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martedì 20 febbraio 2018

CAMPAGNA ELETTORALE, PROMESSE DA MARINAI E DEBITO PUBBLICO

I PEGGIORI SONO QUELLI CHE PIACCIONO DI PIU’?

PROMESSE DA MARINAIO, CAMPAGNA ELETTORALE  E DEBITO PUBBLICO

La campagna elettorale per le elezioni del 4 marzo assomiglia sempre di più ad un concorso per alchimisti in cui, miracolosamente, a fronte di programmi di spesa miliardari si promette anche la riduzione del debito pubblico. Obiettivo contradditorio che ha attirato l’attenzione dell’ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli e del suo Osservatorio sui conti pubblici presso l’Università cattolica di Milano.
L’economista, tornato in Italia dopo aver archiviato l’esperienza al Fondo monetario internazionale, si è preso la briga di analizzare i programmi dei principali schieramenti politici italiani e verificare se le promesse fatte sono realistiche oppure no. La conclusione dello studio non lascia spazio a dubbi: i sogni elettorali di questi giorni non solo non ridurranno il debito pubblico ma lo faranno ulteriormente crescere. 

Programma Pd: costo di 38 mld, rapporto debito/pil sale al 134,8% 

Secondo quanto affermato nei documenti depositati presso il ministero dell’Interno, il costo del programma elettorale del Partito democratico è di 38 miliardi di euro. Tra le misure più importanti figurano l’introduzione di un assegno mensile per i figli, l’allargamento degli interventi per contrastare la povertà, la riduzione della tassazione sulle imprese e dei contribuiti per i lavoratori a tempo indeterminato. Anche l’Osservatorio sui conti pubblici sostiene, analogamente a quanto fatto dall’economista Roberto Perotti, che le coperture non sono sufficientemente definite. Nonostante questo il Pd ha indicato tra i suoi obiettivi la riduzione del rapporto debito/pil dal 131,6% del 2017 al 118,4% nel 2022 e al 100% nel 2029. Obiettivi simili sarebbero possibili solamente in presenza di scenari decisamente ottimistici sul fronte dei tassi di interesse e della crescita economica. Secondo Cottarelli l’effetto più probabile del programma del Pd sarebbe quello di far crescere ulteriormente il rapporto debito-pil al 134,8% nel 2022, ovvero alla fine della prossima legislatura.

Programma Centrodestra: costo di 136 mld, rapporto debito/pil sale al 135,8%

Secondo quanto affermato nei documenti depositati presso il ministero dell’Interno, il costo del programma elettorale del Centrodestra è di ben 136 miliardi. Tra le misure più rilevanti figurano la flat tax, la riforma della legge Fornero sulle pensioni, l’aumento delle pensioni minime, l’introduzione del reddito di dignità, l’aumento delle risorse per la difesa e la sicurezza, il reddito di dignità, l’eliminazione dell’Irap. A fronte di coperture indicate per 82 miliardi il buco sarebbe di 54 miliardi. Sul fronte del rapporto debito/pil l’obiettivo di Berlusconi e alleati è quello di farlo scendere al 112,8% nel 2022. Questa miracoloso risultato sarebbe frutto dei mirabolanti effetti delle misure contenute nel programma sulla crescita economica. Effetti teorici e ovviamente tutti da verificare. Secondo Cottarelli lo scenario più realistico è invece quello di un aumento del rapporto debito-pil al 135,8%. Da notare infine che la Lega ha indicato obiettivi di finanza pubblica diversi da quelli dell’alleanza e decisamente meno attenti all’equilibrio dei conti pubblici. Per l’Osservatorio sui conti pubblici il programma di Salvini porterebbe il rapporto debito/pil al 135/140 per cento.

Programma M5s: costo 103,4 mld, rapporto debito/pil sale al 138,4% 

Secondo quanto affermato nei documenti depositati presso il ministero dell’Interno, il costo del programma elettorale del M5s è di 103,4 miliardi di euro. Le coperture indicate sono pari a 39,2 miliardi per un disavanzo di 64,2 miliardi. A differenza degli altri principali schieramenti i Cinquestelle non hanno pubblicato stime dettagliate sull’andamento dei conti pubblici per i prossimi 5 anni ma si sono limitati ad indicare l’obiettivo di riduzione del rapporto debito-pil più sfidante di tutti: 40 punti percentuali nel prossimo decennio. Nel 2028 l’indicatore dovrebbe dunque scendere sotto il 100% collocandosi al 91,6%. Per Cottarelli di fronte all’imponente disavanzo le stime di riduzione del rapporto debito/pil sarebbero possibili solo con una crescita media dell’economia italiana, nel prossimo decennio, del 5-6% all’anno. Scenario decisamente irrealistico che la stessa Cina ormai stenta a raggiungere. Per l’Osservatorio sui conti pubblici il programa dei Cinquestelle farebbe crescere il rapporto debito-pil al 138,4% nel 2022.

Servono 4 miliardi per soddisfare le richieste dell'Europa 

Nel frattempo Bruxelles tace per non influenzare l'esito delle elezioni ma ci aspetta al varco. Anche perché già lo scorso novembre aveva considerato non sufficienti gli obiettivi di riduzione del debito annunciati dal governo Gentiloni, lasciando intuire la necessità di una correzione dei conti da 4 miliardi di euro. Operazione che potrebbe essere dunque la prima incombenza del nuovo governo. Come questa possa conciliarsi con i pazzeschi programmi di spesa annunciati in questi giorni non è tema che preoccupa la nostra classe politica. Per il momento l’unica cosa che conta è far sognare gli italiani e conquistare voti ricorrendo ad una pratica antica: la demagogia.



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