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giovedì 10 novembre 2016

THE WINNER TAKES ALL

The winner takes all non è solo una vecchia canzone degli ABBA e l'ultima elezione del Presidente USA e lo shockante risultato di ieri ne sono la prova e la conseguenza, perchè sistema di voto in America è molto particolare. 
Gli Stati Uniti sono una Repubblica presidenziale federale composta da 50 Stati e da un distretto, il Distretto della Columbia. Il loro sistema elettorale è una diretta conseguenza di questa struttura istituzionale ed è basato su collegi statali e maggioritari. Inoltre giocano un grosso ruolo i cosiddetti grandi elettori. 
Ogni Stato elegge un determinato numero di persone, che formano il Collegio elettorale degli Stati Uniti  che in una elezione di 2° livello scelgono il presidente e il vicepresidente. I grandi elettori sono in tutto 538, numero dato dalla somma dei deputati della Camera dei Rappresentanti (435) più il numero dei Senatori (100) a cui si aggiungono 3 delegati del Distretto di Columbia (Washington D.C.). Dal momento che le liste dei candidati a grande elettore sono espressione dei partiti, l’esito del voto diventa chiaro già il giorno delle elezioni. Ogni Stato ha diritto a due grandi elettori più altri, tanti quanti sono il numero dei deputati mandati alla Camera dei Rappresentanti. Questo numero varia a seconda della popolazione: più lo Stato è popoloso, più ha rappresentanti.
Le consultazioni si tengono in un giorno solo: il cosiddetto Election Day, l’8 novembre. In ogni Stato i cittadini esprimono per uno dei candidati ed eleggono il gruppo di grandi elettori associato al candidato. Ognuno, per  essere eletto, deve conquistare 270 grandi elettori, ovvero la metà più uno di 538. Per i voti dei cittadini non viene fatto un conteggio generale, ma Stato per Stato, con un sistema maggioritario secco denominato appunto the winner takes all: anche un solo voto di vantaggio in uno Stato comporta l’assegnazione al candidato vincitore di tutti i grandi elettori di quello Stato. 
Il 20 gennaio si celebra poi il passaggio di consegne. Il mandato del capo di Stato dura quattro anni e si può essere rieletti alla Casa Bianca solo una volta. 
Note 
Numero dei grandi elettori Stato per Stato – California (55), Texas (38), Florida (29), New York (29), Illinois (20), Pennsylvania (20), Ohio (18), Georgia (16), Michigan (16), North Carolina (15), New Jersey (14), Virginia (13), Washington (12), Arizona (11), Indiana (11), Massachusetts (11), Tennessee (11), Maryland (10), Minnesota (10), Missouri (10), Wisconsin (10), Alabama (9), Colorado (9), South Carolina (9), Kentucky (8), Louisiana (8), Connecticut (7), Oklahoma (7), Oregon (7), Arkansas (6), Iowa (6), Kansas (6), Mississippi (6), Nevada (6), Utah (6), Nebraska (5), New Mexico (5), West Virginia (5), Hawaii (4), Idaho (4), Maine (4), New Hampshire (4), Rhode Island (4), Alaska (3), Delaware (3), District of Columbia (3), Montana (3), North Dakota (3), South Dakota (3), Vermont (3), Wyoming (3).
Gli swing states – La Storia racconta che buona parte degli Stati tende a votare sempre per lo stesso partito: la California e New York sono tradizionalmente democratici, il Texas è storicamente repubblicano. Questo fa sì che il numero dei voti che possono passare da un partito all’altro sia molto più basso dei teorici 538 grandi elettori. Gli Stati tradizionalmente “indecisi”, e che quindi alla fine risultano determinanti il risultato, vengono chiamati swing States o anche Stati chiave o Stati banderuola. Storicamente, due dei più grandi sono Florida e Ohio, importanti perché hanno un elevato numero di abitanti e quindi assegnano molti grandi elettori (29 la prima e 18 il secondo).
Il voto di martedì e l’early voting – Dal 1845 la legge federale prevede che le elezioni si tengano il martedì dopo il primo lunedì di novembre; la prima data utile è il 2 e non dev’essere più tardi dell’8. Da ormai molti anni molti Stati consentono il cosiddetto early voting, il voto anticipato (la possibilità di recarsi in anticipo nei seggi) e il voto per corrispondenza.

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