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mercoledì 17 maggio 2017

GUAZZABUGLIO DI GENTE E PENSIERI RECENSIONE DEL PROF. GIUSEPPE NAPOLITANO A "SOLO UNA DONNA"

Guazzabuglio di gente e di pensieri

Curiosa del mondo e dell’uomo che lo abita, affacciata alla finestra del mondo di tutti i giorni (peraltro, anche per l’incombente necessità del suo lavoro), non perde tuttavia il contatto con la vita privata: Giuditta Di Cristinzi sa bene come esporsi, come mostrarsi, come manifestarsi, conservando comunque la consapevolezza della sua natura – la propria femminilità vissuta senza conflitti, anzi nel pieno rispetto delle esigenze che la vita reclama (anima e corpo, e – si licet  ethos ed eros). Così scrive per affermare e confermare – ce ne fosse ancora bisogno, considerando la miopia di certa umanità con la quale si convive e con la quale ci si confronta e bisogna fare i conti – che, malgrado donna, o per fortuna, ha voglia di vivere in una sua dimensione, e difenderla, e parteciparla.
La famiglia ha un posto predominante, nella sua produzione poetica, ma è vissuta non senza fastidio per i momenti (vivi nella memoria e nel presente) che minano quella che si vorrebbe una pace protettiva, trasformando invece il familiare cantuccio pascoliano in un “nido dorato di spine” (o un “carcere dorato”, addirittura). Giuditta non ha paura di confessare le sue debolezze, ma nemmeno teme (quando lo sente necessario, per amore di onestà intellettuale) dire le cose come stanno se non stanno bene – almeno come lei vorrebbe che andassero per andare bene. È capace, se occorre, “di inventare bugie colorate di fiaba”, come fa con i suoi bambini (quando hanno paura), ma sente pure la forza di “stracciare le convenzioni”, se la opprimono troppo (e le fanno paura). Perché ha la forza di una personalità formata con l’impegno della conquista, ed ora non vuole perdere il suo posto nel mondo: poeta e donna, professionista rispettata e mamma adorata, ma comunque se stessa, sempre.
Non capisce la logica del compromesso, non sa che farsene di vuote formule d’occasione, tanto meno quando scrive poesie. “Quanto di tempo ho perso / e di me, per assecondare gli altri?” – non è una domanda retorica e non lo ritiene giusto, nemmeno con i familiari, con le persone che ama, poiché da tutti si aspetta la stessa disponibilità che lei stessa offre agli altri. Anche in poesia, perciò, può affermare di essere libera, di porsi al di là delle mode e delle convenzioni – “nel cielo eterno” della poesia sente di dover “spiccare il volo” e proiettarsi oltre il confine dei giorni comuni.
Sa purtroppo di essere “solo una donna” (ma “sono solo una donna che scrive poesie” – può sembrare un alibi: è una bandiera), sa di essere – e spesso di essere ingiustamente considerata – debole, addirittura inaffidabile, ma reagisce con fermezza e convinzione. Di fronte, a volte, avverte “un muro di gomma”, anche dove non lo si crederebbe, anche in presenza di chi si conosce e si fa sfuggente per un malinteso. Allora bisogna recuperare, ricostruire con pazienza i fili di un rapporto. Mai cedere, mai cadere. Se pure minaccia di ritirarsi “in un guscio / e abitare i miei pensieri”, sa che non lo farà, pronta ancora a sopportare e respingere altri attacchi, a sfidare la vita proprio quando non le dà quel che si aspetta. D’altronde, gli anni passano “volando, come un battito di ciglia”, e perdere tempo (a chi più sa, più spiace) è da sciocchi. Ogni ora va vissuta, e meritata.
Perciò non si butta niente, anche se la vita è una successione di “parentesi” più o meno assaporate, qualche volta di fretta, qualche volta sciupate… ma si va “avanti / seguendo il solco del mio solito cammino” (riconoscendo le proprie orme, ripercorrendo i propri passi, riacquistando sicurezza dagli errori). La vita è quella che si vive, infatti, non quella che ci sarebbe piaciuto e non abbiamo saputo o potuto o voluto… La vita è quello che facciamo. È quello che siamo (“guazzabuglio di gente e di pensieri”, scrive Giuditta). La poesia di Giuditta Di Cristinzi è “un parto” lacerante, “ma si impone” – le si presenta cioè inalienabile, e chiede, impone, di uscire, di essere affidata, parola che urge, alle onde magnetiche sulle quali scorre il pensiero quando si fa messaggio, comunicazione, comunione.
Il poeta sa che non può esimersi dal trasmettere continuamente i segni del codice, fidando nella sua leggibilità – nelle capacità di decodifica che hanno i suoi destinatari –, anche a scapito della chiarezza profonda, perché non sempre colui che si connette ha la chiave per aprire davvero, e si limita a cogliere appena la superficie delle parole che riceve. Peccato: se la poesia è tale, parla di uno e parla a tutti; racconta una vita sola che può valere per altre vite; dice quel che non tutti sanno come dire. Giuditta chiude il suo libro con una serie di “Epigrammi e motti”, e quasi in chiusura mette un “Aforisma” di icastica densità espressiva, una dichiarazione di guerra a chi non sa (o non ricorda più) di essere uomo: “Chi non è sereno, sparge veleno”. Lei, ovviamente, ben conscia della sua natura umana, con i pregi e i difetti che la contraddistinguono, e tuttavia disposta (passio et ratio) a misurarsi a misura d’uomo (col manzoniano juicio!), custodisce il suo equilibrio, sparge miele d’amore sulle ferite del mondo, e dona – nel darsi con parole di poesia – tutta se stessa, a chi sappia accoglierla con fiducia.

