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giovedì 12 ottobre 2023

Dal Bangladesh con furore

 




La cosa bella del viaggiare, oltre vedere posti nuovi e uscire dalla routine, è quella di incontrare persone diverse, poter chiacchierare e confrontarsi con esponenti di altre culture.

Ieri sera, sul treno del rientro da Bologna, ho conosciuto una coppia attempata di artisti, un uomo e una donna; mi sono accorta da come parlavano che erano persone di cultura superiore, elevata. Discorrevano di termini in greco, di letteratura e di arte. 

Ho capito che erano andati a Roma per organizzare e allestire una loro mostra personale di pittura e la signora, molto vivace, aveva tanta voglia di chiacchierare. 

Ha attaccato bottone con una donna  orientale vestita con il sari, seduta  nello scompartimento accanto a noi. Le ha chiesto se fosse indiana (occasione per dire che lei era stata in India, Cina e bla bla bla...), ma la giovane ha risposto  di venire dal Bangladesh. 

DACCA

La "pittrice" le ha fatto molti complimenti per l'abbigliamento tipico, di un bel colore rosso profondo. 

La bangladina viaggiava con un uomo; ha detto di dover arrivare fino ad Isernia per poi proseguire in auto. A Cassino avrebbero dovuto prendere un bus sostitutivo del 🚆 treno (purtroppo da mesi sulla linea c'è un'interruzione). 

Ebbene,  arrivati in stazione, non hanno trovato il bus e mi hanno chiesto un passaggio (nel frattempo io avevo detto che ero di Venafro, di strada per loro); ho precisato di non poterli accompagnare fino a Isernia, era tardi, ma potevo volentieri dar loro un passaggio in auto fino al mio paesello. 

Mi hanno detto di essere marito e moglie, quasi fosse una garanzia;  sono entrati in auto, si sono accomodati sul sedile di dietro e si sono presentati; mi hanno detto di chiamarsi Nadia e Alì e di lavorare a Castel di Sangro; mi hanno detto anche che in Bangladesh per nove mesi all'anno fa caldo che soltanto a dicembre, gennaio e febbraio è inverno, ma che comunque la temperatura non scende  mai sotto i 14-15 gradi;   mi hanno detto ancora che non c'è un "governo buono come quello italiano" e "viva Meloni", che il loro paese è povero e che molti bangladini sono pressoché costretti a emigrare in Europa e nelle varie città d'Italia per cercare migliori fortune. Io ho raccontato di Amir, il mio amico bangladino di spiaggia, fornitore di argenti. 

Nadia, molto aperta e simpatica,  mi ha raccontato di lavorare come badante presso una signora anziana, di vivere nella casa di questa persona unitamente al marito, di non avere figli e di averne purtroppo persi due; mi ha riferito  che gli italiani le piacciono e che li aiutano sempre tanto che, quando la vecchietta che assisteva prima a Roseto degli Abruzzi  è  morta, i familiari  hanno loro offerto di restare a vivere nella casa, ma lei per vergogna, così ha detto, non si è trattenuta. Io direi per dignità. 

Mi ha raccontato di aver subito trovato un nuovo lavoro a Castel di Sangro ove vive appunto presso una persona anziana con la quale va molto d'accordo; mentre il marito lavora in zona, in una fabbrica.

Mi ha detto anche che  percepisce uno stipendio di novecento euro al mese, oltre i contributi e che non prende mai il giorno libero perché ha paura che  un'altra donna possa entrare in casa, piacere di più alla vecchietta e rubarle il posto di lavoro! 

Quindi preferisce star lì,  24 ore su 24,  chiedere   l'essenziale della spesa ai familiari dell'anziana e provvedere per il resto a sue spese perché lì abita  anche il marito. Sempre una grande storia di dignità.

Chiacchierando chiacchierando piacevolmente, siamo arrivati in stazione, a Venafro, dove  abbiamo trovato l'autobus sostitutivo che li avrebbe condotti fino a Isernia e da lì probabilmente i familiari dell'anziana sarebbero andati a prenderli per ricondurli a Castel di Sangro.

Mi hanno raccontato anche di essere stati a Roma, all'ambasciata del loro bel paese, a rifare il passaporto e ad accogliere una connazionale appena giunta qui. 

Mi è piaciuto poter essere d'aiuto, averli accompagnati e soprattutto aver scambiato quattro chiacchiere. 

Nella mezz'ora che abbiamo trascorso insieme mi hanno riferito  che non mangiano la carne di maiale, che lei in genere porta il capo coperto,  non perché sia un'imposizione ma perché per lei è giusto ed è bello fare così, vi è abituata. Vogliono mettere dei soldi da parte, comprare una casa e restare a vivere in Italia, tornare in Bangladesh solo in vacanza. 


Quando ci siamo salutati ho fatto loro tanti tanti auguri;  anch'io ho dato loro  il mio nome e  ho detto che se tornano  a Venafro e hanno bisogno di qualcosa, possono chiedere di me, ché mi conoscono tutti.

 È stato un bel modo per concludere il mio viaggio a Bologna 💓❤️

2 commenti:

  1. È proprio vero Giuditta che viaggiare arricchisce il nostro mondo interiore sotto tanti punti di vista e ascoltare e raccontarsi con persone che appartengono a culture diverse amplia i nostri orizzonti che a volte risultano limitati. Un abbraccio caro. Teresa

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