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domenica 15 marzo 2020

PAOLA E FRANCESCO


Paola e Francesco, amore lontano, amore vicino.

Paola era alla finestra a guardare un po' distratta, un po' attonita, lo spettacolo della pioggia battente. In genere le restava indifferente, ma in quella serata solitaria la faceva indulgere a pensieri agrodolci. Pioveva sempre più forte, l'acqua batteva violenta sui vetri, scorreva sui tetti rossi, puliti, scrosciava dai canali, cadeva schizzando nelle grosse pozzanghere sulla via.
Aveva mille pensieri, prosaici e poetici, tutti insieme, affastellati nella testa insieme agli impegni per il giorno dopo e l'idea del suo ennesimo compleanno, serie “anta”, che si avvicinava. Tempo di bilanci e ancora di qualche progetto.
Solo la tv le faceva un po' compagnia e il suono di un vecchio refrain di trent’anni prima, l’avvolse nell'ala malinconica del ricordo. E così Paola volò lontano, ancora una volta a quell'estate magica e irripetibile del “67,  tempo in cui l'ardore della giovinezza e la voglia di vita dominavano i giorni.
Appena chiusa la scuola, come sempre, Paola si era trasferita in Toscana, nella villa di campagna dei nonni, con la mamma e il fratello Giulio. Il papà, rimasto in città per lavoro, andava a trovarli ogni fine settimana. Sembravano attenderli i soliti giorni tranquilli, vuoti, scanzonati e un po' noiosi di tutte le estati. Ogni anno si celebravano gli stessi riti: le passeggiate in bici, le partite a ping pong, l'andare tutti insieme alla  messa festiva delle undici, per poi tornare a casa per il pranzo domenicale e, infine, la grande scampagnata di ferragosto. Cominciava a stufarsi della routine estiva e già desiderava finire il liceo per iscriversi all'Università, a Firenze, alla facoltà di filosofia, sua passione da sempre, per andare via di casa e conoscere cose e persone nuove. Ma quell’estate fu inaspettatamente diversa.  Giulio, di due anni più grande, doveva prepararsi per gli esami di maturità e così portò con sé in campagna l'amico Francesco, per studiare insieme. I due trascorrevano la gran parte del tempo, quasi dieci ore al giorno, sui libri. E Paola si sentiva ancora più sola e annoiata. Si alzava tardi, il sole già alto, passeggiava un po' col nonno, aiutava la mamma fare le marmellate per l'inverno e leggeva romanzetti di Delly. Quando nel pomeriggio, in cerca di un po’ di fresco, si sedevano sotto il portico, tutti presi dalle chiacchiere e dalle piccole faccende, sentivano le voci di Giulio e Francesco che recitavano Cicerone e Euripide. I ragazzi al tramonto si concedevano un'ora di svago, prima di cena. Si allontanavano un po' da casa per dare due calci al pallone e scaricarsi correndo, stancandosi fisicamente, per riposare la mente. Francesco a Paola cominciava  a piacere e del resto prendersi una piccola cotta e fantasticare un po' era  un modo per annoiarsi di meno. Si conoscevano da anni ormai, ma quell'estate, priva di altre occupazioni, lo scoprì. Lui era carino, l'affascinava. Scuro di pelle, con gli occhi neri neri, i  capelli un po' lunghi e disordinati. Intelligente, educatissimo, eppure non convenzionale, garbato, ma ferreo negli impegni di studio. Dopo i primi giorni di quasi indifferenza, Paola cominciò a chiedersi se lui si fosse realmente accorto almeno della sua esistenza, del suo essere cioè una ragazza loro coetanea, peraltro abbastanza carina e non un elemento quasi inanimato di quel tranquillo paesaggio di campagna. Cominciò ad avere un po' più di cura nel vestirsi e nell’aggiustarsi i capelli. Ma Francesco e Giulio continuavano a stare chiusi in camera a studiare. Una domenica pomeriggio, sul tardi, andarono al fiume per una nuotata e l'invitarono ad andare con loro. Si divertirono a schizzarsi a vicenda con l'acqua corrente, gelata. Mentre si asciugavano, Paola e Francesco incrociarono gli sguardi. Un tuffo al cuore, un'emozione che forse la fece arrossire. Non era più solo una cotta e forse non era unilaterale, pensò. Lo svago serale dei ragazzi, intanto, si era trasformato in passeggiate nel pioppeto o in chiacchiere sul dondolo, sotto il portico, mentre attendevano la cena. Paola conobbe meno meglio Francesco. Era tenero, ma fermo, giocoso e allegro, ma tanto determinato. Aveva grandi progetti per il futuro. Laurearsi in medicina e diventare cardiochirurgo. Ma anche in lui l'ambizione spesso lasciava spazio all'insicurezza di riuscire e forse questo alternarsi di pensieri e umori lo rendeva ancora più affascinante e determinato. Una di quelle sere, mentre Giulio era col nonno nell’orto, finalmente Francesco la baciò, sotto il glicine e quell’inebriante profumo si fuse al suo.
Che emozione. Prima, vera, primavera della sua vita!
Inatteso si dichiarò a lei facendole cento, mille promesse, senza tener conto che non si può essere totalmente padroni della propria vita e che tante cose oltre l'amore erano tra loro. Gli altri, la scuola, gli studi futuri, l'età, i progetti.
-          Paola, ti amo. Mi sono innamorato di te. Non so più da quando, ma sai, tuo fratello, i tuoi… Sono entrato in casa vostra come amico di Giulio e non volevo mancare di rispetto a nessuno. Vedrai, lo dirò io a tuo padre…


Un lampo e il fragore d'un tuono, la pioggia che si faceva più insistente, riportarono Paola alla realtà, così diversa. Quanto tempo era passato.
Si stiracchiò, passò davanti allo specchio, si rimirò facendosi una smorfia e scivolò, sola e stanca tra le lenzuola. Al mattino fu svegliata dalla luce che s'insinuava fastidiosa nella stanza e dal profumo del caffè servito al letto, premura resa.
Suo marito, rientrato dal lavoro, d'abitudine la svegliava così, dolcemente, ormai da anni. Paola doveva vestirsi, fare qualche faccenda e andare a scuola, perché aveva compito di storia e  due ore di lezione di filosofia, tutta da spiegare. Infine, nel pomeriggio, doveva andare  a prendere i suoi ragazzi di ritorno da una gita scolastica. Ma tutto questo non prima di aver scambiato quattro chiacchiere con suo marito, stanco di una notte di lavoro al policlinico, reparto cardiochirurgia.
Sì, ce l'avevano fatta. L'ansia di vivere era ormai vita vissuta e l'amore di adesso ancora lo stesso di allora.
Come fosse la prima volta, come buongiorno, Paola baciò... Francesco

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