Giuseppe Napolitano


    

venerdì 12 maggio 2017

L'ispettore Costa va a scuola...

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Con grande piacere, dopo aver presentato il mio primo romanzo giallo ad un pubblico adulto nelle città di Venafro, Isernia, Monteroduni e Cassino, porterò la mia creatura, l'ispettore Costa, a passeggio nelle scuole italiane a incontrare gli studenti.
Sabato 13 maggio, infatti, si terrà presso l'Aula Magna dell'ISISS A. GIORDANO una conferenza con i ragazzi frequentanti il VA e il VB del Liceo Scientifico dal titolo "Incontro con l'autore".
Parlerò della genesi del giallo, dell'ambientazione in terra di Molise nel primo dopoguerra, dei segreti della scrittura di genere e risponderò alle curiosità dei ragazzi.
Nelle prossime settimane porterò il giallo nelle scuole di Cassino ove è stato adottato come libro di narrativa.

Su STRAGE D'ANIME

Pubblico di seguito la nota che Amerigo Iannacone, scrittore, poeta e critico letterario, ha voluto scrivere sulla mia ultima raccolta di versi. Recensione pubblicanda sul FOGLIO VOLANTE. Lo ringrazio "pubblicamente". 


Strage d’anime

Una delle piú gravi tragedie di questo scorcio di terzo millennio, forse la piú grave, è quella dei profughi che fuggono dalle guerre, dalla povertà, dalla fame, e vengono a morire nel mare Nostrum. Una tragedia di fronte alla quale nessuno può rimanere indifferente. Tanto meno una persona sensibile come Giuditta Di Cristinzi. Ed ecco che, appunto, la poetessa  venafrana dà alle stampe una nuova raccolta di poesie, la sesta, dal titolo emblematico Strage d’anime.
Messi ad esergo, questi versi: «La poesia del viandante è triste / Come è triste il cuore / Di chi / Lascia casa e va / Senza sapere dove approderà.»
«Il sangue che arrossa ogni giorno le acque del Mediterraneo – scrive Beppe Costa in postfazione e non si può che condividere – ha la sua complessa, orribile, disumana ragion d’essere nella enorme ricchezza economica di pochi. Questa poesia non teme di schierarsi al fianco, vicino al cuore, degli ultimi, gli umiliati, gli offesi, i rifiutati, le cui vite vengono spente con una indifferenza che fa rabbrividire. Tuttavia proprio questa poesia ci fa affermare che fino a quando ci saranno poeti disposti a cantare la sofferenza, il dolore e la morte, e a riviverli in sé facendoli propri fino in fondo, in modo tale che la vita e l’umanità possano infine vincere in ciascuno di noi, non ci vergogneremo di dirci esseri umani.»
Ecco, Giuditta Di Cristinzi si schiera dalla parte di chi non ha nulla, dalla parte di quei poveri cristi che sperano nella vita e spesso trovano la morte.
Il linguaggio è semplice, volutamente semplice, quasi da articolo di cronaca.
Ed ecco, sotto il titolo “Notte”, una poesia che quasi ci fa vedere un ragazzo durante l’angosciosa traversata: «Sento di avere la febbre / Dentro questa notte di luna piena / Tremo e ho sete / Disteso, coperto / Solo da pallide stelle / Le onde paiono cullare / Il mio tormento / Ho paura / Giungerò / Alla fine di questa notte?»


