L'altro libro che sto leggendo è I FIORI DEL MALE di Charles Baudelaire, Les Fleurs du mal, altro libro impegnativo.
Non è il mio poeta preferito. Io adoro Ungaretti, Montale,alcune cose di Prévert, Emily Dickinson e altri ancora. Ma è un poeta che va letto.
Il volume fa parte della mia collezione completa de LA GRANDE POESIA, pubblicata anni fa dal Corriere della Sera. Ed è in ottima compagnia nella mia biblioteca personale
dove raccolgo in bell'ordine libri di poesia, di narrativa, in ordine alfabetico per autore, di saggistica per argomento, libri di storia e biografie, libri sulle religioni, testi di filosofia e psicologia, altre mie passioni, vecchi libri scolastici, vocabolari, enciclopedie, libri giuridici e i miei amati gialli che occupano una scanzia a parte insieme ai vecchi DIABOLIK.
Sono gelosissima dei miei libri, non li presto mai, perchè sui libri che leggo scrivo poesie, note, riflessioni, appunti. Quindi li ritengo una cosa molto personale che non posso e non voglio condividere con nessuno.
Venendo a I FIORI DEL MARE, l'autore parigino scrisse questo della sua opera più importante:
"È necessario che vi dica (...) che in questo libro atroce ho messo tutto il mio cuore, tutta la mia tenerezza, tutta la mia religione (travestita), tutto il mio odio. È vero che io stesso scriverei il contrario, sarei pronto a giurare sui miei grandi dèi che si tratta di un libro di arte pura, di finzione, di gioco; e mentirei spudoratamente."
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Baudelaire, poeta cosidetto maledetto insieme a Verlaine, Mallarmé, Rimbaud e agli scapigliati italiani, era un animo tornentato che nelle sue rime perfette cantava l'orrore e l'estasi della vita, l'amore e la perdizione, lo spleen, l'umore nero, la noia, l'angoscia dell’esistenza, il disgusto di tutto, lo scoraggiamento che provoca crisi accompagnate da allucinazioni, la malinconia esasperata che accentua l’angoscia. Insomma una lettura appassionante ma talvolta faticosa, da assumere alle giuste dose, intervallata da qualcosa di più lieve.
Altro tomo che ho sul comodino al momento è LETTORI SELVAGGI, di Giuseppe Montesano. Un volume titanico di circa 2000 pagine, che ha l'ambizioso scopo di raccogliere tutto.
"Scrittori, pensatori, artisti, scienziati, musicisti e altri inventori di paradisi artificiali. Quest'opera-mondo, che racconta la creatività umana, la letteratura, il pensiero, le arti figurative e la musica, dai lirici greci a Bob Dylan, da Catullo a Maria Callas, dal Gilgamesh a Roberto Bolaño - ognuno può trovare il ''da/a'' che preferisce, il più divertente, il più coerente, il più assurdo, il più iperbolico - è forse, prima di tutto, un atto d'amore. Amore verso la vita, prima ancora che verso la lettura, perché non c'è pagina, che parli di poesia T'ang, di sapienti indiani, di Marziale o di Friedrich Nietzsche, in cui non si intraveda nitidamente la vita del ragazzo, del giovane, dell'uomo che su quelle pagine si è entusiasmato, si è interrogato e ha sognato, e che di quelle pagine si è nutrito fino a tramutarle in sua carne e suo sangue."
Interessante, appassionante, impegnativo, pesante certo, altamente istruttivo, un'opera di gran cuore come solo poteva essere un lavoro così poderoso di un napoletano doc come Giuseppe Montesano che immaginavo come un vecchio bacucco invece è così.Laureato in lettere, vive a Sant'Arpino e insegna filosofia nel liceo "Cartesio" di Villaricca. Romanziere, ma anche critico letterario e traduttore. Con Giovanni Raboni ha curato l'edizione delle Opere di Charles Baudelaire per I Meridiani. Al poeta francese ha dedicato anche un "romanzo critico" [1] Il ribelle in guanti rosa. Acuto osservatore della realtà, suoi articoli sono comparsi su Il Messaggero, Il Mattino, Diario, Lo Straniero.
È stato finalista al Premio Strega.[2] e ha vinto il Premio Napoli con Nel corpo di Napoli[3] nel 1999; con Di questa vita menzognera ha meritato il Premio Viareggio per la narrativa[4] e il Premio Selezione Campiello,[5] nel 2003. Nel 2017, con il saggio Lettori selvaggi ha vinto il Premio Viareggio per la saggistica.[6] (Fonte Wikipedia).
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