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martedì 28 luglio 2020

Silenzio

Seneca Lettere a Lucilio



LETTERA IV

IL SILENZIO NON TURBA, ANZI FAVORISCE GLI STUDI: INVECE LE PASSIONI TURBANO GLI STUDI E ANZITUTTO LA QUIETE DELL'ANIMO


Io affermo, pronto a pagare colla vita, che il silenzio non è affatto necessario, come si dice, per chi sa starsene appartato nei suoi studi. Ecco, risuonano intorno a me da ogni parte varie grida, giacché io abito proprio sopra lo stabilimento balneare. Tu immagina tutte le specie di voci più ingrate che possano ferire gli orecchi e destar quasi un senso di odiosa repulsa. Immagina ad esempio quando i più robusti si esercitano agitando le mani cariche di piombo, si affaticano o fingono di affaticarsi, ed io odo i gemiti con cui emettono il fiato trattenuto ed i sibili del loro respiro affannato: quando capita qualcuno più fiacco che si contenta di una comune unzione con massaggio, allora odo soltanto il picchiettare della mano sulle spalle con diverso suono secondo che vi arriva tutta aperta o un poco concava. Se poi sopraggiunge il giocatore di palle e comincia a numerare i colpi, allora addio, non c'è più altro da fare. Spesso poi vien fuori l'attaccabrighe, un ladro colto in flagrante, ed anche quello al quale piace ascoltare la sua voce durante il bagno, ed aggiungi infine quelli che si gettano nella vasca col gran rumore dell'acqua sbattuta. Oltre a questi, i quali hanno le voci per quanto ingrate almeno normali, immagina anche un depilatore che per farsi notare emette una voce languida e stridula e non sta un momento zitto a meno che strappando i peli alle ascelle non faccia gridare un altro in vece sua: e infine le diverse voci dei venditori di bibite, il salsicciaio e il pasticciere e tutti i commessi di taverna che vendono ciascuno la sua merce con una sua speciale inflessione della voce.
"Uomo di ferro ", tu mi dirai, "se non sordo, tu che mantieni ferma la mente fra tanti clamori diversi e discordi, mentre il nostro Crisippo si sente quasi venuto meno per quel continuo salutare ". Io però non curo questo rumore più di quello che è prodotto dallo scorrere o dal cadere dell'acqua, sebbene senta dire di persone che hanno avuto bisogno di trasferirsi in altra città per questa sola ragione che non potevano sopportare il fragore del Nilo. A me pare che le voci distraggano di più che lo strepito: quelle infatti attirano l'attenzione, mentre questo riempie e percuote solo le orecchie. Io sento, senza distrarmi per nulla, molte cose che mi strepitano intorno, i carri che passano in corsa, l'inquilino fabbro, il falegname vicino, e quest'altro che presso la Meta Sudante prova trombette e flauti, e non canta ma grida: mi riesce meno molesto un rumore continuo che interrotto. Però mi sono ormai tanto abituato a tutte queste cose che potrei udire tranquillamente persino il maestro della ciurma che con voce addirittura lacerante dа il ritmo ai rematori: riesco a questo perché so costringere l'animo a stare raccolto in se stesso e a non lasciarsi distrarre alle cose esterne. Non importa che tutto strepiti di fuori, purché non vi sia strepito dentro, non lottino fra loro la cupidigia e il timore, non siano in dissidio l'avarizia e l'amore del lusso, tormentandosi a vicenda. Come può dare gioia il silenzio fuori di noi, se fremono all'interno le passioni? "Tutte le cose erano raccolte nella placida quiete della notte. "Falso: non vi è placida quiete se non quella che è composta dalla ragione: la notte dа e non toglie molestie, soltanto cambia le inquietudini. I sogni dei dormenti sono tanto torbidi quanto le loro giornate: la vera tranquillitа è quella nella quale si esprime la buona coscienza. Guarda quello a cui si cerca in ogni modo di conciliare il sonno nel silenzio di un vasto palazzo: lа folla dei servi tace perchè anche il più tenue suono non giunga alle sue orecchie, e quelli che si avvicinano alla sua stanza camminano in punta di piedi: egli si volta da una parte e dall'altra cercando fra gli affanni di prendere un po' di leggero sonno, e si lagna di