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venerdì 6 marzo 2020

RACCONTI: AL TRAMONTO

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                                                                 AL TRAMONTO


Nello spazio ristretto e noto della cucina, se ne stavano ognuna rinchiusa nel proprio recinto esistenziale, fingendo bonomia. La donna in realtà aveva fretta di andar via,  ma non voleva confessarlo, neanche se stessa.
- Ho pensato che a questo punto, forse,  potresti  prendere una donna, per un paio d'ore, ogni mattina.
- E per fare che?,  rispose piccata la vecchia, sistemandosi lo scialletto bordò sulle spalle.
- Ma non lo so, per un po' di compagnia, una persona di fiducia, che abbia le chiavi di casa, venga, apra, che ti aiuti ...
- Ma mi aiuti a far che, non ho capito?  Io non voglio nessuno.
- Lo vuoi un tè?
- Lo sai che non mi  piace quell’acqua sporca.
- Corretto? O preferisci un succo, non so, dell’acqua.
- Non voglio niente.
- Io, prima di uscire, prendo un tè caldo, con un po' di latte. Fa freddo fuori.
- Prenditelo.
- Tu proprio non lo vuoi?
- Se lo fai per te, dammene  un po', in una tazzina del caffè con poco zucchero.
- Ho pensato che potesse farti piacere, per compagnia, per fare la spesa.
- Ma non ho capito, mi vuoi affibbiare  una badante?
- Ma no, non si tratta di una badante. Di una donna di servizio, ecco, una che ti aiuti a fare le cose più pesanti in casa, che venga al mattino, apra,  veda se è tutto a posto.
- Hai paura che muoio di notte?
- Ma che dici,  se pensassi questo…
- Beh, che faresti?
- Niente. Sto solo dicendo che andrebbe bene avere una persona di fiducia con cui scambiare due parole,  che ti aiuti a lavarti, a tirar su le calze.
- Queste non sono cose da donna di servizio. Le calze riesco a mettermene da sola. Io cammino, ci vado da sola a fare la spesa. Non ho bisogno di niente. E poi una cosa è farsi lavare da una estranea, una cosa da una persona di famiglia.
- Lo so, ma tu  sai, è complicato.
- Ma io non ti chiedo niente, niente a nessuno. Cerco di non dare fastidio.
- Non è fastidio, è per stare tranquilli, per comodità. Lo fanno tutti, tutte le persone della tua età, della tua condizione.
- Ma togliti questa preoccupazione. Io sto bene così.
- Okay, come vuoi tu, se non ti va,  va bene così. Ora devo andare, scusami.
- Sì, vai, è meglio.
La donna mise il cappotto, prese la borsa e uscì.

            Appena sola, in macchina, cominciò a rimuginare e fu assalita dai sensi di colpa, fastidiosi e violenti come i crampi sotto il piede.

Ma tu dimmi come fai ad essere così stronza e a stare tranquilla. Impossibile.
In effetti, ti sentivi uno schifo. Avevi tentato miseramente e senza riuscirci di scrollartela dal groppone, c’avevi provato facendo una figura meschina. Aveva capito tutti i tuoi malcelati pensieri e si era urtata.
Il fatto che fosse sola e anziana e che potesse accaderle qualcosa, qualsiasi cosa, da un momento all’altro, non ti faceva sentire per niente libera e serena, ti creava ansia, sensi di colpa, mentre  te ne andavi di qua e di là e non solo per dovere e lavoro, ma anche a far spese, con le amiche, a teatro, a giocare a carte. Non potevi far finta di nulla, avevi il tempo per tutto, per tutto, finanche per il manicure settimanale e non per lei. Quando lei era stata tutto quello che era stata e con tutti e senza smettere mai fino alla fine.
Ora era sola, vecchia e fragile. Poteva cadere in casa, inciampare, avere un’ischemia, un problema qualsiasi e tu spesso le urlavi in testa, che non capiva, che era lenta, che avevi da fare, “e dai mamma, sbrigati però, che non ho tempo adesso, ma tu parli per dire o per perder tempo?”.
E certo che parlava tanto per parlare. Sola in casa tutto il giorno, avrebbe voluto uscire, andare a fare una passeggiata col sole, scambiare due chiacchiere. Non osava chiederlo, ma era nel suo carattere e nella sua mentalità desiderarlo. Non voleva dar fastidio, mai ne avrebbe dato. Ma tu avresti dovuto fare senza che ti fosse chiesto. Portarla dal medico ogni tanto, farle la spesa, andarle a fare una visitina ogni giorno per due chiacchiere, magari fingendo un motivo, farle una telefonata, chiederle un consiglio, domandarle una vecchia ricetta di famiglia, accompagnarla a messa il sabato pomeriggio. Invece ti stizzivi ogni volta. Era più forte di te.
Dio mio, come sei crudele. Lo sai benissimo a cosa sta pensando adesso, “sono di peso, sono stanca, ho vissuto abbastanza, se la morte si vendesse, me la comprerei”. Eccome ti devi sentire tu con una mamma così, che scomparirebbe dalla faccia della terra pur di non dare un briciolo di fastidio, discreta, mai un lamento.
Però, in fondo è stata una sua scelta vivere come ha vissuto. Avrebbe potuto fare diversamente, meno sacrifici, un vestito in più, pensavi per addolcirti la pillola.
E tu mica adesso puoi immolarti per lei.
In fondo, avevi la tua famiglia, il lavoro e mille altri impegni. Ma sì, domani le avresti semplicemente proposto di trasferirsi a vivere da te. Lei avrebbe rifiutato, naturalmente, finché avesse avuto un briciolo di forza e di ragione non avrebbe accettato. Poi avresti cercato di essere un po’ più calma, più disponibile, di non perdere la pazienza ogni volta, ma adesso non ti potevi rovinare il momento, stavi andando a ritirare la tua pelliccia nuova, regalo di mamma per Natale e non vedevi l’ora di provartela. Un visone dorsato gold che ti stava d’incanto. Che bello!
Il crampo al piede, per quanto spinoso, come era venuto, così t’era passato.  

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