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martedì 27 novembre 2018

LE MIE INTERVISTE

L’INTERVISTA
di Giuditta Di Cristinzi

Walter Lazzarin, classe 1982, di Rovigo, è un ragazzo dal multiforme ingegno. Figlio unico, ha frequentato il liceo scientifico della sua città e ha intrapreso in seguito studi diversi e disparati. Prima ha conseguito la laurea in Economia Aziendale presso l'Università di Bologna, poi ha studiato Filosofia a Padova.
Ha da sempre una grande passione per il calcio ed è un mago con le parole: costruisce tautogrammi, ovvero componimenti in cui tutte le parole usate, che siano sostantivi, verbi, aggettivi o altro, hanno la stessa lettera iniziale, segno questo di grande e sveglia intelligenza "letteraria", non disgiunta da interessi variegati e singolare verve.
Ama viaggiare, bere birra e fare nuove esperienze. Qualche tempo fa è partito da casa con uno zaino e una Olivetti Lettera 32 e si è inventato l'iniziativa Scrittore per strada (che qualcuno ha anche cercato di imitare e ripetere) per promuovere il suo romanzo IL DRAGO NON SI DROGA, titolo dal simpatico gioco di parole, storia in cui Walter narra vicende giovanili di grande attualità, in cui l'eroina non è certo un'eroina, ma un drago da combattere e vincere.
Ha un blog, http://scrittoreperstrada.blogspot.it e ha tenuto una rubrica fissa nella trasmissione televisiva DRIBBLING in onda il sabato su RAI 2, ove ha potuto conciliare le sue due principali passioni, il calcio e le parole.
D. Walter, hai davvero tanti interessi. Ma se dovessi dire qual è la tua passione principale?
R. Sviluppare e conoscere me stesso!
D. Interessante, il vecchio gnothi seauton (scritto così è orribile!) di socratiana memoria. Del resto da un filosofo non ci si poteva aspettare niente di meno! Ma con precisione, qual è stata la tua formazione?
R. Ho letto molto Topolino.
D. Divertente. Ed eri bravo a scuola? E all'università?
R. Alle elementari andavo bene, senza sforzo, poi ho continuato a impegnarmi sempre poco, con l’unico obiettivo di non avere mai insufficienze. Non mi interessava prendere voti alti, anzi lo trovavo fatica sprecata. Così è stato fino alla laurea in Economia. Con Filosofia ho deciso di fare sul serio, mi sembrava importante per il mio futuro lavorativo, e sono uscito con 110 e lode.
D. Complimenti! Quanti anni avevi quando hai scritto il tuo primo romanzo e quanto tempo hai impiegato per completarlo?
R. Era il 2005, avevo 22 anni. In teoria l’ho finito in pochi mesi, in pratica per anni mi sono dedicato alla revisione e alla riscrittura. Finché, nel 2011, mi sono deciso a spedirlo e dopo qualche mese un editore si è fatto vivo per pubblicarlo. Così è nato A volte un bacio. Edizioni Il Foglio.
D. Hai portato in giro il tuo Drago in tutta Italia: un'esperienza strepitosa, credo. Cosa ti ha regalato in termini di umanità questa avventura?
R. Sono sempre stato abbastanza misantropo. E tuttora non è che abbia grande considerazione dell’essere umano medio. Ma nel corso del mio progetto ho conosciuto in ogni parte d’Italia un sacco di persone fantastiche, che mi hanno accolto nelle loro case e fatto sentire spesso come uno della famiglia (anche a Venafro mi è successo).
D. Certo, ospite di EtCetera e mio. Come hai vissuto in quel periodo?
R. Il primo anno di Scrittore per strada, quello in cui ogni giorno o quasi ero in viaggio, è stato denso. Densissimo. Decine e decine di città, venti regioni, l’approdo in Tv, articoli su La Repubblica e Il Corriere e La Stampa. Mi sentivo in perenne crescita, e al contempo ogni volta che lasciavo un posto mi sembrava di perdere qualcosa, temevo di non rivedere mai più amici che per un certo periodo per me hanno rappresentato tutto.
D. Dunque si può vivere di letteratura, anzi addirittura di tautogrammi?
R. Si può, si può.
D. Dopo il Drago, cosa hai scritto?
R. Due romanzi, ancora inediti. E una raccolta di tautogrammi, Ventuno vicende vagamente vergognose, pubblicata da CasaSirio.
D. È difficile pubblicare in Italia o, meglio, pubblicare gratuitamente? Si vendono i libri? Dove sta andando il mondo dell'editoria oggi e quello della letteratura in genere?
R. Pubblicare, giustamente, non è facile. Pubblicare a pagamento è facilissimo, però. Ma non credo che riservi soddisfazioni. Ho avuto la fortuna di trovare, già dal 2011, editori disposti a scommettere su di me. In quanto all’editoria in generale: non è un mercato in crescita, questo no, ma per l’editoria di qualità c’è ancora spazio. La letteratura resta una forma d’arte unica, diversa dal cinema e da ogni altra modalità di esperienza estetica.
D. Che senso ha, nell'epoca digitale cui appartieni a pieno titolo per età, andare in giro a scrivere con una vecchia Olivetti?
R . Ho una pessima grafia, altrimenti avrei scritto a mano!
D. Come hai fatto per approdare in TV?
R. Le prime volte in cui sono stato ospite è stato sempre in seguito a qualche articolo uscito su un quotidiano nazionale, come La Repubblica. Quando ho iniziato a lavorare per Rai 2, invece, è stato grazie a un regista di Rai Sport, che mi ha scoperto e mi ha proposto al direttore.
D. A cosa stai lavorando adesso?
R. A un romanzo e a una terza raccolta di tautogrammi (in ambito cinematografico).
D. Dicci, sei fidanzato? Qual è la tua donna ideale o per adesso non hai in mente nulla di serio?
R. Sono single. E non credo di avere una donna ideale: mi piacciono le ragazze che sanno replicare alle mie battute, non mi piacciono le tipe complimentose. Poi, beh, se parliamo di fisico: non vado pazzo per le forme abbondanti. E guai se tifano per una certa squadra di Torino.
Benissimo, Walter, ti sei riconfermato per come ti conoscevo, un ragazzo brillante e simpatico, talentuoso e intraprendente.
Le donne GEArtis ti ringraziano e ti augurano buon lavoro e buona vita.
E naturalmente sperano di leggerti di nuovo molto presto.

Ciao Perugia,  tornerò!
Meriti più di una visita fugace,  ma ora mi aspetta la Venafro,  il  piccolo,  modesto, autentico  luogo della mia anima!



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