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sabato 15 febbraio 2020

MAGISTRATI?

ROSANNA RAFFAELLA E IO A ROMA PER UN CORSO
Le mie amiche Raffaella e Rosanna ed io condividiamo, insieme ad altre migliaia di colleghi, la condizione di magistrati onorari, una strana singolare situazione lavorativa ed esistenziale direi. Siamo magistrati a tutti gli effetti, trattiamo quasi ogni genere di questione in campo civile e penale, emettiamo provvedimenti di ogni genere, sentenze, ordinanze e decreti, leggiamo centinaia e centinaia di carte e documenti, autorizziamo, liquidiamo, disponiamo, rigettiamo, accogliamo, ingiungiamo, dichiariamo, accertiamo, annulliamo, decidiamo, rinviamo, rimettiamo, assegniamo termini o somme, convochiamo, irroghiamo, ascoltiamo, escutiamo testi, calendarizziamo, verbalizziamo, firmiamo, mandiamo agli atti e così via, perchè questi sono i "verbi" e le attività con cui ci misuriamo ogni giorno, però...

Però, ahinoi!, siamo ibridi, metà avvocati, metà magistrati (quando mi chiedono "che lavoro fai?" non so mai che dire, avvocato, come pure sono anche se proprio per via della magistratura onoraria non esercito più, o giudice?), poco riconosciuti dall'una e dall'altra parte, figli di un dio minore (e lo scrivo apposta con la minuscola, perchè minuscoli siamo anche noi),  ermafroditi giudiziari, magistrati di serie B, esseri d'incerta natura e dubbio riconoscimento.
A noi quasi tutti danno del tu (e mi fa piacere), a noi si guarda con altro occhio, pubblico, avvocati, cancellieri, assistenti e togati.
Perchè?
Abbiamo una laurea come gli altri e abbiamo fatto un concorso pubblico (è vero, per titoli e non per esami), siamo stati nominati dal Consiglio Superiore della Magistratura, abbiamo prestato un sentito giuramento cui siamo fedeli e abbiamo tanta esperienza. Conosciamo e applichiamo la legge con imparzialità, siamo obbligati a seguire corsi di formazione e aggiornamento a nostre spese.
Eppure non abbiamo nessun inquadramento, per assurdo siamo lavoratori a nero nell'ambito della giustizia, contradictio in terminis, non siamo assunti, non abbiamo diritto alla pensione, quasi lavoriamo a cottimo, non abbiamo permessi, malattia, maternità, ferie, riposo. Nulla.
Percepiamo un'indennità a udienza e basta. Nessuna gratifica per tutti i provvedimenti che depositiamo a migliaia. Se avessi un euro per ogni atto depositato dal lontano 2002 ad oggi sarei ricca. Invece no. Se mi ammalo e non vado a lavorare, non prendo nulla, se non vado nel periodo estivo o pasquale o natalizio, non prendo nulla, se faccio 10 sentenze l'anno o 100  o 1000 non cambia nulla, ma la mia produttività è osservata speciale, come quella dei colleghi peraltro, per il rinnovo e le verifiche ordinarie, quando ho avuto problemi con i miei figli (numerose ospedalizzazioni) mi sono assetata a mie "spese". Quando è nato Claudio Maria, ad esempio, ho fatto udienza con tanto di pancia fino a martedì 18 febbraio 2003 (sì, ricordo tutto!), ho partorito domenica 23 e sono rientrata il 1° aprile con bambino lattante e badante al seguito. E' giusto tutto ciò?
In Italia, "dove si vede e dove si è ciechi", come dice un proverbio popolare, il bilancio nazionale fa acqua da tutte le parti ma si vuole "raddrizzare la campana col ginocchio", per dirla ancora con un adagio. 
Ben diversa è la situazione dei nostri cuginetti GIUDICI DI PACE, magistrati onorari come noi, con competenze diverse e inferiori a quelle di tribunale (ove noi lavoriamo), che percepiscono un'indennità diversamente composta, che credo preveda una componente mensile, una ad udienza e una a provvedimenti emessi, per un totale di "massimo" 72.000,00 euro all'anno. Salute!
A me basterebbero, mi accontenterei. Perchè questa disparità di trattamento? Di recente il guardasigilli ORLANDO ha tentato un riforma molto contestata. Come andrà a finire?

Sono fieramente italiana, ma quando penso che nel nostro paese la sanità pubblica sta per essere completamente smantellata in favore di quella privata, la scuola pubblica è stata aziendalizzata, la giustizia è lenta e si avvale di "collaboratori esterni" alla magistratura di carriera che però non paga adeguatamente, mi arrabbio perchè penso che sanità, scuola e giustizia, pubblici e ben funzinanti,  siano i capisaldi di uno stato di diritto.
LA CASSAZIONE 

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