato
per pranzo, mamma gli ha detto subito:
– Vincè, vedi che Gaetanina
ha una bella cosa da farti vedere.
Io gli ho mostrato la lettera e lui mi ha guardato
dritto negli occhi.

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