Giuditta Di Cristinzi, Strage d’anime, L’Erudita, Roma 2017, pp. 66, € 12,00. Poesie. ISBN 978-88-6770-209-1.

mercoledì 10 maggio 2017

L'amicizia

"L’uomo d’animo sincero vive soprattutto nella saggezza e nell’amicizia, l’una bene morta­le, l’altra bene immortale. L’amicizia è un bene che non ha limiti e si diffonde ovunque, percorre danzando la terra, recando a noi tutti l’appello di aprire gli occhi sulla felicità. Il panorama di un mondo sen­za frontiere si spalanca di fronte al valore dell’amicizia, un bene che non conosce limiti né distanze. 
La necessità della vita o la richiesta di fa­vori possono far nascere un’amicizia, ma ciò che la mantie­ne salda sono i rapporti coltivati all’interno della comunità.
Un gruppo di persone che si vogliono bene in modo sincero genera fiducia in chi vi partecipa, perché le dimostrazioni reciproche di affetto e la conversazione aperta assicurano pace e serenità mentale.
L’amicizia regala un senso di sicurezza, ma non è tan­to dell’aiuto degli amici che noi abbiamo bisogno, quanto della fiducia che essi ci aiuterebbero nel caso ne avessimo bisogno.
L’amicizia coltivata non si riduce a un semplice legame affettivo, ma implica specifiche responsabilità.
Amici e amiche devono esercitare la parrasia, uno sti­le di vita già noto e praticato dalla filosofia greca classica, che prevede l’obbligo di dire sempre la verità, spiegarsi con chiarezza e parlare liberamente. Questo impegno non riguarda solo la libertà di espressione, ma anche il dovere di mettere sempre al primo posto la verità in nome del bene comune, anche quando la sincerità possa risultare molesta. La parrasia rientra appunto tra i rischi da correre in una buona amicizia.
La pratica della parrasia esige una franchezza assoluta, vieta­ la falsità e anche l’omissione, preferisce la critica ragionata all’adulazione vanitosa. Ascoltare la verità — e affermarla — è un dovere morale da anteporre a qualunque interesse o ambizione personale.
(Epicuro – Il fine ultimo della filosofia è raggiungere la felicità)"
Maurizio de Tilla, napoletano, presidente dell'Organismo Unitario dell'Avvocatura
Presidente A.N.A.I.

Maggio

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Maggio, il mese della promessa.

GIUDITTA DI CRISTINZI: Aforisma

GIUDITTA DI CRISTINZI: Aforisma: Il grano e la zizzania  Le parzialità dei genitori sono la zizzania tra i figli.

Aforisma

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Il grano e la zizzania 
Le parzialità dei genitori sono la zizzania tra i figli.

martedì 9 maggio 2017

GIUDITTA DI CRISTINZI: Strage d'anime Breve storia delle migrazioni II

GIUDITTA DI CRISTINZI: Strage d'anime Breve storia delle migrazioni II: Copertina ...segue Negli anni "70 vi è stata un'inversione di tendenza. Il nostro Paese, storicamente luogo di partenza di m...

