La natura non fa niente di inutile, diceva Aristotele.
L’uomo invece spesso pone in essere e mantiene sovrastrutture superflue, anzi dannose a se stesso, come relazioni finite, abitudini sbagliate e modi di pensare antichi, appartenenti a un'altra fase della vita. Manteniamo, non vogliamo disfarci di nulla perché abbiamo paura dell'ignoto, del cambiamento, di rinnovarci.
Chi lascia la via vecchia per la nuova...
Ed è così che si genera un sovraccarico, un fardello, una zavorra che ci rende sempre pensierosi.
Raffaele Morelli, in Riza Psicosomatica, che io leggo sempre con attenzione e piacere, ricavandone ottimi spunti, suggerisce di immaginare di essere un albero
in cui ciascun ramo corrisponda a una relazione, a un compito, a un interesse coltivato, a un ricordo, a una convinzione, un atteggiamento, un ruolo.Io, ahimè, essendo una persona complessa, sarei (e sono) un albero assai fronzuto, nonostante la mia gracilità, un albero costretto a portare la sua linfa vitale in molte, forse troppe direzioni: la famiglia più allargata, i figli, Claudio, le amiche, il lavoro di GOT, l'avvocatura, gli immobili, la casa, le relazioni sociali, la spesa, la cucina, l'automobile, i libri da leggere, i libri da scrivere, i blog, i massaggi, lo yoga, il ballo, gli allenamenti col mio personal, la mia salute con tanto di medici e medicine, il mio cane Alfonsino e il mio gatto siamese ESKERE, i miei animali del passato, la cultura, le reminiscenze scolastiche, la moda, il vestire e, naturalmente, mamma, al centro del cuore e dei ricordi, e tutti gli altri e tutte le altre cose e più e più...
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LO SPOR |
I rami continuano a crescere ma non tutti sono vivi e vegeti, la linfa però deve nutrire tutto l’albero, le parti vive come quelle morte, con un notevole dispendio di energie. È per questa ragione che un bravo giardiniere periodicamente pota le sue piante: tagliando i rami secchi il ciclo generativo della pianta si rinnova lasciandola più resistente agli attacchi esterni. Avrà una crescita più armoniosa e una maggiore fertilità. Se impariamo a farlo anche noi la nostra pianta potrà rifiorire…, dice Morelli.
Che fare allora?
Eliminare relazioni e impegni che ci affaticano e soffocano senza dare abbastanza in cambio; stabilire le priorità quando non si può fare tutto. Quando ci accorgiamo di essere stressati, di avere troppo pensieri, troppi problemi, quando capiamo da soli non non poter star dietro a tutto dobbiamo ricollegarci con la nostra essenza.
Se non riusciamo a scegliere cosa eliminare, dobbiamo iniziare a fare quello che ci fa più piacere e a dire qualche no.
Una signora anziana e saggia era solita dire "con un no ti spicci e con un sì ti impicci". Ed è così. Di recente mi sono appropriata del no e lo rivendico. Prima ero sempre presente per tutti, per tutto, pasticciando magari.
Adesso, se mi sento sopraffatta, non corro più.
MI FERMO. Osservo, respiro, riparto da una cosa che mi fa star bene e così recupero energie. |
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