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sabato 8 febbraio 2020

En voyage

Sbarcati all'aeroporto di Bruxelles con 15 minuti di anticipo, abbiamo preso un bus, linea 12, per il centro e siamo arrivati presto al nostro albergo in Avenue de la Toison d'Or.  Dopo aver posato i bagagli,  abbiamo cercato un posticino in cui rifocillarci. Io ho preso uno dei piatti tipici belgi, le chicon gratin, cioè cespi di indivia avvolti nel prosciutto cotto e gratinati al forno con una besciamella arricchita di formaggio, accompagnati da un semplice purè di patate molto naturale e aromatizzato.


Poi ci  siamo incamminati a piedi verso la zona del Parlamento Europeo, dove ci aspettava Lionel Verrecchia,

talentuoso ragazzo italo francese, laureato brillantemente in Scienze Politiche, che lavora lì e che ci ha fatto fare una visita completa  e interessante del Palazzo dedicato al istituzione comunitaria. Abbiamo visto la sala dell'adunanza plenaria



siamo andati a piedi verso il palazzo reale,  molto diverso da Buckingham Palace, ad esempio, dove tutto è  pompa magna. Da lì  ci siamo spostati nell'Ilot Sacrè dov'è  un dedalo di strade e viuzze piene di ristorantini, brasserie, cioccolaterie e negozi di souvenirs molto caratteristici. Abbiamo visitato le gallerie Saint Hubert
che prima erano centro letterario  e adesso sono piene di negozi di lusso. Camminando ci siamo imbattuti nel famosissimo  Delirium café, dove andiamo sorseggiato un boccale di birra belga bianca, tipica e gradevolmente leggera. Abbiamo pensato ai nostri ragazzi che lì  si sarebbero trovati molto bene. (Noi infatti eravamo un po' fuori età.) Poi abbiamo camminato ancora a piedi fino a giungere al punto nevralgico della città,  la piazza denominata Grand Place,




dove c'è l'Hotel De La Ville e la Maison du Roi,  cioè il municipio con una guglia gotica altissima dove svettano le bandiere e la casa del re, antico mercato coperto del pane.  La piazza, vista con le luci gialle della sera, è risultata fiabesca, veramente notevole, bella, magica, suggestiva. É  patrimonio dell'Umanità protetta dall'Unesco. Da lì abbiamo cercato il ristorante che ci aveva consigliato Lionel, La fin du siécle, dove abbiamo mangiato il piatto tipico e cioè la carbonade col purè. La carbonnade non è altro che un piatto abbondantissimo di spezzatino di manzo magro cotto nella birra affiancato da una grossa quantità di purè.


Le porzioni sono generose. Dopo aver mangiato e bevuto non abbiamo potuto fare altro che tornarcene in camera a riposare.

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