OLIVE E
VELENO
RACCONTO GIALLO
di
GIUDITTA DI CRISTINZI
Che non
sarebbe stata una buona giornata Costa l’aveva capito subito, sin da quando
aveva aperto gli scuri della finestra su piazza sant’Erasmo e si era ritrovato
avvolto dalla bruma novembrina. Aveva avuto appena il tempo di mettere sul
fuoco la macchinetta del caffè e di radersi il viso, quando Ferrara aveva
cominciato a bussare all’uscio di casa. Era una cosa che accadeva raramente.
Da quando
l’ispettore era stato trasferito a Formia, a dirigere la locale caserma di
polizia, erano successe ben poche cose.
- Ferrara,
prego, che r’è? Dalla caserma hai sentito
l’addore ro cafè?
- Ispettore, buongiorno.
Scusate. No, non vi avrei mai disturbato. Ma giù, in caserma, c’è Rosa Lillo. Avete
presente? La lavandaia…
-
Embè, che vuole? Quando ho panni da
lavare, la mando a chiamare.
- Ma no, ispettò,
non è per questo. C’è stata una rissa, in campagna, in località Mergataro.
Sapete, quegli ettari belli pianeggianti. In campagna stanno raccogliendo le
olive. Ci sono varie squadre di operai, di mezzadri e coloni e anche di
giornalieri. Sapete qui come si fa, no? Ognuno raccoglie le sue olive e verso
sera si rientra. Le donne le scelgono e puliscono e poi si portano al frantoio. I signori, invece,
i Formisano, i Rossi, i Giornalista, i Nardoni, ne hanno grandi quantità.
- Di che, Ferrara?
- Di ulive, ispettore,
di uliveti. Allora le danno a cogliere a
gruppi di operari, di fuori o anche di qua, povera gente che di olive sue non ne ha. E poi
fanno alla parte, come si dice.
- Alla parte? E che significa?
- A metà,
ispettore. O a un terzo e due terzi per uno, a seconda degli accordi, delle
annate. Tanto al proprietario del terreno e delle olive e tanto a chi le
raccoglie.
- E va bene. Allora
questa gente chiama la polizia per dividersi le olive? Che vuole questa Rosa da me?
- Ispettore,
il marito è stato colpito con una roncola arrugginita, sa di quelle che si usano
per falciare, per potare, per abbattere qualche ramo. È rimasto a terra, ha
perso molto sangue.
- E ora dov’è?
- Dal medico,
ispettore, gli hanno stretto un fazzoletto attorno alla gamba, più su della
ferita e lo hanno portato subito da Sensini, su una carretta. Ma per andare da
Mergataro allo studio del dottore si passa davanti al lavatoio. Le donne hanno
visto il movimento e si sono avvicinate. Tra loro c’era anche Rosa, la moglie
di Vincenzo Forte, il ferito. E ora è giù.
- Va bene
Ferrara, ho capito. Jamm, jà.
Arrivati giù,
trovarono la donna, visibilmente agitata, intenta a spiegare a un crocchio di
persone l’accaduto.
- Tra Cesare e
Vincenzo non è mai corso buon sangue, sentì dire Costa.
- Una volta,
dopo una sonora sbornia presa da Carminuccio, sentii Vincenzo che diceva, io questo l’ammazzo…
- Signora
buongiorno. Prego, entrate dentro con me e spiegatemi tutto da capo. Ferrara,
tu invece vai sul posto e cerca di
capire cos’è successo. Fatti spiegare subito l’accaduto dai testimoni, da chi
era lì. Prendi appunti. E manda Parisi a controllare lo stato di questo
Vincenzo, all’ambulatorio del dottore.
- Ispettore, Raffaele
è già andato. Appena avuta la denuncia, lui è uscito per gli accertamenti ed io
sono venuto su ad avvertirvi.
- Va bene, raggiungilo.
- Signora,
allora… No, tutti gli altri devono restare fuori. Solo la signora Rosa entra
con me.
Le comari del
paese e gli uomini che dal caffè in
piazza si erano riuniti fuori dalla caserma per curiosare rimasero delusi. Il
gruppetto si sciolse. Le donne, dopo aver chiacchierato ancora un po’, rientrarono
in casa, ad attendere alle loro faccende e gli uomini tornarono al bar o
seguirono Giovanni Ferrara.
- Allora,
signora, spiegatemi. Con calma.
- Ma ispettore
c’è poco da spiegare. Mio marito è una brava persona. È tranquillo. Lavora, va
a giornate dai Pignatelli, a volte dai Giorgio. Porta a casa quanto basta.
Quando smette di lavorare, specie adesso d’inverno, che fa buio presto, si
ferma alla cantina di Eustachio, sapete
quella nel vicolo, dietro la chiesa di San Giovanni. Lì giocano a carte o a morra e bevono un po’ di vino.
- E beve tanto
vostro marito?
- Sì, certe
volte sì, beve anche tanto. Quando succede così, tarda, allora me lo vado ad riprendere
o gli amici lo riaccompagnano a casa.
- Beh, dunque
tanto tranquillo vostro marito non è… E succede spesso che si ubriaca? Ogni
sera? E quando s’ubriaca piange, si abbatte, si addormenta o resta allegro e canta? Diventa violento, fa
a botte? Dite la verità. Torna a casa, vi picchia, se la prende con voi per
qualcosa…
- Comandante, voi
lo sapete, per queste cose una regola non c’è. Ma posso assicurare che una
brava persona e che non farebbe male a una mosca. E lui che è stato ferito, no?
- E questo Cesare, questo che lo ha colpito? Lo conoscete?
- Certo che lo
conosco. A Formia ci conosciamo tutti. Mi hanno detto che stamattina al
Mergataro c’erano due squadre di operai a raccogliere le olive, una per i
Marotta e una per i Pignatelli, su due terreni a confine. Arrivati ad un certo
punto è scoppiata una lite tra gli uomini, su chi dovesse raccogliere le olive
del filare di mezzo, a confine, vicino
al pozzo.
- E non c’è un
termine, che so, un segno? Mica è il primo anno che si raccoglie?
- Certo che no,
ma quei terreni, voi non lo sapete, prima appartenevano tutti ad un certo Enrico,
Enrico Di Fazio. Voi non l’avete conosciuto. È morto cinque, sei anni fa. Questo
era ricco e non si era mai sposato, non aveva figli. Qualche tempo prima di
morire, Lisa Biondi se lo ritirò in casa. Sapete, qualcuno diceva che ne era
sempre stata l’amante. Comunque, se lo prese dentro casa, il marito zitto, per
interesse. Ma loro dissero per affetto, per carità, per assisterlo. In effetti
lo spogliarono di tutto. Dopo un paio di anni, il povero don Enrico, che era un
signore, andava anche lui in campagna, coi calzoni stracciati e lavorava la
terra.
-
E allora?
...
PER CHI VOLESSE CONOSCERE LA FINE SUGGERISCO L'ACQUISTO DEL LIBRO FORMIA IN GIALLO PRESSO LA LIBRERIA LA MARGHERITA DI FORMIA VIA RUBINO