Questa volta va contraddetto l'adagio secondo il quale non si piange sul latte versato.
Bisogna piangere invece e riflettere.
Spiego: sono dalla parte dei pastori sardi e di una tradizione di lavoro e amore per la terra, colpita al cuore dai compromessi con l'Europa e da politiche che li hanno ignorati per decenni e messi economicamente in gionocchio. Adesso quanti di loro si sentiranno costretti a chiudere, a lasciare tutto e a emigrare altrove, rinunciando a se stessi?
I pastori stanno versando litri e litri, ettolitri di latte delle loro amate capre perchè le industrie casearie locali pare si siano strette in una sorta di cartello che ha abbassato il costo del nettare bianco all'inverosimile.
Un lavoro duro e una vita di grande sacrificio presi a schiaffi in viso aperto.
I pastori manifesteranno ancora, in Sardegna e poi forse a Roma affinchè il Governo e il Ministero per le Politiche Agricole prenda provvedimenti a sostegno di una intera categoria in crisi.
Si sono sentiti costretti a buttare in terra in modo eclatante il frutto del loro lavoro e immagino quanto ne abbiano potuto soffrire, ma lo hanno fatto per essere ascoltati, per lanciare un grido d'aiuto nell'indifferenza generale, hanno bloccato camion e cisterne ai porti, provenienti dal continente per verificare che non vi fosse latte poco controllato e più economicvo diretto ai caseifici locali per produrre il famoso fornmaggio sardo a buon mercato aggirando le leggi e le disposizioni a tutela della provenienza.
Allora oggi piangiamo sul latte versato.
Io sto con i partori sardi e ne comprendo il gesto.
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