Sabato 10 novembre a
Venafro, nella suggestiva cornice della Palazzina Liberty, di recente
restaurata e aperta al pubblico, è stato presentato l'ultimo lavoro
letterario di Sandro Barile, I CANTI DELLA RISAIA. Ha presentato l'evento
la preside Vincenzina Scarabeo Di Lullo, vivacissima ed eccletica animatrice
culturale della città. Ha partecipato Monica di
Filippo, presidentessa dell'Associazione genitori Arcobaleno Onlus cui
sono stati devoluti i proventi della vendita del libro per gentile e prodiga concessione
dell'autore. Sandro Barile, nato nel 1937 a Venafro, ha
lasciato la città a soli 18 anni per arruolarsi nell'Aeronautica.
Successivamente, giunto a Novara ha sposato una novarese, ha avuto
tee figli, è emigrato per lavoro anche all'estero ma infine si è
dedinitivamente stabilito poi definitivamente stabilito nella
ridente città del nord. Da sempre coltiva l'hobby della scrittura, che esercita
con successo in vari generi. Ha pubblicato I pianti di Sarajevo , Sul filo dei
ricordi, Visti così, Figli esulin Terra e cielo. Ha dato alle stampe
anche numerosi testi in dialetto molisano come La Frascktela , I
fucular, Canti alle Sorgenti, Santa Croce, Stille di luce e
vari opuscoli. È stato negli anni premiato è attenzionato da numerose recensioni
positive. Il testo Canti della risaia vuole essere un omaggio variegato alle
terre del Nord che hanno ospitato il nostro, in particolare al Novarese e
al Vercellese, terre fertili dedite alla fiorente coltura e cultura del riso.
Il testo contiene numerose immagini d'epoca, notizie sull'origine della
coltivazione, canti, descrizioni, poesie, storielle, leggende,
consigli e finanche ricette. Tutta la raccolta gira intorno a questo cereale
nobile, alla coltivazione, alla produzione, alle mondine già
cantate anche dal grande cinema italiano con RISO AMARO, alle risaie,
alle operazioni del trapianto, della monda, del taglio, della separazione
dalla pura. Viene descritta in tutte le sue fasi la coltivazione del
riso, cereale ricco di proprietà nutritive e dietetiche dai natali molto
antichi, coltivazione iniziata in Asia e ormai diffusa in tutto il
mondo.
Quando non vi era il
sussidio delle macchine agricole, giungevano nei luoghi di coltivazione,
da tutta Italia, specie dal nord circostante, piccoli eserciti di mondine donne
alla ricerca di lavoro che si dedicavano alle difficili e faticose operazioni
di trapianto e monda nel periodo primaverile e di taglio e raccolta nel
periodo autunnale in condizioni spesso malsane a causa della forte
umidità. Erano donne modeste, giovani, spesso madri,
bisognose di lavorare, che si recavano nelle pianure novaresi,
vercellesi, pavesi ed emiliane per svolgere un lavoro pesante e con poche
tutele. Spesso venivano colpite dalla malaria, trascorrevano ore e ore con i
piedi e le mani immerse nell'acqua fredda, costrette a lavorare chine
sulla risaia per molte ore al giorno. Quello che colpisce di questa
realtà e che canta lo scrittore molisano è che le mondine non
perdevano la loro allegria; erano giovani donne che alla fine della
giornata di lavoro si lavavano, si rinfrescavano, si cambiavano
d'abito, si facevano belle con semplicità, consumavano una parca cena e
si ritrovavano sull'aia del cascinale ove alloggiavano a ballare e
cantare, spesso corteggiate dei giovanotti del paese.
Quello che ho apprezzato
maggiormente nell'opera di Sandro Barile è la dedizione, l'amore e la
riconoscenza alla ricca, la gratitudine e l'ammirazione nei confronti di
queste donne semplici che lavoravano per guadagnarsi un sacchetto di riso senza
perdere la loro allegria, la loro gioia di vivere. I passi che ho preferito
nel libro sono sicuramente quelli poetici, lirici, sinceri e ispirati.
Dunque bravo Sandro
Barile che con vigore, cuore e semplicità arricchisce il quadro della
letteratura italiana pennellandola di colore.
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