SOTTO LA TOGA …
NIENTE
Quella mattina
saltasti su come un grillo, ti preparasti
velocemente, ma con cura. Certo lei ti
piaceva proprio, accendeva le tue fantasie, anzi il desiderio.
-
Ciao cara, buona giornata.
Un bacio
frettoloso sulla fronte, ma non sfuggisti lo sguardo di tua moglie. Avevi paura
di essere sgamato.
Poi via in
ufficio a preparare la cartella e di là dritto in udienza. Quando la vedevi
filare lungo il corridoio, con la toga addosso, ti intrigava anche di più, ma
capitava di rado, per fortuna. Le udienze civili, la dottoressa Bruni, le
teneva sempre in borghese, con quei suoi tailleurini bon-ton e un filo di
perle, l'aria quasi sempre un po' distratta di chi sembrava capitato lì per
caso, come venuto da un altro pianeta. E quanto ti sorrideva o salutava con garbo gli altri,
tirando giù gli occhiali sul naso, scatenava le tue fantasie. La bocca si
schiudeva su una dentatura bianca e un po’ irregolare, con un incisivo
leggermente accavallato in avanti.
Rasato alla
perfezione, profumato, ma non troppo, eri deciso, l’avresti invitata a pranzo.
Avevi aspettato fin troppo, tenendoti sul vago.
- Caffè?
- Sì, dai,
facciamo una pausa, che ne ho proprio bisogno. Alle dodici ho una prova con
cinque testi e chissà quando finirò. Oggi tocca a me offrire.
- Mi piace
parlare con lei sa, - le avevi confessato ammiccando una volta, - mi dà
l'impressione di capirmi, di poter condividere certi pensieri, certe
riflessioni non proprio comuni.-
- Grazie, -
aveva risposto semplicemente lei, sempre un po’ distratta e sopra le righe. Per
davvero o per posa o per difesa, questo dovevi ancora scoprirlo. E poi giù con le sue solite elucubrazioni
sociologiche ad alta voce sulle relazioni umane. A te, maschio vigliacco, in
realtà non te ne importava niente di quelle stupidaggini. Volevi solo provarci,
al momento giusto però, quando fossi stato sicuro di non prendere un palo. Ma
poi, ad un certo punto, avevi capito che questa certezza non l'avresti avuta
mai. Che speravi che te lo scrivesse nero su bianco come un’ordinanza con tanto
di data e timbro di cancelleria? E così ti eri deciso. Lunedì l'invito a
pranzo. Prima d'ora mai con un magistrato. Solo l’idea di esserci arrivato
vicino, già ti ringalluzzita. Neanche l'ombra di un rimorso verso Paola. Non
avrebbe mai saputo. Aveste avuto entrambi, tu e la dottoressa Bruni,
l'interesse a tenere la cosa segreta. Chissà come si mette in questa cosa
vostro onore. Curiosità, imbarazzo, un po’ d’ansia ad prestazione. Dai,
non fare ragazzino, dai che ci sta!
Macinasti
velocemente i passi dal parcheggio fino all’ingresso del tribunale, arrivasti
tutto gasato all'ascensore, cercando di celare ogni emozione e di sembrare il
più normale possibile, ma ti veniva da fischiettare.
-
Che piano? - fece il tipo alto in fila appena davanti a
te.
-
Terzo, ho
udienza della dottoressa Bruni.
-
Ah, bene, vado anch'io da lei, ma non conosco la
strada, disse, che aula?
- La sei.
-
Bene, farò una sorpresa, - rispose quello senza esserne stato
richiesto, mentre tu lo guardavi forse
con espressione interrogativa. Che sorpresa ?
-
Sa, sono il marito, - disse il tipo, ignaro, gelandoti
con solo tre parole.
Un attimo per realizzare.
Bene, pensasti deluso, sentendoti un gran cretino, sotto la toga…
niente.
Almeno per oggi.
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