Non si fa che parlare della crisi economica e industriale che attanagliano ormai da anni l'Italia. Le industrie chiudono, i grandi marchi delocalizzano la produzione altrove (in Romania, Albania, Turchia e via discorrendo) perché in altri paesi il costo del lavoro è inferiore, così da noi aumenta la disoccupazione già elevata, le agenzie di rating abbassano costantemente l'outlook sul paese, il Pil non cresce, il reddito di cittadinanza forse funziona come sostegno al reddito ma di certo non serve per avviare al lavoro i disoccupati come accade all'estero. I nostri pensionati vanno a svernare altrove, in paesi dove la vita costa meno e le tasse sono più basse. Un mio caro amico ha preso la residenza in Tunisia, certo non seguendo l'esempio del vecchio Craxi, ove si trattiene per almeno sei mesi e un giorno, per avere la residenza e pagare meno tasse sulla pensione.
Molti si trasferiscono in Portogallo, a Cipro, in Bulgaria e finanche negli Emirati Arabi. In Portogallo
ad esempio, i pensionati italiani prendono un assegno mensile più corposo, quasi 3000 euro al mese, se vivono lì per sei mesi all'anno. Gli italiani che hanno fatto questa scelta di vita sono quasi 3000. Forse le cose cambieranno con il nuovo governo che pare voglia tassare al 10%, ma intanto questa politica ha aiutato le casse della Lusitania.
Queste notizie fanno riflettere.
E' ovvio che chi ci governa è consigliato da economisti e studiosi, quindi spero di non fare ad alta voce riflessioni troppo banali, atecniche o impraticabili, ma perché da noi non si studia qualcosa del genere?
Le regioni del sud sono quelle con un PIL più basso in assoluto e con il clima migliore (la Calabria ha € 17.200 euro di Pil pro capite, la Sicilia, € 17.500, la Campania € 18.200, la Puglia € 18.400, il Molise € 19.800, la Sardegna € 20.600, la Basilicata € 21.100 e l'Abruzzo € 24.700).
Se il Governo varasse misure del genere, con i dovuti aggiustamenti, per le regioni del Mezzogiorno d'Italia, quanti inglesi, tedeschi, francesi e scandinavi potrebbero venire a soggiornare nel nostro sud meraviglioso, sulle belle spiagge della Puglia o della Sicilia? Quanti nordici potrebbero innamorarsi della succulenta cucina campana, sarda o abruzzese, quanti stranieri potrebbero adottare Calabria, Molise e Basilicata con benefici reciproci?
Non so se la mia è un'idea peregrina, banale, infantile, incompetente o impraticabile ma io ci ho pensato e, come sempre, ne ho voluto scrivere.
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