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sabato 31 ottobre 2020

HALLOWEEN

Eskere vuole la sua parte

Inutile fare, stanno per rinchiuderci di nuovo. 

E' pronto!


Chef accurato 

Il diffondersi dell'epidemia lo richiede. E credo sia anche inutile fare tante critiche al Governo. 

Si poteva fare meglio? Si poteva fare peggio? 

Chi lo sa. La situazione è così critica e nuova e grave e controversa che mi pare inutile aggiungere pareri a pareri. 

Noi cerchiamo di reagire. 

Stasera, chiusi in casa, io ho fatto una sorpresa ai ragazzi e mi sono mascherata per Halloween

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e Claudio si è messo ai fornelli e ha preparato una calamarata La Molisana alla puttanesca di tonno con olive, pomodorini, capperi e peperoncino, una bontà! 

 



Abbiamo stappato una bottiglia di prosecco e abbiamo così, in serenità  e in allegria, brindato a una festa non nostra ma che, comunque, con la globalizzazione e il Covid cinese, ci sta!


ESIGENZE E RISO ALL'ORIENTALE


I miei commensali hanno molte esigenze e gusti raffinati e io, anche se non amo perdere troppo tempo in cucina (starei tutti il tempo al lavoro o per i casi miei a leggere, scrivere e far altro) cerco di assecondarli. 

Questo maledetto Covid ha rivoluzionato le nostre abitudini. Credevo di essermi liberata per la gran parte dagli impegni casalingi e materni, invece no. Siamo cinque, ben quattro maschiacci affamati a caccia di super proteine e un gatto viziato. Non finisco di far la spesa che manca l'essenziale. Non ci sono liste che tengano, dimentico sempre qualcosa, la dispensa piange semivuota. Mi arrendo: sono più veloci a mangiare  tra colazione, spuntino, pranzo, merenda e cena, che io a comprare e cucinare; sono più abili a sporcare ogni cosa che io a pulire. E, ahimè, sono maschi maschilisti!

Comunque ci provo, non mi arrendo. 

Ieri cavolo nero stufato, il giorno prima polpette alla napoletana con uvetta e pinoli nel sugo, l'altro giorno riso all'orientale


con basmati, salmone, verdure primavera, aromi, piccante e salsa di soia, ieri sera a cena panino con hamburger e poi pasta al forno, salsicce, pollo e via discorrendo. 


Cimitero


Qualche giorno fa, come di consueto in questo periodo,  sono stata al cimitero a pulire la tomba di famiglia. Ho incontrato tante conoscenti con le quali ho scambiato quattro chiacchiere. Abbiamo osservato come prima il cimitero di Venafro fosse un giardino, pulito, sistemato, curato, segno tangibile del culto dei morti, da sempre segno di civiltà.

Adesso, e nel tempo, le cose sono molto cambiate. Le tombe continuano ad essere molto curate dai privati, dai familiari, addobbate da fiori e lumini, ma lascia molto a desiderare il contesto, il camposanto in sè.

Il vialetto asfaltato è tutto dissestato, la siepe laterale è stata estirpata, l'erba ancora non è stata rasata, le ciotole di terracotta che segnano il viale centrale sono vuote e in disordine. Che ci vorrebbe a rifonderci un po' di terriccio e a metterci qualche piantina qualsiasi, anche per talea, a costo zero?

Mi chiedo, tutta la manutentione ordinaria che andrebbe fatta man mano che fine ha fatto?

Non bisogna aspettare il 2 novembre per tenere il cimitero pulito, curato e "ridente" per quanto possibile. 

Spero possa farsi di meglio in avvenire.

domenica 25 ottobre 2020

CI RISIAMO

Purtroppo ci risiamo. Il contagio ha ripreso a crescere in misura preoccupante, quindi  Governo e Regioni, un passetto alla volta, hanno disposto chiusure e nuovi limiti alla nostra vita di relazione. Di pari passo crescono le polemiche che a Napoli e a Roma hanno assunto la forma della protesta più aspra. 

In realtà, dispiace a tutti rinchiudersi di nuovo in casa, rinunciare ad uscire, a fare l'aperitivo e la cenetta, dare l'addio alla palestra da poco ripresa, ma tant'è.  Pazienza per la mondanità e per l'economia. Adesso la priorità è la tutela della salute e non abbiamo altre armi che quella di limitare i contatti. Il vaccino è di là da venire, inutile farsi illusioni. Anche se qualche formulazione verrà depositata a dicembre, solo a primavera saranno somministrate le prime dosi alle categorie più a rischio, a chi opera in  prima linea e ai più deboli. 

