I PEGGIORI SONO QUELLI CHE PIACCIONO DI PIU’?
PROMESSE DA MARINAIO, CAMPAGNA ELETTORALE E DEBITO PUBBLICO
La campagna
elettorale per le elezioni del 4 marzo assomiglia sempre di più ad un concorso
per alchimisti in cui, miracolosamente, a fronte di programmi di spesa
miliardari si promette anche la riduzione del debito pubblico. Obiettivo
contradditorio che ha attirato l’attenzione dell’ex commissario alla spending
review Carlo Cottarelli e del suo Osservatorio sui conti pubblici presso
l’Università cattolica di Milano.
L’economista,
tornato in Italia dopo aver archiviato l’esperienza al Fondo monetario
internazionale, si è preso la briga di analizzare i programmi dei principali
schieramenti politici italiani e verificare se le promesse fatte sono realistiche
oppure no. La conclusione dello studio non lascia spazio a dubbi: i sogni
elettorali di questi giorni non solo non ridurranno il debito pubblico ma lo
faranno ulteriormente crescere.
Programma Pd: costo di 38 mld,
rapporto debito/pil sale al 134,8%
Secondo quanto
affermato nei documenti depositati presso il ministero dell’Interno, il costo
del programma elettorale del Partito democratico è di 38 miliardi di euro. Tra
le misure più importanti figurano l’introduzione di un assegno mensile per i
figli, l’allargamento degli interventi per contrastare la povertà, la riduzione
della tassazione sulle imprese e dei contribuiti per i lavoratori a tempo
indeterminato. Anche l’Osservatorio sui conti pubblici sostiene, analogamente a
quanto fatto dall’economista Roberto Perotti, che le coperture non sono
sufficientemente definite. Nonostante questo il Pd ha indicato tra i suoi
obiettivi la riduzione del rapporto debito/pil dal 131,6% del 2017 al 118,4%
nel 2022 e al 100% nel 2029. Obiettivi simili sarebbero possibili solamente in
presenza di scenari decisamente ottimistici sul fronte dei tassi di interesse e
della crescita economica. Secondo Cottarelli l’effetto più probabile del
programma del Pd sarebbe quello di far crescere ulteriormente il rapporto
debito-pil al 134,8% nel 2022, ovvero alla fine della prossima legislatura.
Programma Centrodestra: costo
di 136 mld, rapporto debito/pil sale al 135,8%
Secondo quanto
affermato nei documenti depositati presso il ministero dell’Interno, il costo
del programma elettorale del Centrodestra è di ben 136 miliardi. Tra le misure
più rilevanti figurano la flat tax, la riforma della legge Fornero sulle
pensioni, l’aumento delle pensioni minime, l’introduzione del reddito di
dignità, l’aumento delle risorse per la difesa e la sicurezza, il reddito di
dignità, l’eliminazione dell’Irap. A fronte di coperture indicate per 82
miliardi il buco sarebbe di 54 miliardi. Sul fronte del rapporto debito/pil
l’obiettivo di Berlusconi e alleati è quello di farlo scendere al 112,8% nel
2022. Questa miracoloso risultato sarebbe frutto dei mirabolanti effetti delle
misure contenute nel programma sulla crescita economica. Effetti teorici e
ovviamente tutti da verificare. Secondo Cottarelli lo scenario più realistico è
invece quello di un aumento del rapporto debito-pil al 135,8%. Da notare infine
che la Lega ha
indicato obiettivi di finanza pubblica diversi da quelli dell’alleanza e
decisamente meno attenti all’equilibrio dei conti pubblici. Per l’Osservatorio
sui conti pubblici il programma di Salvini porterebbe il rapporto debito/pil al
135/140 per cento.
Programma
M5s: costo 103,4 mld, rapporto debito/pil sale al 138,4%
Secondo quanto
affermato nei documenti depositati presso il ministero dell’Interno, il costo
del programma elettorale del M5s è di 103,4 miliardi di euro. Le coperture
indicate sono pari a 39,2 miliardi per un disavanzo di 64,2 miliardi. A
differenza degli altri principali schieramenti i Cinquestelle non hanno
pubblicato stime dettagliate sull’andamento dei conti pubblici per i prossimi 5
anni ma si sono limitati ad indicare l’obiettivo di riduzione del rapporto
debito-pil più sfidante di tutti: 40 punti percentuali nel prossimo decennio.
Nel 2028 l’indicatore dovrebbe dunque scendere sotto il 100% collocandosi al
91,6%. Per Cottarelli di fronte all’imponente disavanzo le stime di riduzione
del rapporto debito/pil sarebbero possibili solo con una crescita media
dell’economia italiana, nel prossimo decennio, del 5-6% all’anno. Scenario
decisamente irrealistico che la stessa Cina ormai stenta a raggiungere. Per
l’Osservatorio sui conti pubblici il programa dei Cinquestelle farebbe crescere
il rapporto debito-pil al 138,4% nel 2022.
Servono
4 miliardi per soddisfare le richieste dell'Europa
Nel frattempo
Bruxelles tace per non influenzare l'esito delle elezioni ma ci aspetta al
varco. Anche perché già lo scorso novembre aveva considerato non sufficienti
gli obiettivi di riduzione del debito annunciati dal governo Gentiloni,
lasciando intuire la necessità di una correzione dei conti da 4 miliardi di
euro. Operazione che potrebbe essere dunque la prima incombenza del nuovo
governo. Come questa possa conciliarsi con i pazzeschi programmi di spesa
annunciati in questi giorni non è tema che preoccupa la nostra classe politica.
Per il momento l’unica cosa che conta è far sognare gli italiani e conquistare
voti ricorrendo ad una pratica antica: la demagogia.
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