L’INTERVISTA
di
Giuditta Di Cristinzi
Walter Lazzarin,
classe 1982, di Rovigo, è un ragazzo dal multiforme ingegno. Figlio unico, ha
frequentato il liceo scientifico della sua città e ha intrapreso in seguito
studi diversi e disparati. Prima ha conseguito la laurea in Economia Aziendale presso l'Università
di Bologna, poi ha studiato Filosofia
a Padova.
Ha da
sempre una grande passione per il calcio ed
è un mago con le parole: costruisce tautogrammi, ovvero componimenti
in cui tutte le parole usate, che siano sostantivi, verbi, aggettivi o altro,
hanno la stessa lettera iniziale, segno questo di grande e sveglia intelligenza "letteraria",
non disgiunta da interessi variegati e singolare verve.
Ama
viaggiare, bere birra e fare nuove esperienze. Qualche tempo fa è partito da
casa con uno zaino e una Olivetti
Lettera 32 e si è inventato l'iniziativa Scrittore per strada (che
qualcuno ha anche cercato di imitare e ripetere) per promuovere il suo romanzo IL DRAGO NON SI
DROGA, titolo dal simpatico gioco di parole, storia in cui Walter
narra vicende giovanili di grande attualità, in cui l'eroina non è certo
un'eroina, ma un drago da combattere e vincere.
Ha un
blog, http://scrittoreperstrada.blogspot.it e ha
tenuto una rubrica fissa nella trasmissione televisiva DRIBBLING in onda il
sabato su RAI
2, ove ha potuto conciliare le sue due principali passioni, il
calcio e le parole.
D.
Walter, hai davvero tanti interessi. Ma se dovessi dire qual è la tua passione
principale?
R. Sviluppare
e conoscere me stesso!
D. Interessante,
il vecchio gnothi seauton (scritto
così è orribile!) di socratiana memoria. Del resto da un filosofo non ci si
poteva aspettare niente di meno! Ma con precisione, qual è stata la tua
formazione?
R. Ho
letto molto Topolino.
D. Divertente.
Ed eri bravo a scuola? E all'università?
R. Alle
elementari andavo bene, senza sforzo, poi ho continuato a impegnarmi sempre
poco, con l’unico obiettivo di non avere mai insufficienze. Non mi interessava
prendere voti alti, anzi lo trovavo fatica sprecata. Così è stato fino alla
laurea in Economia. Con Filosofia ho deciso di fare sul serio, mi sembrava
importante per il mio futuro lavorativo, e sono uscito con 110 e lode.
D. Complimenti!
Quanti anni avevi quando hai scritto il tuo primo romanzo e quanto tempo hai
impiegato per completarlo?
R. Era il
2005, avevo 22 anni. In teoria l’ho finito in pochi mesi, in pratica per anni
mi sono dedicato alla revisione e alla riscrittura. Finché, nel 2011, mi sono deciso a
spedirlo e dopo qualche mese un editore si è fatto vivo per pubblicarlo. Così è
nato A volte un bacio. Edizioni Il
Foglio.
D. Hai
portato in giro il tuo Drago in tutta Italia: un'esperienza strepitosa, credo.
Cosa ti ha regalato in termini di umanità questa avventura?
R. Sono
sempre stato abbastanza misantropo. E tuttora non è che abbia grande
considerazione dell’essere umano medio. Ma nel corso del mio progetto ho
conosciuto in ogni parte d’Italia un sacco di persone fantastiche, che mi hanno
accolto nelle loro case e fatto sentire spesso come uno della famiglia (anche a
Venafro mi è successo).
D.
Certo, ospite di EtCetera e mio. Come hai vissuto in quel periodo?
R. Il
primo anno di Scrittore per strada, quello in cui ogni giorno o quasi ero in
viaggio, è stato denso. Densissimo. Decine e decine di città, venti regioni,
l’approdo in Tv, articoli su La
Repubblica e Il Corriere e La Stampa. Mi sentivo in
perenne crescita, e al contempo ogni volta che lasciavo un posto mi sembrava di
perdere qualcosa, temevo di non rivedere mai più amici che per un certo periodo
per me hanno rappresentato tutto.
D.
Dunque si può vivere di letteratura, anzi addirittura di tautogrammi?
R. Si
può, si può.
D. Dopo
il Drago, cosa hai scritto?
R. Due
romanzi, ancora inediti. E una raccolta di tautogrammi, Ventuno vicende vagamente vergognose, pubblicata da CasaSirio.
D. È
difficile pubblicare in Italia o, meglio, pubblicare gratuitamente? Si vendono
i libri? Dove sta andando il mondo dell'editoria oggi e quello della letteratura
in genere?
R.
Pubblicare, giustamente, non è facile. Pubblicare a pagamento è facilissimo,
però. Ma non credo che riservi soddisfazioni. Ho avuto la fortuna di trovare,
già dal 2011, editori disposti a scommettere su di me. In quanto all’editoria
in generale: non è un mercato in crescita, questo no, ma per l’editoria di
qualità c’è ancora spazio. La letteratura resta una forma d’arte unica, diversa
dal cinema e da ogni altra modalità di esperienza estetica.
D. Che senso ha, nell'epoca
digitale cui appartieni a pieno titolo per età, andare in giro a scrivere con una
vecchia Olivetti?
R . Ho una pessima grafia,
altrimenti avrei scritto a mano!
D. Come hai fatto per approdare
in TV?
R. Le prime volte in cui sono
stato ospite è stato sempre in seguito a qualche articolo uscito su un
quotidiano nazionale, come La Repubblica. Quando ho iniziato a lavorare per Rai
2, invece, è stato grazie a un regista di Rai Sport, che mi ha scoperto e mi ha
proposto al direttore.
D. A cosa stai lavorando adesso?
R. A un romanzo e a una terza
raccolta di tautogrammi (in ambito cinematografico).
R. Sono single. E non credo di avere una donna ideale: mi piacciono le
ragazze che sanno replicare alle mie battute, non mi piacciono le tipe
complimentose. Poi, beh, se parliamo di fisico: non vado pazzo per le forme
abbondanti. E guai se tifano per una certa squadra di Torino.
Benissimo, Walter, ti sei
riconfermato per come ti conoscevo, un ragazzo brillante e simpatico,
talentuoso e intraprendente.
Le donne GEArtis ti ringraziano e ti augurano buon lavoro e buona
vita.
E naturalmente sperano di leggerti
di nuovo molto presto.
Ciao
Perugia, tornerò!
Meriti
più di una visita fugace, ma ora mi
aspetta la Venafro, il
piccolo, modesto, autentico luogo della mia anima!
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