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mercoledì 4 marzo 2020

PER LA SERIE UNA INSERZIONE TRE RACCONTI ATTENTI!


SULL’ATTENTI



Stamattina Lucia mi ha rimproverato come al solito, per nulla.
- Sfaticato, perdigiorno, da quand’è che t’ho detto di ritinteggiarmi la cucina e di mettere un po’ d’ordine del garage, eh? Sempre in giro, sempre al bar, a giocare a carte, a perder tempo, parassita. Fa’ qualcosa, diamine, non sopporto di vederti così.
Aspra, arcigna, cattiva, non la riconoscevo più. Mi ero innamorato e  avevo sposato una ragazza dolce, con una faccina d'angelo, capelli neri e occhi azzurri, la pelle chiara e liscia, immacolata. Ed ora mi ritrovavo un’arpia in casa, sempre arrabbiata e scontrosa. Certo, povera Lucia, le avevo offerto ben poco.
Lei  è una brava fiorista e ha lavorato a lungo nel laboratorio di allestimenti floreali di Claudia Barile. Poi, da quando ci siamo sposati, la nostra vita è un po’ cambiata, gli orari sono  diversi e Lucia si è sentita costretta a lasciare il suo lavoro, che spesso la teneva fuori la sera o nel week end, per prepararmi pranzo e cena a orario. Ma non ha voluto restare a casa. Ha cercato altre occupazioni per  mesi e non ha trovato nulla in  part-time, così  ha ripiegato andando a fare le pulizie ad ore. All’iniziò ho cercato anche di dissuaderla.
- Ma che c’è di strano?, - mi ha risposto,- in fondo è la cosa che so fare meglio.
E così ha cominciato questa sua nuova attività, da cui peraltro non ricava un granché.  Credo che si senta frustrata ed io del resto non posso darle nulla di più.
Ho avuto una vita dura, io, come e più di lei.
Lucia almeno ha avuto entrambi genitori, un fratello ed una sorella. Sono andati avanti per anni facendo grossi sacrifici, ma anche riuscendo a risparmiare e a fare progressi. Quando lei era bambina, sono  emigrati in Svizzera. Infatti, Lucia detesta il tedesco,  la neve e il freddo. Poi  sono ritornati in Italia e si sono costruiti una bella casa, piccola, ma autonoma. I genitori hanno preso a fare i venditori ambulanti, a commerciare vestiti nelle strade e nelle piazze, ai mercati e alle fiere del circondario. Lei ha continuato a  patire ristrettezze e sacrifici. In mancanza della madre,  sempre fuori al lavoro, quale figlia maggiore, faceva la brava donnina di casa, andava a scuola, puliva  e preparava il pranzo per il fratello  e per la sorella minore.
Ma Lucia ha studiato e ha sempre aspirato a qualcosa di più;  preso il diploma di ragioniera, aveva seguito un corso da fiorista e aveva trovato presto lavoro dalla Claudia, nel suo negozio per arredi floreali.
Poi un giorno andò al mercato per sostituire la mamma malata e conobbe me. Forse, dentro di sé ora maledice quella giornata, chissà.
Io, invece, ho avuto tutt'altra vita. Ho perso mia madre quando avevo solo due anni e sono cresciuto con mia sorella Margherita che si è presa cura di me. Ben presto ho dovuto smettere di studiare, dopo aver fatto due tre anni di scuola superiore come perito elettrotecnico. Ho avuto necessità di guadagnare qualcosa, di contribuire alle spese di casa e così sono andato a fare il pescivendolo con mio cognato. Tutto il giorno in giro, la mattina presto a comprare il pesce dai pescatori e il resto del giorno a pulire e vendere pesce, a fare le consegne, casa per casa o nei ristoranti, con ogni condizione climatica, al freddo o al caldo,  sotto la pioggia, sempre con quell’odore odioso nelle narici. Poi ho conosciuto Lucia. Ci siamo innamorati e abbiamo deciso di sposarci. Non avevamo nulla, ma  abbiamo messo su una casetta che tutt’ora teniamo in affitto, preso poche cose essenziali per incominciare la nostra vita insieme. Per pagare la pigione ogni mese facciamo i salti mortali. Lei ha lasciato il suo lavoro di grafica e io quello di pescivendolo. Ora lei va per quattro ore ogni mattina a far pulizie ed io  mi arrangio come elettricista.
