I sciurigl, sapore e colore dell'estate!
Mamma li raccoglieva nell'orticello che coltivava dietro casa, velocemente faceva una pastella e friggeva nel nostro olio d'oliva, lievitati, fragranti, croccanti e gustosi.
Al ritorno dal mio viaggio di nozze (luglio "96), ci accolse a casa con una cena (invitò anche mio suocero, mia suocera nel suo buen retiro al mare) in terrazza. Tra le varie pietanze fresche ed estive, un vassoio di frittelle r sciurigl campeggiava sulla tavola.
Un altro bel ricordo grato è legato a questo saporito frutto dell'estate.
1998, ero sulla spiaggia, col pancione, incinta di Pietro. La signora Anna Capobianco, una dama, mia vicina di ombrellone, disse che aveva comprato i fiori e li avrebbe preparati per cena fritti con la pastella.
Ci salutammo e ognuna tornò a casa. Un paio d'ore dopo, bussò al cancello, in vestaglietta da casa, con un piatto di frittelle. Era rientrata dal mare e aveva riflettuto sul fatto di avermi parlato dei fiori mentre io ero incinta. Pensando che, come suggerisce la tradizione popolare, potesse essermi venuta la "voglia", aveva preparato le frittelle e le prime le aveva portate a me.
Squisitezze, prelibatezze, finezze umane e culinarie, non comuni. Forse d'altri tempi.
Ebbene, l'altro giorno, appena ho visto il fiore arancio sul banco del fruttivendolo, forte di tre mesi di master cucina Covid, li ho comprati e ho improvvisato la mia versione di frittelle.
Li ho puliti per bene come mi ha insegnato mamma, ho preparato un ripieno con ricotta, grana, acciughe e fiordilatte, li ho farciti e messi da parte.
Nel Bimby, mio alleato quotidiano, ho preparato una pastella con farina lievitante, un uovo e birra fredda. Ho immerso i fiori ripieni rotolandoli nell'impasto, ho versato a cucchiaiate i fiori impastali nell'olio di arachidi bollente e ho fatto cuocere velocemente sopra e sotto. Ho scolato, salato e servito ai miei lupi affamati.
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