Il virus si espande ancora nel resto dell'Europa più che da noi, per fortuna invertendo la tendenza che ci aveva penalizzato in primavera. In Svizzera hanno fatto sapere che, a causa dei ridotto numeri dei posti in  terapia intensiva, le persone anziane non saranno accettate. E' una cosa di una crudeltà inaudita, la nuova barbarie, ma se il posto al respiratore è uno e i malati sono un ventenne e un ottantenne, che si fa?

Forse in alcuni paesi dicono chiaro ciò che altrove si fa in silenzio. 

Per quanto mi riguarda è proprio una seccatura. 

A marzo e aprile abbiamo quasi giocato a fare le casalinghe, le cuoche, le donne antiche e virtuose. Ora invece ho tanta voglia di uscire, di andare a lavoro, di vedere le amiche, di vestirmi e truccarmi, di andare in palestra e a fare yoga, di fare qualche viaggetto. 

Comunque va bene così. Siamo impotenti, verso il viris e verso le decisioni del Governo. Dobbiamo accettare i rischi e il nuovo lockdown, per ora edulcorato, sperando che passi presto e che tanti esercenti non ne abbiano a soffrire in maniera fatale.

giovedì 22 ottobre 2020

DIARIO COVID

I contagi aumentano spaventosamente e si teme un nuovo lockdown totale. Le polemiche impazzano e i politici scaricano a vicenda le responsabilità in maniera spesso strumentale. La stampa fa il suo dovere di informare ma spesso travisa, ingigantisce, colpevolizza. Personalmente non ravviso particolari errori del Governo, anzi. La verità è che siamo di fronte ad un emergenza più grande di noi che delinea scenari inusitati.  Non è vero che il vaccino sarà pronto a dicembre. Forse sarà depositato qualcosa ma pare che le prime dosi saranno somministrate ai soggetti più deboli solo dalla primavera. I ospedali sono già pieni nella maggior parte dei siti. Le scuole chiuse a macchia di leopardo, ma i ragazzi escono liberamentre nel pomeriggio e di sera. I lavoratori dello smart working (alcuni anche della mancata riscossione dei buoni pasto!) si lamentano dei ritmi diversi mentre gli esercenti privati vorrebbero continuare a lavorare per non rischiare il fallimento. 
Insomma dobbiamo essere tutti responsabili e collaborativi e rassegnarci a vivere ancora un anno particolare. 

mercoledì 21 ottobre 2020

AUGURI

Oggi Pietro ha compiuto 22 anni! 


Mamma mia, quanto tempo è passato, quante cose sono accadute, quanti ricordi affollano la mente. 

La mattina del 21 ottobre 1998 (mi pare fosse mercoledì come oggi) mi svegliai verso le 4, scesi giù, pioveva a dirotto, c'era vento, io ero smaniosa, nervosa, uscii fuori e mi misi a raccogliere i panni stesi per non farli bagnare. Poi cominciarono i dolori, sempre più forti. Mi sedetti sul divano e cercai di fare qualche esercizio di respirazione, invano. In realtà soffrivo molto e avevo paura. 

Alle 6 svegliai Claudio e gli dissi di andare, che era arrivato il momento. Anche lui era teso ed emozionato. Ci vestimmo, prendemmo la fatidica valigia e uscimmo di casa. Claudio ebbe la felice idea di fermarsi in bar a fare colazione. Io mi contorcevo appoggiata al bancone sotto lo sguardo perplessi di camionisti e avventori mattutini. Eravamo giovani e inesperti.  Andammo via e arrivammo presto in ospedale (allora c'era, il glorioso Santissimo Rosario), mi diedero una stanza e mi trattenni lì per un po'. Chiamammo le nostre mamme e alle 10 mi spostarono in sala travaglio. Ne ebbi per un po' e alle 12 mi portarono in sala parto, mia sorella Iva, mio angelo custode, sempre presente. 

Alle 12.55 nacque Pietro. Rosso, con i capelli neri e bagnati, aveva la camicia. Dopo poco, in camera, me lo attaccarono al seno e cominciò a succhiare forte. Bevve parecchi grammi di latte. Che tenerezza! Ho sempre pensato che l'amore tra noi sia nato in quel preciso momento, chissà.

E così, dopo la prima infanzia, l'asilo, la scuola, il liceo, lo sport, gli interventi chirurgici, l'università, eccoci qui  a festeggiare alla maniera COVID i 22 anni. 

