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mercoledì 28 novembre 2018

LE MIE INTERVISTE

L’INTERVISTA
di Giuditta Di Cristinzi

Oggi è nostro gradito ospite Roberto Ippolito, classe “51, scrittore e giornalista, autore di svariati best seller come
Evasori e Il Bel Paese maltratto pubblicati da Bompiani seguiti dagli ultimi tre libri con Chiarelettere, nell’ordine Ignoranti, Abusivi e Eurosprechi. In precedenza altri suoi titoli sono usciti con Laterza. 
Ma Roberto è anche un attivissimo operatore e organizzatore culturale. Infatti   ha ideato e diretto diversi eventi tra cui "Voluminosi" presso i  Granai a Roma, festival letterario non stop,  Libri al centro  a Cinecittà, primo festival  svolto in un centro commerciale, "conPasolini" sempre  a Roma, Nel baule  al Maxxi, A tutto volume  a  Ragusa e  Pagine in cammino a Castellaneta. Inoltre è stato editor del Festival dell'economia di Trento e ha dato vita al Tour del Brutto dell'Appia Antica.
Ha curato a lungo  l’economia  per il quotidiano La Stampa  ed è stato direttore della comunicazione di Confindustria e delle  relazioni esterne dell'università LUISS di Roma. Ippolito ha avuto anche un’esperienza come docente di "Imprese e concorrenza" alla Scuola superiore di giornalismo della stessa LUISS.
Roberto, professionista della carta stampata dai variegati interessi, è oggi soprattutto scrittore di saggistica: dal 2000 ha dato alle stampe otto libri di inchiesta e approfondimento economico, politico, sociale e di costume. 
D. Benvenuto su GEArtis Web Magazine, Roberto. Vorrei sapere innanzitutto qual è stata la tua formazione?
R. Metterei in fila il vocabolario e i due volumi di un’enciclopedia che c’erano a casa che mi attiravano sin da piccolissimo; poi ci sono stati gli studi; poi ancora tanta lettura, il più possibile, di tutto cioè libri e giornali; l’edicola che è stata preziosa, consentendo di spaziare su ogni tema, di confrontare tante voci, di vedere gli approcci più diversi.
D. Dunque preparazione "enciclopedica", un po' scolastica, un po' fai da te. 
Ma da dove nasce tanto interesse per certi aspetti del vivere sociale e perché hai lasciato il giornalismo tout court per dedicarti alla saggistica e agli approfondimenti che hanno dato vita ai tuoi best seller?
R. Con molta banalità potrei rispondere che su questo nostro magnifico pianeta viviamo in una comunità, non essendo soli. Cosa accade intorno a noi è importante, in ogni istante,  e sapendolo può avere rilievo cosa possiamo far accadere. In una comunità le regole e il rispetto delle regole sono essenziali. Come sarebbe possibile non occuparsene? E come non pensare agli altri senza ricavarne infiniti stimoli? Il giornalismo è nel mio DNA. Nel giornalismo ci sono la scoperta degli avvenimenti e dei comportamenti, la ricerca dei dati dei fatti, la voglia di scavare nelle cose, i tentativi di comprendere e episodi e fenomeni e racconti. I tempi incalzanti del giornalismo sono gli stessi del mio modo di essere. Dopo aver compiuto un lungo percorso stando in prima linea in questo campo, ho sviluppato la mia attività su una prospettiva più ampia, per ricostruire dettagliatamente interi scenari. Con l’insaziabile curiosità di sempre! 
D. I libri di saggistica hanno la capacità di ampliare le conoscenze, di illustrare le tendenze di uno specifico settore, di analizzare i cambiamenti in atto e di guardare le possibili evoluzioni future. Quale peso hanno oggi?
R. La saggistica di attualità vive una stagione particolarmente difficile nel mercato editoriale che in generale non brilla. La disponibilità immediata di tante informazioni on line può dare l’illusione di sapere tutto con poche cliccate, dimenticando che un serio libro d’inchiesta o di analisi della realtà è frutto di mesi e mesi e mesi di lavoro. I libri possono essere l’antidoto ai toni esagerati, agli insulti e all’aggressività che si sono diffusi troppo. Ma non si vede traccia di una vera politica di sostegno ai libri, non per aiutare un editore o un autore in particolare ma per favorire la crescita collettiva.
D.
Italiani, un popolo di evasori, geniali, sregolati, abusivi, ignoranti. Questo il ritratto poco entusiasmante che sembra venir fuori dai titoli dei tuoi libri. E’ davvero così o è una favola antica? 
R. L’Italia e gli italiani, bisogna dirlo, sono una meraviglia. Poi potrei rispondere che non c’è una favola antica ma una favola attuale, una triste favola contemporanea. Le persone oneste e le persone preparate sono un’infinità. Ma guardando in faccia la realtà, cercando di rendersi conto di come stanno davvero le cose, si deve prendere atto dell’enormità dell’evasione fiscale, dell’abusivismo in tutti,  proprio tutti, i campi di attività, degli ultimi posti occupati dall’Italia nelle classifiche internazionali relative all’istruzione e alle competenze. Geni ne abbiamo, geni che hanno studiato e continuano a farlo ogni giorno. Ma purtroppo i dati documentano le spalle girate alle regole e alla preparazione. Come autore penso che sapere è importante per contribuire, ognuno di noi, a migliorare le cose. Nasconderle significa peggiorarle. Chi ama l’Italia non lo fa.
