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martedì 29 ottobre 2013
SORELLE IL DOPPIO O SORELLE A META'?
C'è una parola molto brutta nel vocabolario italiano che definisce la mia condizione: sorellastra.
A lungo ne ho portato il peso, sentendomi spesso una sorella di serie B.
Chi mi conosce, sa la mia storia e quella della mia famiglia.
Il mio povero babbo aveva sposato in prime nozze, ad Edimburgo, la signora Rose Cimorelli. La loro unione fu benedetta dalla nascita dei miei fratelli, Adriana, Iva e Umberto.
La signora Rose, debole di cuore, lasciò questa vita a soli 40 anni, in un triste giorno di giugno di cinquanta anni fa.
Il mio babbo restò solo e dopo un lungo periodo di lutto, come usava a quei tempi, specie in paese, pensò di trovare una nuova compagna, con la quale dividere i giorni della vita futura, le gioie e gli affanni e le responsabilità di genitore.
Scelse mia madre, Titina, una donna seria e buona, di altri tempi, una semplice maestra di scuola. Una donna cui la nostra lingua ha serbato un altro brutto nome, matrigna.
Le fiabe son piene di matrigne cattive. Ebbene, la realtà ben può essere diversa e spesso supera la fantasia. La mia mamma non è stata la matrigna, ma la fata buona che ha fatto incantesimi d'amore, dedizione e sacrificio.
Dunque, ora, noi quattro fratelli, o fratellastri che dir si voglia, siamo grandi, "sistemati", sposati, lontani. Ognuno di noi vive la sua vita, ma siamo legatissimi.
Giorni fa riflettevo sul rapporto con mia sorella Iva, la migliore tra noi, quanto a bontà.
Pensavo alla nostra salute e a quanto io sia stata male, anche fisicamente, quando lei ha avuto un infarto, circa tre anni fa.
Pensavo che, in passato, ci siamo entrambe ammalate alla tiroide ed, ora, entrambe alle corde vocali, insieme. Tutte e due abbiamo una disfonia, che stiamo curando con la stessa logopedia.
Mi chiedevo, se questo non è amore, non è empatia, cos'è?
Pensavo, siamo sorelle a metà, solo perchè abbiamo due mamme biologiche diverse?
No, noi siamo sorelle il doppio.
E non è retorica. Perchè Iva ha due mamme, la sua, quella che l'ha partorita tanti anni fa, e la mia che l'ha cresciuta, l'ha sostenuta, le è stata accanto nella vita.
E anch'io ho due mamme, la sua e la mia. La mia che mi ha messo al mondo e che per grazia di Dio mi cammina ancora affianco e la sua, Rose, della quale ho apprezzato ed ereditato, tramite i miei fratelli, lo stile, la bontà, l'educazione, la signorilità.
Così come ho sei nonni, i miei materni, quelli comuni paterni e i nonni dei miei fratelli, nonno Felice e nonna Cristina, che non ho conosciuto se non attraverso le foto, i ricordi, le parole, ma molte idee, molti miei comportamenti, molti valori, molti sentimenti, lo so, li ho mutuati da loro.
La nostra è una famiglia molto all'antica, ma allargata come quelle più moderne.
Quando tra qualche giorno si commemoreranno i morti, al cimitero saluterò anche la signora Rose e lascerò un fiore ed una preghiera anche per lei, che riposa insieme a babbo, per nonno Felice e nonna Cristina.
Ci ho messo molto tempo per elaborare, ma non mi sento più la sorellastra di nessuno.
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