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venerdì 29 gennaio 2016

Racconti.

NON SALIRE SU QUEL TRENO
di
Giuditta Di Cristinzi


            Si ritrovarono tutti sul sagrato, con i chicchi di riso tra i capelli, per fare la foto di gruppo. L'atmosfera era solare e  briosa. Rosita era splendida nel  vestito di pizzo bianco, con il  sorriso leggermente tirato che traduceva tutta la sua felicità e le sue aspettative. Tutti volevano baciare la sposa e farle gli auguri.
Dopo la cerimonia e le foto di rito, gli invitati si ritrovarono nella villa sul mare che gli sposi avevano scelto per festeggiare il giorno memorabile. Eligio, durante l'aperitivo, ebbe modo di incontrare i vecchi  colleghi di corso e di fare conoscenza con altri amici di Rosita, che aveva conosciuto in parte  dai racconti dell'amica.
Anche Maristella alla fine era riuscita a liberarsi e a venire dall’Inghilterra, dove faceva la ricercatrice all’Università di Manchester. L’aveva sentita  due mesi prima, appena ricevuto l’inatteso invito. Non potevano certo mancare alle nozze. Avevano condiviso tante ore di studio e di esercitazioni e gli ultimi momenti da studenti, prima dell'inizio della vita adulta. Ed ora si erano ritrovati per festeggiare l’amica, la prima del gruppo che si sposava. L’avevano attesa, seduti vicini nel banco, condividendo l’emozione, come al tempo degli esami.

Sulle note della marcia nuziale, Rosi  era entrata in chiesa, al braccio del padre. Il suo Andrea l'aspettava teso, ma sorridente sull'altare. La chiesetta era adornata con una miriade di fiorellini bianchi. L’addobbo doveva essere costato una cifra, pensò Eligio,  ma del resto i matrimoni sono così. Una grande parata folcloristica che sta alle persone come le feste patronali stanno ai paesi.
Eligio ed Isa avevano fatto un po' tardi e non avevano avuto il tempo di salutare tutti gli altri. Lui conosceva già qualcuno, i familiari della sposa e gli amici di corso, ma  gli altri invitati per lo più erano sconosciuti.
La cerimonia fu semplice e per fortuna non troppo lunga.
Mentre Maristella e Isa familiarizzavano, lui pensò che doveva organizzarsi meglio. Chissà dove era finito l’invito a nozze. Se Rosita non l’avesse chiamato a telefono per la conferma, avrebbe dimenticato di andare e poi se ne sarebbe dispiaciuto moltissimo. Ricordava perfettamente la mattina della telefonata.

Il cicalino della comunicazione interna aveva gracchiato.
- Eligio, al telefono, è per te.
- Chi è?
- Una certa Rosita. Dovrebbe essere quella tua vecchia amica, del master, quella che si sposa a maggio, capito?
- Ah sì, passamela. Dovevo chiamarla, l'ho dimenticato.
- Pronto?

- Pronto, Elli? Sono Rosita. Che fai? Sempre a lavorare e a far soldi tu, eh?
.....

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