"Dalissimo" sogna ad occhi aperti un sogno che dura una vita intera.
E' la realtà?
Nessun Dio sulla terra, primo romanzo del romano Marco Pelliccione, in arte, appunto, "Dalissimo", edito da Editrice Zona nel 2010, riflette verità distorte da una continua tensione tra essere e dover essere, quest'ultimo eteronomo e deviante.
La narrazione delle vicende del protagonista Aurelio è fatta attraverso una prosa piana quanto visionaria, dialogica quanto onirica, in un continuo avvicendarsi di sogni e pensieri, reale e immaginato, incontri e ricordi. L'omosessualità narrata, un po' sofferta di chi -in tale habitus- non si accetta del tutto, forse nella misura in cui non si sente accettato, è un espediente come un altro per sopravvivere a se stessi. La prosa di "Dalissimo" fotografa una parte di mondo, esprime visioni, induce all'introspezione psicologica ed è sempre garbata e carezzevole, anche laddove l'argomento si fa più scabroso, come una passeggiata al mare, d'inverno. Giostra di personaggi ed epilogo a sorpresa che tinge di rosso l'intero racconto.
Anzi, matrioske di finali, uno dentro l'altro, a stupire il lettore fino all'ultima riga.
Anzi, matrioske di finali, uno dentro l'altro, a stupire il lettore fino all'ultima riga.
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