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lunedì 6 luglio 2020

MAMMA E FIGLI



Oggi ho tre figli di 21, 19 e 17 anni, tre maschi.
E sono immensamente felice dei miei ragazzi. 


Penso a volte a quanto sia stata dura arrivare fin qui, dare il biberon e cambiare il pannolino a due per volta, far fronte a tutte le emergenze sanitarie (hanno avuto le corna! e mille problemi grandi e piccini, interventi, accessi in P.S. e via discorrendo), accompagnarli tutti a fare  vaccinazioni,  visite, controlli dal dentista-ortodonzista, dal dermatologo, dall'ortopedico, portarli in piscina, a scuola calcio, o di Judo, di MMA, di Basket, di pallavolo, di atletica leggera, a far gare o lezioni di chitarra, andare ai colloqui a scuola, tutto moltiplicato tre e a distanza ravvicinata;






assecondare i loro gusti diversi a tavola, vestirli e calzarli, cercando di non viziarli, ...


E' difficile dare un'educazione oggigiorno, senza essere rigidi, senza avere l'autorità e l'autorevolezza dei nostri genitori. 
A loro non serviva troppo parlare, lo sguardo diceva tutto. Eravo figure severe, austere, distanti, esemplari. Certe cose non si facevano e basta. Ora tutto è permesso da questa società laica, liquida, leggera e da noi genitori spesso eterni Peter Pan.Peter Pan Film Immagini e Fotos Stock - Alamy

Prima si educava anche con le imposizioni che indirizzavano "nella buona direzione". 
Ma qual è la strada da seguire. 
Ora tutto è relativo. E soprattutto spesso anche noi genitori siamo immaturi, non siamo usciti completamente da una "fase adolescenziale", vogliamo essere amici dei nostri figli, non vogliamo imporre, non vogliamo limitare la loro libertà, non vogliamo dare orari, anzi,  vogliamo concedere  tutto. E i ragazzi che hanno tutto non hanno stimoli. 
Ho letto da qualche parte che i genitori dei nostri genitori, i nostri nonni, si preoccupavano di non far mancare ai loro figli da mangiare, i nostri genitori si preoccupavano di farci studiare, noi ci preoccupiamo di dare i nostri figli la felicità!
Ma la felicità non può esser data dall'esterno, nemmeno dalla madre, nemmeno dal padre, deve venire da dentro, dalla realizzazione del sè, quindi noi non dovremmo far altro che aiutare, indirizzare i nostri ragazzi a scoprire se stessi, a capire  quello che realmente sono e  vogliono. 
Educare  è come un secondo parto, è come se dessimo loro la vita una seconda volta.
Durante l'adolescenza, spesso i ragazzi sono evitanti, scostanti, non parlano volentieri. Dobbiamo aiutarli a non diventare degli eterni ribelli, evitando continue critiche al loro comportamento, aiutarli a rapportarsi ad altre figure, alla mamma, al papà  in primis e separatamente e alla coppia genitoriale insieme. 
Invece capita che la mamma e il papà, o la coppia, siano figure labili, leggere, distratte. Le coppie si sfaldano molto più facilmente e i giovani si disorientano.
Dopo gli errori giovanili, cerco di non essere più direttiva, di non dire cosa fare o non fare, di non qualificare la persona ma il comportamento, di dare l'esempio per le cose più importanti mma soprattutto di dare tanto, tanto amore. Questo è essenziale per crescere sereni: sentirsi amati e accettati per quel che si è. 

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