Da ieri sera faccio i conti, adesso era ancora nella pancia, ecco, mancava poco, adesso stava per nascere, ...

Grande emozione la prima maternità, forte. E Pietro ha continuato a darmi forti emozioni sempre, preoccupazioni e soddisfazioni. 

Ma ora stop ai pensieri nostalgici, vengo ad oggi.

L'ho onorato con un pranzetto semplice ma gustoso (purtroppo Ale non c'è, è a Roma). 

Ho preparato qualche stuzzichino per antipasto, dei paccheri conditi con porro soffritto, zuccchine, salmone e panna e un contorno di bietole ripassate con aglio, acciughe e capperi. 



Per finire ho provato a fare un dolce particolare di cui mi ha dato la ricetta la mia amica pasticcera Antonella: una sofisticata cheesecake cioccolato e mandarino, un mélange di gusti ben assortiti.




Ho tritato i frollini e li ho amalgamati e compattati con il burro fuso; ho aggiunto uno strato cremoso e goloso realizzato con panna fresca montata, yogurt greco compatto, formaggio morbido e zucchero, cui ho aggiunto cioccolato fondente fuso. Ho livellato lo strato e messo in frigo a raffreddare. 

Intanto ho premuto dei mandarini, ho setacciato e messo sul gas con poco zucchero da sciogliere. Poi ho completato con la colla di pesce ammollata, ho coperto il dolce e ho messo in frigorifero a raffreddare e "indurire". Stamani ho decorato con "citazioni" degli ingredienti: biscotti, cioccolato e mandarino

Il dolce è di facile realizzazione, gustoso e non banale, goloso di cioccolato, leggermente aspro di yogurt e succo, fresco di frigo e gelatina. 


AUGURI PIETRO!

lunedì 19 ottobre 2020

GOURMET

Domenica in famiglia 


Nonostante la pandemia, la voglia di vivere, di uscire e viaggiare,  di andare avanti è sempre tanta, anche se bisogna fare tutto con estrema prudenza.
Il dono di questa domenica di metà ottobre, appena trascorsa, è stato un bel sole tiepido, sebbene la temperatura si sia notevolmente abbassata nelle ultime settimane.
Visto che avevamo anche Pietro da festeggiare,  abbiamo pensato di raggiungere Alessandro a Roma e pranzare nelle vicinanze.
Siamo andati a prenderlo alla stazione metro dell'Anagnina e da lì abbiamo proseguito per i Castelli Romani per un pranzo a base di specialità romanesche rivisitate da uno chef segnalato Michelin presso la Locanda Cacciani,

un ristorante storico a conduzione familiare, con terrazza panoramica,

personale molto gentile e una nonnina che con polso, padronanza, esperienza e competenza gestiva la situazione, fermando quasi ogni cameriere all'uscita dalle cucine.


Tutti e cinque abbiamo consultato il ricco menù e ciascuno ha scelto secondo il proprio gusto, cannelloni del nonno, tonnarelli cacio e pepe, ravioli alle erbe, con salsina di patate e crumble di parmigiano (io ho preso questi, con Pietro, e mi sono leccati i baffi). 








Per secondo ancora varietà di gusti con abbacchio alla scottadito, porchetta e carrè di maialino al mosto, con scaroline saltate, funghi porcini arrosto, conditi con olio profumato all'aglio e pepe. Buonissimi! Dopo aver pasteggiato e bevuto un rosso locale, ci siamo addolciti con un semifreddo al gianduia e una zuppa inglese della tradizione. 
L'ambiente era classico, ampio, curato, la terrazza panoramica e soleggiata, ma al termine siamo scappati via per sorbire un buon caffè in piazza, dinanzi ad un artista di strada, un rocambolesco giocoliere.

Lasciata la bella Frascati, le sue dolci colline e le rinomate ville Tuscolane,

siamo tornati all'Anagnina per accompagnare e salutare Ale, unico neo della giornata.  

venerdì 16 ottobre 2020

LA CRISI MORDE

Qualche settimana fa sono stata a Isola Liri e lì più che altrove ho riscontrato quanto la crisi economica stia ferendo il nostro tessuto sociale, il nostro benessere. Decine e decine di negozi chiusi, saracinesche abbassate, cartelli di fittasi e vendesi. Uno scenario davvero triste e preoccupante. 








