GITA AL FARO di VIRGINIA WOOLF
Recensione
di Giuditta Di Cristinzi
Gita al faro di Virginia Woolf è uno di quei capolavori da leggere almeno una
volta nella vita. Confesso di aver impiegato molto tempo per ultimarlo, in
realtà non mi ha preso sin dall'inizio. Si tratta di un libro complesso, difficile, non
sempre scorrevole ma in realtà è un libro poesia, un libro elegia, molto autobiografico, in cui Virginia Woolf parla dei coniugi
Ramsay che rappresentano i suoi genitori. La signora Ramsay
rappresenta la leggiadrìa, la bellezza
disinvolta, la dolcezza e l’indulgenza della madre, di tutte delle madri. Mentre il signor Ramsay rappresenta l'egoismo maschile, l’egocentrismo dell'intellettuale o dell'uomo
in genere, la severità dell'autorità,
talvolta immotivata. Fanno da corona ai protagonisti tante altre figure:
la numerosa prole della coppia e un folto
gruppo di amici e di artisti come il vecchio poeta Augustus Carmichael, la pittrice Lily Briscoe, Charles
Tansey, Paul Rayley e Minta Doyle.
Il libro è diviso in tre sezioni, La
finestra, Il tempo che passa e Il faro.
Nella parte iniziale il
figlio più piccolo, James, chiede di
fare una gita al faro mentre la famiglia è in vacanza nelle isole Ebridi. La mamma vuole
assolutamente accontentarlo invece il
padre dice che non sarà possibile perché l'indomani sarà cattivo tempo. Quindi
tutta la prima parte si svolge attorno a quest'unico fatto, mentre i personaggi
sono riuniti a cena in casa degli ospiti.
La narrazione va avanti
densa e lenta con i flussi di coscienza dei vari personaggi pennellati dall’autrice narrati con vera maestrìa. La
seconda parte è una riflessione sul
tempo che passa, che anzi pare passato repentinamente. La signora Ramsay e due degli otto figli della
coppia sono morti prematuramente, il marito è invecchiato, gli altri
figli sono cresciuti ma vivono ancora in famiglia. Si ha una visione
della casa rovinata dal tempo, come
tutto il resto, il giardino curato è divenuto un bosco, la vecchia abitazione è praticamente in
rovina. Faticosamente le donne di servizio di dieci anni prima,
ormai vecchie e stanche, cercano di rimetterla in ordine perché la
famiglia vi trascorrerà ancora una volta qualche giorno di vacanza con gli
amici di un tempo.
La terza e ultima
parte vede realizzare finalmente il
desiderio di James, la volontà di tanti
anni prima, di quanto era solo un bambino che voleva solcare il mare per
giungere al faro e andare in visita alla famiglia del custode.
La gita finalmente si
compie su una barca a vela di pescatori. Il signor Ramsay con la figlia Cam,
ovvero Camilla, e il figlio James riescono a giungere al faro. Egli ha perso la sua asperità, è
vecchio, dimesso, divora un libro e alla fine dice “bravo” a James. Finalmente,
la parola che il figlio avrebbe
sempre voluto sentire.
Intanto dalla riva Lily Briscoe, la pittrice che non riusciva a compiere la sua
opera ovvero il ritratto della signora Ramsay
con il piccolo James ai suoi piedi,
riesce a tracciare l'ultima linea sulla tela. Si risolve. Questo gesto
finale forse rappresenta la difficoltà di ogni artista, di Virginia Woolf stessa, che riesce
a compiere l'opera solo dopo aver percorso un lungo cammino, dopo aver maturato,
vissuto e sofferto.
Con quest’opera Virginia
elabora il lutto della madre patito tanti
anni prima. É la prova che il tempo
distrugge, modifica, altera ma nel contempo compie tutto.
Ho impiegato del tempo a
leggere il libro. GITA AL FARO o semplicemente AL FARO
è un testo difficile, il capolavoro di
una donna infelice che chiuderà com’è noto, la sua vita col suicidio. L’ho
letto in un periodo complesso e delicato della mia esistenza, nel momento in
cui assisto all’inesorabile declino di mia madre, la persona che più mi
ha amato al mondo e che più amo insieme ai
figli. E mentre penso che quando lei se ne andrà mi sentirò sola al modo
come deve essersi sentita l’autrice quando ha perso la sua di mamma, comprendo appieno che Virginia Woolf è una
grande scrittrice e un esempio da avere sempre a mente se si vogliono scrivere testi che lascino il segno.
Il libro fu pubblicato
per la prima volta in Gran Bretagna nel 1927 e in italiano nel 1934.
GITA AL FARO, genere
MODERNISMO, pagg. 226, EAN 9788811360889, Garzanti libri editore, trad. G.
Celenza, tascabile.
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