Ogni scarrafone è bell 'a mamma soja (in dialetto napoletano significa
che ogni scarafaggio è bello per la sua mamma.
Famosissimo adagio partenopeo che fa riferimento all’amore materno,
incondizionato, in virtù del quale ogni figlio è bello e caro per la mamma,
indipendentemente dalla bellezza e, in senso lato, dalle qualità oggettive).
Non
si possono insegnare nuovi trucchi a un vecchio cane.
Cercar
l’asino ed esserci a cavallo.
Quand i ciucc nn vo vev è inutl a
ciufulià (in
dialetto venafrano significa: quando
l’asino non vuol bere è inutile fischiare, suonare il ciufolo -per
convincerlo a fare il contrario-. Si suol dire, ad esempio, al cospetto di un
ragazzo che non vuol studiare, non vuol capire, per cui è inutile adoprarsi. Si
dice anche in napoletano "Si o ciuccio nun vo' bevere hai
voglia e ciufulià" ).
Meglio
un uovo oggi che una gallina domani.
Asino,
campana e poltrone non si muovono senza bastone.
Da
un asino ricavi un calcio e da uno stolto una cattiva risposta.
Attacca i ciucc addò ric i puatron (in dialetto venafrano significa lega
l’asino dove ti dice il padrone, cioè esegui gli ordini che ti sono dati,
senza discutere; si potrebbe aggiungere: anche
se ti sembrano sbagliati).
I cuan r taverna nn fa ben a massaria (in dialetto venafrano il cane di taverna non vive bene in
masseria, cioè il cane randagio, non si adatta a vivere presso una masseria,
come animale domestico. Si dice di persona che fa vita di strada).
Chi
nasce asino non raglia da mulo.
I ciucc viecch mor alla stalla ri fess (in dialetto venafrano vuol dire che l’asino vecchio muore nella stalla del fesso,
cioè bisogna disfarsi delle cose vecchie, ad esempio delle autovetture, prima
che non funzionino più).
I ciucc porta la paglia e i ciucc z la
magna (in dialetto venafrano vuol dire: l’asino porta la paglia e l’asino la mangia.
Si dice di persona che agisce per se stessa, che si avvantaggia delle sue
azioni).
L’asino
raglia quando non ha né avena né paglia.
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