Intanto, dopo tre anni di matrimonio, figli non ne sono venuti. I mesi, anzi gli anni sono passati. Abbiamo fatto un po’ d’esami, ma nulla da fare. L’unica possibilità sarebbe provare un’inseminazione artificiale eteronoma, o come diavolo si chiama. Ma la fanno solo all’estero, in Spagna, in Grecia, in Svizzera. Dovremmo pagarci viaggio e soggiorno, ospedale e donatore. Non se ne parla proprio e così  ho promesso a Lucia che le regalerò un collie. Lo desidera tantissimo. Appena mi rifarò con le carte, glielo comprerò. Ho già parlato con l’allevatore. Mille e trecento euro, poi un po’ di addestramento e la Lassie sarà sua. Però,  ho un altro grande  desiderio nel cassetto, la mia passione. Io adoro la vita militare, le uniformi, i cappelli, le armi. Ai tempi fui riformato per una malformazione della cassa toracica, mi pare. Ora ho cominciato a collezionare qualcosa, ma di nascosto. Se mi scoprisse Lucia, non so cosa mi farebbe. Ho già un po’ di roba, tutta stipata in garage. Quando sono sicuro che lei non c’è, che è uscita per un bel po’, che è andata a trovare la mamma o la sorella, scendo giù, metto un po’ di musica adatta e mi vesto da generale. Che soddisfazione, quando recito così mi sento potente, tutti sono ai miei ordini. Potrei dare una scudisciata  perfino alla mia tiranna.
Intanto ho appena finito di fare un impianto. I pensieri m’hanno tenuto compagnia. Ho passato l’intera giornata a passare i fili di rame nei cavi. E’ venuto il padrone dell’appartamento e mi ha saldato. Settecento euro, quattordici banconote da cinquanta, l’una sull’altra. Ho già pensato darò duecento euri a Lucia per le spese di casa; gli altri li terrò per comprare il cane da regalarle per il nostro anniversario.
Passo dal bar per una birretta. Ci sono tutti gli amici nella sala sul retro, già piena di fumo.
Improvvisamente Baffone riceve una chiamata da casa. Deve andar via. Si libera un posto al tavolo del poker.
-          Dai, Bruno, siediti, gioca tu.
-          No ragazzi, davvero non posso, sono in bolletta, faccio io con tono avvilito.
-          Ti facciamo credito.
E’ un occasione troppo ghiotta. Mi siedo e inizio a giocare. Perdo un piatto ricco. Il mio full servito di donne si scontra con un colore di Dante. Sono disperato, ma subito dopo ho l’occasione di rifarmi con una mano di telesina. Ho un poker di Jack. Vinco ottocento euro, chiamo il giro e ce ne andiamo via. Domani è venerdì e non posso far tardi.
Tornando a casa, mentalmente riconto tutti i soldi. Forse riesco, prima di marzo,  a metter insieme quel che serve per il cane e per la mia passione.
Ho già in mente l’inserzione da mettere sul giornale. Me l’annoto sul cellulare.

Uniformi militari acquistò fino al 1945 in contanti da privati e commercianti berretti elmettii caschi coloniali elmi colbacchi cavalleria fez cinturoni spalline medaglie frecce distintivi  militari d'epoca fotografie e documenti ecc. max serietà riservatezza telefono 3683225507

Torno a casa. Lucia non c’è. Mi arriva un sms. E’ andata dalla mamma per farle un’iniezione.
Mi fermo in garage. Appanno la saracinesca e mi metto l’ultima divisa che ho comprato il mese scorso da un vecchio alpino di Ferrara.
Mi specchio, impettito e soddisfatto e batto i tacchi.
-          Attenti!!!

-          Attenti a che,  brutto scemo, ti ci mancava questa, ma che hai nella testa?
Lucia, rientrata prima del previsto, ha visto la luce filtrare dalla finestra del garage, è entrata e mi ha beccato.
Che figura, penso con la coda tra le gambe, riponendo il cappello con la piuma d’aquila.
Per un po’ addio sogni di gloria!


* * * *
             

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