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lunedì 20 gennaio 2020

Ancora a Napoli


Anche domenica 12 siamo tornati a Napoli, essenzialmente per vedere Pietro. Siamo andati a prenderlo a FUORIGROTTA dova abita con altri studenti di ingegneria all'Università FEDERICO II.  Ci siamo diretti verso il centro e siamo riusciti a parchetggiare, impresa non facile. Spesso bisogna lasciare l'auto in un garage e può costare anche sei euro l'ora. Un'esagerazione!
Ci siamo incamminati verso la bella Piazza del Gesù Nuovo ove campeggia il monumentale Obelisco dell'IMMACOLATA in marmo bianco. La piazza deve il nome alla famosa chiesa omonima, gioiello barocco (La chiesa del Gesù Nuovo, o della Trinità Maggiore, è una chiesa basilicale di Napoli, sita in piazza del Gesù Nuovo di fronte all'obelisco dell'Immacolata e alla basilica di Santa ChiaraSi tratta di una delle più importanti e vaste chiese della città, tra le massime concentrazioni di pittura e scultura barocca, alla quale hanno lavorato alcuni dei più influenti artisti della scuola napoletanaAll'interno è custodito il corpo di san Giuseppe Moscati, canonizzato da papa Giovanni Paolo II nel 1987. In origine insisteva in quell'area il palazzo Sanseverino, progettato e ultimato nel 1470 da Novello da San Lucano per espresso volere di Roberto Sanseverino principe di Salerno. Da Roberto poi, l'edificio passò al figlio Antonello che, per contrasti con la Corte aragonese (essendosi posto a capo della congiura dei baroni nel 1485), in quello stesso anno subì la confisca dei beni e fu pertanto costretto a fuggire da Napoli. Successivamente, suo figlio Roberto II ottenne il perdono dal re di Spagna e la famiglia poté tornare nel palazzo dove tenne in seguito le celebri "accademie", che ne furono vanto. Ospite del palazzo fu Pietro Aretino, che vi incontrò i letterati napoletani Scipione Capece ed Antonio Mariconda.... Fonte WIKIPEDIA)
Da palazzo privato, divenne chiesa dei Gesuiti nel diciassettasimo secolo; è caratterizzata da un interno fastoso e squisitamente barocco (siamo entrati e stavano dicendo messa in una lingua straniera che non ho compreso) e dalla facciata bugnata in pietra di piperno scura. Pare che il decoro nasconda uno spartito musicale. 

Di fronte, il Monastero di Santa Chiara e la Chiesa. Mi propongo di ritornarci presto per visitare il famoso Chiostro. 
Lungo le vie del centro il via vai delle persone, le bancarelle di ambulanti stranieri, le vetrine e i tanti ristoranti. 

Abbiamo scelto di mangiare in una trattoria di cui non ricordo il nome, invogliati da una ragazza che ci sapeva fare, che era in strada per attirare clienti e  decantava i piatti, distribuendo volantini e menù. Abbiamo preso a chiacchierare, conosceva Venafro, il nostro paese, per esservi stata operata al ginocchio la mamma, dal nostro illustre concittadino, il chirurgo ortopedico dottor Enzino Bianchi. 
All'interno del locale il classico cameriere napoletano ci ha elencato i piatti in menù. 
Io ho preso uno scialatiello patate e provola e una polpetta fritta, in bianco, con friarielli e provola; Claudio polpette al sugo, Pietro ziti alla genovese (che non si sa perché si chiamino alla genovese ma sono napoletanissimi), Claudio Maria pasta al ragout e nonna Flora scialatielli allo scoglio e frittura di pesce.
All'uscita uno spettacolo semplicemente pittoresco: nel vicolo, su un balcone addobbato ancora per le feste da poco trascorse, un cantante corpulento, neo melodico si esibiva e accettava richieste. Dopo l'ascolto, ognuno poteva mettere la sua offerta in un paniere, il classico puanar, appeso alla ringhiera. 
Ma non è straordinario, assurdo, poetico, colorato? Solo a Napoli...

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