Mi capita spesso di leggere su Facebook e Instagram, molto meno su Twitter, affatto su LinkedIn, parole di puro livore, di rabbia, di promesse di vendetta, anche se impersonali, di desiderio di regolare i conti oppure di sonori proclami, di proponimenti di affermare la propria persona sugli altri, di cambiare dopo sonore delusioni.
E' un atteggiamento molto diffuso perchè il web favorisce in qualche modo il distacco, l'anonimato. Penso sia abbastanza pericoloso, non tanto per gli altri, quanto per se stessi. L'idea di poter regolare i conti con qulacuno da cui riteniamo di aver ricevuto un torto attraverso Facebook è fallace ed è un maldestro tentativo di colpire "l'avversario/a"distanza, senza aver il coraggio di parlare con l'interlocutore diretto a viso aperto, interlocutore "anonimo" che in genere è una persona concreta e non astratta.
"I dati statistici parlano chiaro: in Italia si odia sempre di più e lo si fa sul web. Negli ultimi anni la violenza verbale e le discriminazioni sui social sono aumentati vistosamente. Sono sempre più numerosi quelli che scelgono di nascondersi dietro uno schermo, talvolta usando anche un profilo e un’identità falsi, per sfogare un livore orientato alla mera umiliazione del prossimo. Ogni individuo, prima o poi, fa esperienza della rabbia e del rancore, e imparando a convivere con questi sentimenti può provare a scioglierli e a convertirli in energia positiva e non distruttiva. Ciò che però inquieta dell’astio che sta alla base dell’hate speech, è la noncuranza e l’orgoglio con cui questo sentimento viene agito e indirizzato, talvolta, verso perfetti sconosciuti. Il web è l’occasione perfetta per sfogare la propria frustrazione in modo subdolo, aggirando il confronto diretto con l’interlocutore. Chi un tempo si limitava a inveire per strada o ai semafori, protetto dalla propria automobile, oggi può trovare terreno fertile in rete." (Thevision.com)
Anche i buoni propositi, oltre agli anatemi impersonali, sono una cosa così delicata e pesonale che va tenuta per sè, custodita segretissimamente possa verificarsi. I propositi di cambiamento hanno bisogno di cura e tenacia, di profondo convincimento personale e duro lavoro.
I nostri progetti sono come dei semi, dei piccoli semi delicati e fragili, che per germogliare devono essere piantati in un vaso, nella terra, al buio, annaffiati e guardati ogni giorno fino ad avere la pianta.
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