ODE AL LIMONE
Da quelle zagare
disfatte
dal lume della luna,
da quell’effluvio di un amore
esasperato,
affondato in fragranza,
uscì
dall’albero il giallo,
dal loro planetario
scesero a terra i limoni.
Tenera mercanzia!
Si gremirono rive,
mercati,
di luce, d’oro
silvestre,
e aprimmo
le due metà
del miracolo,
acido congelato
che stillava
dagli emisferi
di una stella,
e il liquore più profondo
della natura,
intrasferibile, vivo,
irriducibile,
nacque dalla freschezza
del limone,
dalla sua casa fragrante,
dalla sua agra, segreta simmetria.
Nel limone divisero
i coltelli
una piccola
cattedrale,
l’abside nascosta
aprì alla luce le acide vetrate
e in gocce
scivolarono i topazi,
gli altari,
la fresca architettura.
Così, quando la tua mano
strizza l’emisfero
del tagliato
limone sul tuo piatto,
un universo d’oro
tu spargi,
un
giallo calice
di miracoli,
uno dei capezzoli odorosi
del petto della terra,
raggio di luce convertito in frutto,
il minuscolo fuoco di un pianeta.
disfatte
dal lume della luna,
da quell’effluvio di un amore
esasperato,
affondato in fragranza,
uscì
dall’albero il giallo,
dal loro planetario
scesero a terra i limoni.
Tenera mercanzia!
Si gremirono rive,
mercati,
di luce, d’oro
silvestre,
e aprimmo
le due metà
del miracolo,
acido congelato
che stillava
dagli emisferi
di una stella,
e il liquore più profondo
della natura,
intrasferibile, vivo,
irriducibile,
nacque dalla freschezza
del limone,
dalla sua casa fragrante,
dalla sua agra, segreta simmetria.
Nel limone divisero
i coltelli
una piccola
cattedrale,
l’abside nascosta
aprì alla luce le acide vetrate
e in gocce
scivolarono i topazi,
gli altari,
la fresca architettura.
Così, quando la tua mano
strizza l’emisfero
del tagliato
limone sul tuo piatto,
un universo d’oro
tu spargi,
un
giallo calice
di miracoli,
uno dei capezzoli odorosi
del petto della terra,
raggio di luce convertito in frutto,
il minuscolo fuoco di un pianeta.
e MONTALE che ha dedicato loro I LIMONI
Ascoltami, i poeti laureati
si muovono soltanto fra le piante
dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti.
lo, per me, amo le strade che riescono agli erbosi
fossi dove in pozzanghere
mezzo seccate agguantano i ragazzi
qualche sparuta anguilla:
le viuzze che seguono i ciglioni,
discendono tra i ciuffi delle canne
e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni.
Meglio se le gazzarre degli uccelli
si spengono inghiottite dall'azzurro:
più chiaro si ascolta il sussurro
dei rami amici nell'aria che quasi non si muove,
e i sensi di quest'odore
che non sa staccarsi da terra
e piove in petto una dolcezza inquieta.
Qui delle divertite passioni
per miracolo tace la guerra,
qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza
ed è l'odore dei limoni.
Vedi, in questi silenzi in cui le cose
s'abbandonano e sembrano vicine
a tradire il loro ultimo segreto,
talora ci si aspetta
di scoprire uno sbaglio di Natura,
il punto morto del mondo, l'anello che non tiene,
il filo da disbrogliare che finalmente ci metta
nel mezzo di una verità.
Lo sguardo fruga d'intorno,
la mente indaga accorda disunisce
nel profumo che dilaga
quando il giorno piú languisce.
Sono i silenzi in cui si vede
in ogni ombra umana che si allontana
qualche disturbata Divinità.
Ma l'illusione manca e ci riporta il tempo
nelle città rurnorose dove l'azzurro si mostra
soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase.
La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta
il tedio dell'inverno sulle case,
la luce si fa avara - amara l'anima.
Quando un giorno da un malchiuso portone
tra gli alberi di una corte
ci si mostrano i gialli dei limoni;
e il gelo dei cuore si sfa,
e in petto ci scrosciano
le loro canzoni
le trombe d'oro della solarità.
Anch'io li ammiro nel giardino di mia madre ove in uno spazio angusto è straripato un albero fronzuto e ricco di rami, foglie e frutti che i passanti rubano guardinghi; anch'io li ammiro e voglio dedicare loro un rigo, una riflessione.
Il limone ispira forse perché è un frutto aspro e un po' contraddittorio, acre e vitaminico, maturo e succoso, fresco e calmante, tonino e ...giallo. Sì, credo che questo sia il motivo principale, il limone ricorda il calore del sole nel cuore dell'inverno allora accende la fantasia grata e sognante di Neruda che ne ha fatto un'ode luminosa, direi quasi colorata, e la malinconia comparativa di Montale.
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