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venerdì 19 gennaio 2024

Delusioni

 Giuda e i trenta denari, solo l'inizio di una lunga storia che significa attaccamento, miseria, opportunismo. Morelli (Raffaele, noto psichiatra) dice che nessuno è buono, tutti siamo interessati, agiamo per noi stessi, tutti abbiamo il lato ombra e dobbiamo accettarlo, integrarlo, conviverci. 

A volte questo lato ombra sembra inghiottire anche la nostra parte luminosa. 

Mi è capitato ieri di scoprirlo, a mie spese, riguardo a una persona che credevo vicina. Una persona che ho amato e stimato con tutta me stessa, che ho preso a modello e bramato, che veneravo, che avevo messo su un piedistallo, per senso umano, saggezza, insegnamenti, bellezza, intelligenza, professione. Che avevo mitizzato e sopravvalutato. 

Una persona che, probabilmente influenzata da altri, si era man mano allontanata. Distante, lontana, diversa, formale. 

Dovevo capirlo prima, invece ho rinviato, non ho voluto capire e accettare; ci ho continuato a battere con la testa, facendomi male, rinnovando ogni volta lo stesso dolore. Non volevo, potevo capacitarmi. Il mio eroe da bambina e ragazza e giovane e poi donna. 

Una persona che mi ha sempre giudicato, soppesato, valutato, non amato anche se i ruoli lo avrebbero richiesto. 

Manichea, rigida, moralista, intransigente, contraddittoria. Disinteressata con molti, buona, altruista con alcuni, implacabile con altri, ad esempio con me. 

Quello che più mi ha ferito è stato però l'atteggiamento e le parole spese nei confronti di mamma, da poco scomparsa. 

Devo premettere, in maniera sicuramente imparziale e miope, ma supportata da numerose testimonianze estranee in tal senso, credo di gran parte della cittadinanza, che mamma era una persona soprattutto buona. 

Ubbidiente all'inverosimile con i genitori, abnegato col fratello e la cognata, volenterosa, operosa, con le mani d'oro, capace, zelante, instancabile, onesta, intelligente, insicura, a volte permalosa, spesso triste e severa, parsimoniosa, ma non di sè, maestra di scuola per 40 anni senza sconti. 

Mamma, illibata, si è sposata a 38 anni con babbo che era rimasto vedovo tre anni prima e aveva tre figli. Dopo nove mesi sono nata io. Dopo qualche tempo è rimasta incinta di nuovo ma ha perso il bambino e dopo di quello non ne ha avuti più. Babbo non ha voluto. Per lui sarebbe stato il quinto. 

Mamma non è stata la mamma dei miei fratelli, ma credo sia stata un'ottima "matrigna",  non come quella delle favole. Ha accolto e ha lavorato per tutti in casa, senza aiuto domestico, per ore ogni giorno. Eravamo una famiglia numerosa. Ha cucinato, spazzato, lavato i panni a mano, stirato, aiutato, ha tenuto l'orto, allevato i polli, è andata in campagna, ha collaborato per la vendemmia. 

Non ha partecipato economicamente alle spese di casa perchè tra lei e babbo c'era stato un patto ad hoc, assunto prima del matrimonio, attesa la situazione non paritaria riguardo hai figli. Ma credo abbia compensato ampiamente...

forse segue

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