Strage d'anime Breve storia delle migrazioni II

Copertina
...segue

Negli anni "70 vi è stata un'inversione di tendenza. Il nostro Paese, storicamente luogo di partenza di migranti, ha cominciato ad attirare, grazie al boom economico, donne dell'est europeo, filippine, tunisini, marocchini, slavi. Molti si sono impiegati come collaboratori domestici, o in edilizia, o come venditori ambulanti. 
La caduta del muro di Berlino nel 1989 e la frantumazione dell'URSS hanno favorito ulteriori  spostamenti verso il nostro paese e poco dopo sono iniziati gli sbarchi dal sud del Mediterraneo. 
Rileggere la storia delle migrazioni dunque dimostra che i flussi si sono avvicendati e invertiti negli anni; che si sono creati rapporti di potere a livello mondiale e che tutt'ora c'è un continuo travaso di forza lavoro. 
Attualmente, in Italia si grida all'invasione, ma i dati dicono altro. La presenza -registrata- di cittadini non comunitari in Italia nel 2016 è di circa € 4.000,00 di unità.
Quanto agli sbarchi, secondo i dati dell'Alto Commissariato ONU per i Rifugiati, sarebbero stati circa 60.000 nel 2013, 124.000 nel 2014, 153.000 nel 2015, 180.000 nel 2016. 
Non sono cifre apocalittiche che un paese industrializzato qual è il nostro non possa sostenere con l'aiuto dell'Europa. 
Presentazione a Campobasso 
I migranti provengono essenzialmente dalla Nigeria, dal Gambia, dalla Somalia, dall'Eritrea, dalla Guinea e dalla Costa d'avorio. Si tratta di paese tempestati da anni da guerre civili e dittature sanguinarie, da instabilità politica e sociale. La maggior parte di chi si mette in cammino nel deserto e supera a piedi confini e agguati, di chi si affida all'incerta navigazione di un barcone o di un gommone, spesso bambini soli, lo fa per sfuggire alla guerra e alla morte certa. 

Questi fatti e le emozioni violente e commosse che ho provato ascoltando quasi quotidianamente notizie di naufragi e di morti in mare aperto, hanno ispirato Strage d'anime, una raccolta di poesie semplici, povere più che mai, prive di retorica e di sovrastrutture dedicate a tutti i migranti del mondo e ai caduti del canale di Sicilia. 

 

mercoledì 3 maggio 2017

STRAGE D'ANIME e LE MIGRAZIONI

La copertina
La questione dell'immigrazione è di grande attualità ed è un tema che appassiona e divide l'opinione pubblica, i media e la politica. Molti i luoghi comuni da sfatare. 
In realtà, il fenomeno delle migrazioni è antico quanto l'uomo e va ricostruito e storicizzato per essere ben interpretato.
Gli uomini si muovono da sempre e meno male che sia così, altrimenti la vita del genere umano sarebbe rimasta confinata in Africa. I motivi degli spostamenti vanno rinvenuti essenzialmente in esigenze economiche. 
Nelle epoche più antiche l'economia era essenzialmente legata alla pastorizia, al commercio, alla navigazione. Pertanto, molte popolazioni erano nomadi e si spostavano alla ricerca di sostentamento e risorse. 
Nel Medioevo il concetto di viaggio mutò e l'economia, legata maggiormente alla proprietà terriera e all'agricoltura, non favorì grandi migrazioni,  ma in questo periodo si sviluppò la sete di scoperta  e il desiderio di grandi viaggi. Basta pensare ai lunghi itinerari di Marco Polo nel lontano Oriente e alla scoperta epocale di Cristoforo Colombo. Proprio la scoperta dell'America (12 ottobre 1492) segna la fine del Medioevo e l'inizio dell'epoca moderna. 
Questo evento segnò l'inizio di una grande emigrazione, forse la più grande di tutti i tempi. Nel '500, nel '600 e nel '700  circa 55.000.000 di persone di spostarono dal Vecchio Continente verso le Americhe, l'Africa e l'Oriente in cerca di fortuna. Colonizzarono questi territori, imposero il loro governo, combatterono le popolazioni indigene e diedero il via alla tratta di circa 11.000.000 di schiavi. Tanti furono infatti i neri forzatamente spostati in America e avviati all'agricoltura nelle piantagioni di cotone. 
Tra l'Ottocento e il Novecento molti italiani dovettero espatriare per mancanza di lavoro e risorse; circa 16.000.000 raggiunsero gli USA, il Canada, il Brasile, l'Argentina, l'Australia e in seguito anche i paesi del nord Europa.  
Solo negli anni "70, con il boom economico,  vi è stata un'inversione di tendenza.... segue.
Una foto della presentazione di STRAGE D'ANIME
a Campobasso presso la sala consiliare del Comune
del capoluogo molisano

Quiete serena

Mentre i giorni d'autunno si inseguono, io sto. Sto bene, ferma nel mio sole di novembre, a godermi l'amore sempiterno di mio marito...