D. Come siamo veramente adesso e come sono le nuove generazioni?
R. C’è tanto di bello, di entusiasmante, di scattante nelle
nuove generazioni. Alle quali però vengono anche negati strumenti adeguati per l’istruzione, la cultura, la convivenza civile.
D. Possiamo tracciare una mappa geografica sui difetti degni italiani, ci sono ancora grandi differenze tra nord e sud, quanto a evasione fiscale, abusivismo e ignoranza, o c’è una certa omogeneità nella distribuzione dei vizi che caratterizzano gli abitanti del Bel Paese?
R. Non si scopre nulla parlando delle divaricazioni Nord-Sud che purtroppo resistono nel tempo. Ma bisogna fare attenzione a tutti gli aspetti. Faccio qualche esempio. Il Nord evade di più e il Sud ha più evasori. Il Sud ha più abusi edilizi e il Nord più abusivismo nelle professioni. Il Sud ha più dispersione scolastica ma non è tutto oro per l’istruzione al Nord. 
D. Interessante. Tu hai anche scritto di eurosprechi, ai quali hai dedicato da europeista l’ultimo tuo libro. Dunque conosci a fondo, per averla studiata, la situazione dell'Unione. A che punto siamo oggi? Cosa vuole l'Europa da noi e cosa può darci ancora?
R. L’Unione Europea non è un’entità astratta che incombe su di noi. E’ un’istituzione senza pari nella storia di tutta l’umanità essendo formata da stati che si sono legati insieme per scelta democratica, convinta, sostenuta dai trattati e dai parlamenti nazionali. Capovolgerei perciò la domanda: che cosa possiamo dare all’Europa? Tanto, tantissimo. Essendo l’Unione il frutto della volontà convergente dei singoli paesi membri, è indispensabile appunto che i singoli paesi membri si adoperino per renderla più forte, più bella, più attraente, più efficace sul piano istituzionale e su quello amministrativo. Che oggi l’Europa funzioni male è un fatto. Basandomi sugli oltre cento documenti ufficiali che ho utilizzato, nel mio libro svelo come i soldi si buttano via in misura non accettabile. Le cose possono cambiare. Se lo vogliamo. L’Europa può riprendere slancio. Se lo vogliamo. Ma oggi è un’impresa tremendamente difficile. Per me irrinunciabile.
D. Essendo un europeista convinto, sei preoccupato per l'attuale situazione economica e politica in Italia? Quali prospettive intravedi? 
R. L’attacco sistematico e denigratorio all’Unione Europea dipinta anche, addirittura, come la causa di tutti i nostri mali non ha fondamento. Le regole che dobbiamo rispettare sul fronte economico sono le regole che abbiamo sottoscritto con i trattati internazionali e che a nostra volta desideriamo veder rispettate da tutti gli altri paesi membri. L’Unione Europea è stata ed è importante per la nostra economia. L’euro ci ha dato e ci dà grossi benefici. Lo spaventoso debito pubblico dell’Italia è stato invece creato in Italia e può fare danni ai partners: è nostro dovere ridurlo. È evidente che sono più che preoccupato per le nostre scelte.  
D. Condivido appieno. Come si costruisce un libro d’inchiesta come uno dei tuoi, quali sono le fonti, il metodo e quanto tempo ci vuole? Fai tutto da solo o ti avvali di collaboratori?
R.
Un libro d’inchiesta si costruisce cercando e  poi cercando. E poi cercando. E cercando ancora. Guardando per strada, mettendo le mani nei cassetti, aprendo i siti, chiedendo in giro, leggendo tanto eccetera eccetera. Non c’è limite alle fonti. Il metodo è non darsi mai pace. Il tempo medio per un mio libro è di un anno, con alcuni periodi a tempo pieno ovvero dodici ore o anche più al giorno. Nessun collaboratore: con una battuta posso dire che a stento mi fido di me stesso. E in fondo non è neanche una battuta: mi controllo ogni virgola io stesso mille volte, affiancato dal prezioso lavoro della casa editrice.
D. Scriveresti mai un romanzo o non è proprio nelle tue corde? 
R. Sarebbe bellissimo farlo. Anche se uso una tecnica narrativa nei miei libri, ho la difficoltà di essere molto legato alla realtà.
D. Cosa ami leggere e qual è il tuo libro del cuore, il tuo scrittore preferito? E il giornalista che ritieni sia stato il tuo maestro?  
R. Leggo molta narrativa per entrare in mondi diversi. Come non parlare di Gabriel Garcia Marquez e dei suoi “Cent’anni di solitudine”, trionfo di una pazzesca costruzione fantastica? In pratica ho già detto che il mio maestro è l’edicola: tutta, con tutti coloro che ogni giorno l’abitano, di carta e digitale.
D. Dacci un'anteprima. A cosa stai lavorando adesso? Su quale argomento si incentrerà il tuo prossimo libro? Ancora un'inchiesta?
R. Sto compiendo delle ricerche e io stesso non so cosa accadrà.
D. Quindi ci lasci con una curiosità inevasa. Comunque, grazie mille Roberto, le donne GEArtis ti augurano buon lavoro e sperano di leggerti presto.
R. Credo che questo ringraziamento avrebbe dovuto chiudere l’intervista. Ma sono io a dire grazie a voi donne GEArtis per avermi fatto parlare insieme e per la considerazione. Grazie alle donne che si impegnano per la cultura!



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