Un paese in realtà carino, caratterizzato dalle cascate del fiume Liri, un agglomerato urbano del basso Lazio, in provincia di Frosinone, di oltre 11.000 abitanti,   Isola si chiama così perchè il centro storico si sviluppa su un'isola, appunto, formata dal fiume che all'altezza del castello Boncompagni Viscogliosi si divide in due rami che  fanno un salto di circa trenta metri, dando vita alla Cascata Grande e alla Cascata del Valcatoio. Dunque un paese italiano "normale", ove vive gente e si sviluppano attività varie, ma che dalle foto che ho scattato evitenzia in tutta la sua gravità e tristezza il grave mutamento sociale ed economico che stiamo vivendo, una crisi cominciata con la faccenda dei mutui sub prime americani del 2008 e continua aggravata adesso dalla pandemia da COVID, che è alla seconda forte preoccupante ondata. 










Tutto questo deve farci riflettere e forse mutare abitudini. I cittadini possono molto, ma il grosso spetta alle istituzioni che purtroppo  a volte non si mostrano all'altezza.

GRANDE GIOIA

Questa mattina Pietro ha fatto l'esame finale, quello che ai miei tempi era la discussione della tesi, perché in effetti gli esami veri e propri, quelli curriculari, li ha finiti da un po'. 


La pandemia ha sconvolto tutto, niente seduta di laurea, niente festa, niente viaggio a Napoli presso la gloriosa sede della Facoltà di Ingegneria di Fuorigrotta, dove il 4 novembre del 1981 si laureò mio fratello Umberto (ero piccina), ma ugualmente tanta emozione. 

Lui ha studiato tantissimo ed era teso per l'esame. Io mi sono tenuta libera e sono rimasta in casa. Alle 11.30 sono salita su e mi sono messa dietro la porta della sua cameretta, chiusa a chiave, a origliare accarezzando il gatto. 

Ho seguito domande e risposte di Meccanica, per me incomprensibili fino a quando il professore ha detto: "Va bene, allora è fatta, lei è praticamente laureato, è andato molto bene e il voto sarà alto, ma non mi chieda quando ci sarà la proclamazione perché  io non lo so...".

Il Covid rimescola le carte e detta nuove regole. 

Ma non importa. Quello che so è che Pietro, il mio bambino biondo, che ho tanto rimproverato da piccolo, si è laureato (è la triennale) in Ingegneria Gestionale. Ed io ero là, con lui, in lacrime di commozione, dietro la porta, per fargli gli auguri per prima, prima dopo il prof.

Ho pensato a mamma che trovai a passeggiare per strada, tesa, fuori la scuola il giorno dei miei esami di maturità. La storia si ripete, i figli tracciano la loro strada per il fturo, per la vita adulta e i genitori  li accompagnano, sempre, ognuno a suo modo, a volte sbagliando, ma sempre con amore, sempre in buona fede.

Come sempre scrivO, scrivo molto e ho ripreso un pochino a scrivere anche sul blog, però non ho più voglia di condividere i post su Facebook soprattutto.

Condivido su Pinterest E su Twitter, ma su Facebook sto evitando.

E'  tanto frequentato e le cose vengono letteda molti, gente che mi conosce appena,  spesso  travisate, come mi è capitato quest'estate da parte di alcune vicino di ombrellone, quindi adesso ci vado un po' con i piedi di piombo. Non ho  più tanta voglia di espormi mediaticamente.

CHI VINCERA'?

Ogni giorno una novità,  ogni giorno se ne inventano una i miei simpatici bricconi conviventi.

Ieri sera, dopo cena, hanno cominciato a fare esercizi ginnici con una  sedia, sfidandosi. Ha cominciato il piccolo e gli altri hanno raccolto senza farsi pregare. 


Hanno iniziato   a sollevare una sedia della cucina con un braccio teso e poi a tenerla, così in sospensione per quando più tempo possibile.

Per la cronaca devo dire che ha vinto Pietro, Claudio senior  ha dato forfait dicendo che si era stancato (e non che non ce la faceva più); Claudietto  ha mollato per secondo.

Alla fine dei loro esperimenti, ho provato anch'io e sono riuscita a tenere la sedia  quasi per un minuto ricevendo complimenti (?) per i miei bicipiti, in realtà abbastanza fiacchi, i muscoli più deboli che ho.

La  vita familiare, anche se spesso faticosa e a volte conflittuale,  è divertente  e dà sempre grandi spunti, ma soprattutto è protettiva, un rifugio, una copertina calda per proteggersi da tutto quello che c'è fuori. 




Quiete serena

Mentre i giorni d'autunno si inseguono, io sto. Sto bene, ferma nel mio sole di novembre, a godermi l'amore sempiterno di mio marito...