La Norma (Norma è un'opera in due atti di Vincenzo Bellini su libretto di Felice Romani, tratto dalla tragedia Norma, ou L'infanticide di Louis-Alexandre Soumet (1786-1845). Composta in meno di tre mesi, nel 1831, fu data in prima assoluta al Teatro alla Scala di Milano il 26 dicembre dello stesso anno, inaugurando la stagione di Carnevale e Quaresima 1832. Quella sera l'opera, destinata a diventare la più popolare tra le dieci composte da Bellini, andò incontro a un fiasco clamoroso, dovuto sia a circostanze legate all'esecuzione, sia alla presenza di una claque avversa a Bellini e alla primadonna, il soprano Giuditta Pasta. Non solo, ma l'inconsueta severità della drammaturgia e l'assenza del momento più sontuoso, il concertato che tradizionalmente chiudeva il primo dei due atti, spiazzò il pubblico milanese. Il soggetto è ambientato nelle Gallie al tempo dell'antica Roma, e presenta espliciti legami con il mito di Medea. Fedele a questa idea di classica sobrietà, Bellini adottò per Norma una tinta orchestrale particolarmente omogenea, relegando l'orchestra al ruolo di accompagnamento della voce. Fonte Wikipedia) è un'opera composta da Vincenzo Bellini alla quale non avevo mai assistito. La prima volta fu interpretata dalla cantante mia omonima GIUDITTA PASTA e per questo mi aveva sempre incuriosito.
Ieri l'ho seguita con interesse anche se mi è sembrata un po' pesante. Bravissime le due soprano, la Santafè, che interpretava Adalgisa, quasi più brava della protagonista Siri, eccessivamente pesante, poco leggiadra, una cantante talentuosa ma priva de le fisique du role.
Opera amatissima, seguitissima e ammirata in teatro anche da moltissimi stranieri (tedeschi, inglesi, giapponesi, ...).
Ho riflettuto sulla somiglianza della trama con quella della Medea di Euripide studiata al liceo e mi sono chiesta quanto una storia del genere, una tragedia, sia in linea con i tempi.
Credo poco, molto poco.
La storia narra dell'amore segreto e ormai finito tra una sacerdotessa druida e un proconsole romano e rinvia alle idee anzi agli ideali di patria, di lealtà, di castità sacerdotale (mentre noi discutiamo del matrimonio dei sacerdoti), di amore per i figli, di gelosia, vendetta, passione violenta, tradimento, fatale e corale punizione, senza appello, non solo per il nemico, occupante straniero, ma anche per la figlia del re.
Oggi tutto è diverso, tutto è consumato all'insegna della leggerezza, del divertimento, dell'andare avanti ad ogni costo, anche calpestando principi e ideali, pur di vivere, di godere al massimo di ogni attimo dell'esistenza concessa, senza moniti, senza dei, senza rimorsi.
I tempi cambiano e tutto sommato credo sempre in meglio.
E' stata sublime Norma nel canto alla LUNA, nell'aria famosa CASTA DIVA,bravissimi gli orchestrali e vivace il direttore.
Se dovessi identificare la Norma con un colore sceglierei sicuramente il rosso, rosso l'amore dei tre protagonisti, rossa la rabbia, la vendetta, la gelosia, rosso il risentimento di Norma, rosso il fuoco del rogo che arderà gli amanti arsi dal pentimento e dalla condanna e rosso il fondo della scena finale.
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