L’ITALIA VISTA DAGLI STRANIERI?
di
GIUDITTA DI CRISTINZI
Ho sempre l’impressione,
soprattutto quando vado all’estero, che gli stranieri ci guardino in maniera
del tutto preconcetta e parziale, come se ci vedessero dal buco della serratura
e avessero di noi solo una visione di
prospettiva limitata.
Per molti siamo mafia e
maccheroni, mandolino e mammoni, italiani brava gente, ma un po’ facili e
imbroglioni, siamo ‘O sole mio o al
massimo un popolo di navigatori, santi e poeti.
Ma non è così.
Siamo innanzitutto un popolo
immerso nella più sfolgorante bellezza naturale e artistica. Se è vero che
l’arte –in tutte le sue sfaccettature- sta all’uomo come la natura sta a Dio,
noi siamo la genìa più profondamente ispirata. E basta fare un giro per le vie
di Roma, per le calli di Venezia, le
strade di Firenze, affacciarsi sul golfo di Napoli, respirare il profumo
delle zagare di Sicilia, mangiare un cannolo con la ricotta, assaporare in
bocca la scioglievolezza di una lasagna alla bolognese o il gusto di una parmigiana
di melanzane un po’ arrostita, inebriarsi con un bicchiere di un buon vino
rosso per comprendere quanto l’assunto sia vero.
Ma l’Italia non è solo questo, no
davvero. Questa è solo la facciata, il volto noto del Bel Paese, come ebbe a
dire Petrarca. Gli italiani sono geniali, intelligenti, intraprendenti,
intuitivi, lavoratori. Gli italiani hanno gusto, sono gentili e umani, allegri
e originali, hanno il senso della famiglia e della solidarietà,
dell’accoglienza e della beneficenza, hanno cultura e ingegno. Gli italiani
sono quelli virtuosi della Ferrari e della Fiat, quelli che hanno inventato, a
Napoli, capitale dell’anima, il caffè sospeso. E ancora, sono quelli delle frequenti crisi di governo
e della Costituzione più bella del mondo, sono gli eredi degli antichi romani,
i pronipoti di Cesare, i figli di Roma caput
mundi, sono quelli che vivono un po’ all’ombra del Papa, sono quelli che
hanno alle spalle le Alpi e di fronte il mare e i chilometri di costa più belli
del pianeta.
No, non la penso come Dante,
l’Italia non è serva di dolore ostello, nave senza cocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello.
L’Italia è patria e mamma, è casa
e nido, è il bello e il buono ed io ne sono –forse anacronisticamente- figlia
adorante e grata.
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