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mercoledì 14 novembre 2018

ICANTI DELLA RISAIA di SANDRO BARILE

Sabato 10 novembre a Venafro, nella suggestiva cornice della Palazzina Liberty, di recente restaurata e aperta al pubblico,  è stato presentato l'ultimo lavoro letterario di Sandro Barile,  I CANTI DELLA RISAIA. Ha presentato l'evento la preside Vincenzina Scarabeo Di Lullo, vivacissima ed eccletica animatrice culturale della città.   Ha partecipato  Monica di Filippo,  presidentessa dell'Associazione genitori Arcobaleno Onlus cui sono stati devoluti i proventi della vendita del libro per gentile e prodiga concessione dell'autore.  Sandro Barile,  nato nel 1937 a Venafro,  ha lasciato la città a soli  18 anni per arruolarsi nell'Aeronautica.  Successivamente,  giunto a Novara ha sposato una  novarese, ha avuto tee figli, è emigrato per lavoro anche all'estero ma infine si è dedinitivamente  stabilito poi definitivamente stabilito  nella ridente città del nord. Da sempre coltiva l'hobby della scrittura, che esercita con successo in vari generi. Ha pubblicato I pianti di Sarajevo , Sul filo dei ricordi, Visti così,  Figli esulin Terra e cielo. Ha dato alle stampe anche  numerosi testi in dialetto molisano come La Frascktela, I fucular,  Canti alle Sorgenti, Santa Croce, Stille  di luce  e vari opuscoli. È stato negli anni premiato è attenzionato da numerose recensioni positive. Il testo Canti della risaia vuole essere un omaggio variegato alle terre del Nord che hanno ospitato il nostro,  in particolare al Novarese e al Vercellese, terre fertili dedite alla fiorente coltura e cultura del riso. Il testo contiene numerose immagini d'epoca, notizie sull'origine della coltivazione, canti, descrizioni, poesie,  storielle,  leggende, consigli e finanche ricette. Tutta la raccolta gira intorno a questo cereale nobile,  alla coltivazione,  alla produzione,  alle mondine già cantate anche dal grande cinema italiano con RISO AMARO, alle risaie,  alle operazioni del trapianto, della monda, del taglio, della  separazione dalla pura.  Viene descritta in tutte le sue fasi la coltivazione del riso,  cereale ricco di proprietà nutritive e dietetiche dai natali molto antichi, coltivazione iniziata in Asia e  ormai diffusa in tutto il mondo. 
Quando non vi era il sussidio delle macchine agricole,  giungevano nei luoghi di coltivazione, da tutta Italia, specie dal nord circostante, piccoli eserciti di mondine donne alla ricerca di lavoro che si dedicavano alle difficili e faticose operazioni di trapianto e  monda nel periodo primaverile e di taglio e raccolta nel periodo autunnale in condizioni spesso malsane a causa della forte umidità.  Erano donne modeste, giovani, spesso madri,   bisognose di lavorare,  che si recavano nelle pianure novaresi,  vercellesi, pavesi ed emiliane per svolgere  un lavoro pesante e con poche tutele. Spesso venivano colpite dalla malaria, trascorrevano ore e ore con i piedi e le mani immerse nell'acqua fredda,  costrette a lavorare chine sulla risaia per molte  ore al giorno. Quello che colpisce di questa realtà e che canta lo scrittore  molisano è che le mondine  non perdevano  la loro allegria; erano giovani donne che alla fine della giornata di lavoro si lavavano,  si rinfrescavano,  si cambiavano d'abito, si facevano belle con semplicità, consumavano  una parca cena e si ritrovavano sull'aia del cascinale ove alloggiavano a ballare e  cantare,  spesso corteggiate dei giovanotti del paese. 
Quello che ho apprezzato maggiormente nell'opera di Sandro Barile è  la dedizione, l'amore e la riconoscenza alla ricca,  la gratitudine e l'ammirazione nei confronti di queste donne semplici che lavoravano per guadagnarsi un sacchetto di riso senza perdere la loro allegria, la loro gioia di vivere. I passi  che ho preferito nel libro sono sicuramente quelli poetici, lirici, sinceri e ispirati. 
Dunque bravo Sandro Barile che con vigore,  cuore e semplicità arricchisce il quadro della letteratura italiana pennellandola di colore.


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