aver udito ciт che non ha udito affatto. Quale pensi che debba essere la causa di tutto questo? Egli porta lo strepito dentro di sè nell'intimità dell'animo. Egli deve mettere in pace l'animo e disciplinarne gl'impulsi, altrimenti non avrai mai ragione di crederlo tranquillo, se anche il corpo giace in perfetto riposo. Talora anche nel riposo siamo presi da inquietudine, e allora tutte le volte che l'ozio insofferente di se stesso ci dа fastidio dobbiamo muoverci e occuparci spiegando qualche bella attività. I grandi capitani, quando vedono che i soldati cominciano a non obbedire piщ con perfetta disciplina, li mettono a posto con qualche fatica e li occupano in qualche spedizione lontana. Chi è tenuto stretto in qualche occupazione non ha tempo di abbandonarsi alla licenza: nulla è così certo come questo, che i mali dell'ozio sono dispersi dal lavoro. Spesso noi abbiamo e diamo agli altri l'impressione di esserci ritirati a vita privata per disgusto e quasi con un senso di pentimento dagli affari politici e dai posti che sono stati causa di malanni e di pene: tuttavia nel chiuso di quell'ombra dove ci ha gettato il timore e la stanchezza, qualche volta torna a travagliarci l'ambizione. Essa infatti è venuta meno non perché veramente stroncata ma perché stanca è imbronciata colla realtà che non sempre accondiscende alle sue domande. Lo stesso dico dell'amore dello sfarzo, che quando crediamo di essercene liberati e abbiamo fatto professione di frugalità, ecco che di nuovo torna a tentarci e nella nostra vita di temperanza ci richiede ancora quei piaceri lasciati un po' da parte ma non definitivamente condannati e ce li richiede anzi con tanto maggior forza in quanto agisce di nascosto. Tutti i vizi infatti all'aperto sono più leggeri, come le malattie che, quando erompono più violente fuori dal segreto, vanno verso la guarigione. E sappi che l'avarizia l'ambizione e tutte le altre malattie dell'anima umana sono estremamente gravi e perniciose proprio quando si fermano con un simulato aspetto di sanità. E allora sembra che siamo tranquilli e invece non siamo tranquilli affatto. Se noi abbiamo l'anima veramente pura, se abbiamo suonato a raccolta e disprezzato i vani allettamenti come si diceva avanti, allora nessuna cosa ci farà deviare, né voce d'uomini, né canto di uccelli varrà ad interrompere i nostri buoni pensieri, ormai solidi e sicuri. Spirito leggero e ancora non capace di un raccoglimento interiore è quello che si leva rispondendo ad ogni chiamata, ad ogni rumore casuale. Esso ha ancora in se stesso qualche inquietudine e qualche apprensione che lo tiene in continua ansia sospettosa, come dice il nostro Virgilio: "ed io che poco innanzi impavido gli strali affrontava dei Greci e le addensate falangi, or tremo ad ogni soffio, balzo ad ogni suono, trepidando: tanta pel compagno e pel peso ansia mi affanna." Il primo sapiente è il pio Enea che né il fischiare dei dardi né le armi incrociate di fitte schiere, né il fragore di una cittа in rovina riescono a spaventare: l'altro invece è un inesperto sempre in timore per le cose sue, spaventato ad ogni scricchiolio, che si abbatte ad una voce in cui abbia l'impressione di sentire un fremito ostile. I più lievi movimenti lo scoraggiano: il peso che egli porta lo rende pauroso. Tu guarda pure chiunque fra cotesti fortunati che sempre traggono molto con sè e hanno sempre molto da portare, tu lo vedrai sempre "per il compagno e per il peso in ansia grande." Sappi dunque che tu avrai veramente formato la tua persona quando sarai giunto a questo, clic nessun clamore più ti toccherà, nessuna voce, sia di lusinga sia di minaccia, sia di vano strepito, potrà più strapparti a te stesso. " E che dunque? Non conviene di più essere libero una buona volta da questi chiassi?" Lo confesso, sì. Pertanto lascerò questo luogo. Ho voluto fare un'esperienza ed esercitarmi. Ma è proprio necessario che io mi tormenti più a lungo quando Ulisse ha trovato un così facile rimedio per i compagni anche contro le Sirene? Addio.

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