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sabato 30 marzo 2013

L'UOMO E LA FELICITA'

L'uomo e la vocazione alla felicità. L'uomo ha una sola chiamata, un solo desiderio, un solo dovere, una sola unica speranza: la propria felicità. In virtù di ciò pensa e opera, soffre o gioisce. Ed in tal senso tutto è reale, naturale, razionale. L'essere umano avrebbe potuto vivere una sorta di storia selvaggia, come una fiera qualsiasi, che si muove nella giungla della vita, che caccia i più deboli per sfamarsi, che asseconda ogni istinto, che crea il proprio habitat, che conquista territori sempre più estesi, che fa sue le donne più belle e più adatte alla procreazione e all'allevamento dei figli, ... Già, ma questo mi pare che l'ha già detto e scritto qualcunaltro. E in realtà sarebbe potuta andare esattamente così la faccenda, se non fosse dotato anche di sentimenti, di intelligenza superiore, di coscienza, di capacità di immedesimazione nell'altro e se non avesse, ogni volta, dovuto combattere battaglie con altri uomini, a volte più forti, a volte più deboli, intenti a fare esattamente le stesse cose: trovare la donna più bella, più adatta alla procreazione e all'allevamento della prole, procacciarsi le miglior cose per vivere, per soddisfare i propri desideri, le esigenze fisiche e immediate, come il cibo, la casa, il caldo o il freddo, il sesso, e poi quelle meno fisiche e più mediate come la compagnia, la socialità e il resto. Ma non è andata così, per un motivo fondamentale, che a mio parere, un parere di nichilismo etico, è questo: il doversi confrontare continuamente con l'altro, col rischio continuo di soccombere, di vincere o di morire. Allora ecco le regole, il compromesso, la rinuncia per la rinuncia altrui, il rispetto delle norme in cambio della sicurezza della propria posizione. Una grande quantità di regole sostanzialmente uguali, anche se, apparentemente, diverse per nome e origine. Morali, etiche, sociali, religiose, giuridiche. La solfa è sempre quella: non posso fare agli altri quello che non vorrei fosse fatto a me. Ma questo è tutto un altro discorso che apre la strada ad un'altra teoria correlata, quella della reciprocità prospettica e retrospettiva, teoria elaborata ai tempi dell'università che ebbi il piacere e l'ardire, rispondendo al mio solito impulso di scrivere lettere, di far conoscere al professore emerito di Filosofia del Diritto, Sergio Cotta. Ma, ripeto, è un'altra storia... Bene, tornando a bomba, la felicità. Unica meta, unico scopo, spesso avvolto nella nebbia del dubbio, delle indecisioni, delle difficoltà esistenziali, dei difficili rapporti interpersonali, meta da inseguire lungo la strada stretta tracciata dalle regole, dalle esigenze altrui, dai limiti materiali. Ma tanto vale togliere il velo, gettare la maschera ed essere più chiari, almeno con se stessi. Via tutti sempre e solo ALLA RICERCA DELLA FELICITA'!

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