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martedì 3 marzo 2020

ALLE ARMI


Risultato immagini per IL FASCINO DELLA DIVISAUn’inserzione, tre racconti



“Uniformi militari acquistò fino al 1945 in contanti da privati e commercianti berretti elmettii caschi coloniali elmi colbacchi cavalleria fez cinturoni spalline medaglie frecce distintivi  militari d'epoca fotografie e documenti ecc. max serietà riservatezza telefono 3683225507”


  
ALLE ARMI


Avremmo dovuto aspettare ancora  un bel po’. Tutto il tempo del disgelo, mi dissi. Mi svegliai molto  presto. Dalle barre degli infissi vidi il panorama imbiancato. Durante la notte aveva nevicato. I rami dei larici e dell'abete vicino all'ingresso erano piegati dal peso bianco della neve. Dunque, avremmo dovuto aspettare ancora  un bel po’, mi dissi. Tutto il tempo del disgelo. La cosa mi faceva rabbia, ma dovevo stare tranquillo e guardare solo l'aspetto positivo. Del resto cosa avrebbe potuto accadere in meno di tre mesi?  Potevano guadagnare altre posizioni, forse. Ma no. In realtà, il freddo, il gelo, avevano lo stesso peso per noi e per loro. Io avrei avuto più tempo per l'addestramento e la preparazione dell'attacco a sorpresa. Il mio battaglione di civili, impreparati e disperati, faticava a metabolizzare l'ordine e la disciplina. Talvolta, vi erano episodi di insubordinazione. Ma nella vecchia casamatta nascosta nel bosco, ero io a comandare, questo era certo.  Avevo ripreso in pieno lo scettro del comando. Al mattino obbligavo il plotone H ad un paio d'ore di ferreo allenamento del parco.
Mentre ero immerso nelle mie riflessioni e mi accingevo a fare un po' di lavoro di strategia a tavolino con le carte, prima del risveglio di tutta la truppa, qualcuno bussò con energia alla porta.
- Chi è?- tuonai infastidito - avanti!
Sentii l’uscio scattare ed entrò il dottor Bosi, facendo capolino tra lo stipite e la porta.
- Buongiorno, colonnello. Come va oggi? Cosa fa? -
- Riposo, comandante, riposo.
- Bene.
- Ha nevicato. L'inverno sferra il suo primo attacco, minaccia di chiuderci in una morsa come e più dei serbi. Ma noi useremo questo tempo per l'addestramento.
- Certo, colonnello. Lei sa cosa fare.
- Può ben dirlo. Da quando il generale ci ha lasciato, il mese scorso, tutte le responsabilità di dirigere le operazioni grava su di me, che però ho  le spalle larghe. E lei cosa vuole a quest'ora?
- Visitarla e  provvedere alla terapia. Non trascuri se stesso.
- Certo, non lo farò. Non tanto per me, quanto per la mia gente. Dopo la battaglia di Vukovar, la cattura e le botte prese in testa, ho dolori lancinanti. Qui, alle tempie.
- Faccia vedere, si distenda sul letto. Intanto le prendo la pressione.
- Si sbrighi dottore. Dopo la colazione ordinerò e dirigerò io stesso due ore  buone di addestramento sulla neve. Il freddo ci temprerà.
- Sì, ma ci vada piano. Non è alle prese con dei professionisti.
- Lo so bene. A volte il plotone si sfalda. Questi civili non sanno cos'è la disciplina. Li punirei, alcuni dovrebbero andare ferri, ma lei è troppo indulgente.
- Sissignore. Ora ascolti. Devo cambiarle alla terapia. Prenderà solo tre pasticche al giorno. Il Depakon  mattino a sera e l’Eustat  dopopranzo. Chiaro? Vedrà, l'aiuteranno con i dolori alla testa.
- So sopportare, diavolo se so sopportare.
- Non lo fa per sé, signore, ma per il suo popolo, per la patria. Prenda questa, la prenda ora, subito, davanti a me.
Finalmente il comandante medico Bosi mi lasciò solo. Raccolsi le idee e feci una prima bozza dell'itinerario da seguire. Poi mi preparai, misi il cappello e mi avviai verso il refettorio. Avevo l'abitudine di fermarmi sull'uscio ed attendere che,  ad uno ad uno,  i coscritti entrassero e prendessero posto ai tavolacci per fare la colazione. Quando erano entrati tutti, controllavo di persona che ognuno avesse il necessario. Dovevano nutrirsi per bene, per quanto possibile,  tenersi in forze. Fatta colazione, al ritmo della marcia trionfale dell'Aida, li rifacevo allineare e procedere verso l'esterno. Vassilji Dinieski, il mio secondo, si occupava degli uomini più grandi; io, naturalmente, dei più giovani e prestanti.
- Attenti-a – urlavo  con tono avvertitivo - Forza rammolliti, dieci giri di corsa attorno la casa. Poi tutti qui. Devo parlarvi.
Sentivo tutta la responsabilità del comando e della missione da compiere. L'istruzione e l'addestramento dovevano essere perfetti.

La campana suonò l'adunata. Mi riebbi da un attimo di stordimento. Dal momento della cattura, non vi era stato un solo giorno in cui non avessi ricordato e rivissuto il crollo e la sconfitta. Fui separato dagli altri, catturato, legato stretto, immobilizzato nella stanza delle torture, invitato a parlare poi, terribile, arrivò la prima scossa, la seconda, la terza. Mi accasciai sotto gli impulsi elettrici. Poi il vuoto. Ricordo solo del momento in cui mi ritrovai con mio fratello che era riuscito ad entrare in quella casa di pazzi e a portarmi via. La fuga fu veloce. Mio fratello Adamat mi fece stendere sul sedile posteriore dell'automobile. Come per magia il cancello elettrico lampeggiò e si aprì per permettere il nostro passaggio. Poi si richiuse subito dietro di noi. Chissà quando aveva dovuto pagare! Scappammo via nel buio della notte. Ricordo solo la musica dello stereo a tutto volume che faceva da colonna sonora alla nostra fuga.

Quel momento terribile  oramai era solo ricordo, spiacevole, doloroso, ma solo un ricordo. Grazie a mio fratello, che sospettavo facesse una sorta di doppio gioco tra noi e loro, trovai nelle settimane successive l'attuale ricovero e il nuovo gruppo di combattenti. Gli internati, nascosti lì come me, aumentavano di giorno in giorno. Adamat era amico di Bosi  e faceva la spola tra Barat e Zagari, in base alle sue possibilità. Alla prossima visita gli avrei consegnato l'annuncio da pubblicare sulla Gazeta per il reperimento di tutto l'equipaggiamento a noi necessario. In serata, dopo l'addestramento e il rancio della sera, avrei preparato l'avviso. Avevamo bisogno di cose svariate, non necessariamente del medesimo colore, che potessero mettere il nemico in confusione, riflettevo ascoltando le note della Dieppen Marsch. Ecco, l'annuncio era perfetto così.

Uniformi militari acquistò fino al 1945 in contanti da privati e commercianti berretti elmettii caschi coloniali elmi colbacchi cavalleria fez cinturoni spalline medaglie frecce distintivi  militari d'epoca fotografie e documenti ecc. max serietà riservatezza telefono 3683225507

I giorni scivolavano via, l'uno dopo l'altro, tutti uguali, come una bugia raccontata al tempo. Scandivano il ritmo monotono del nostro ritiro i risvegli, i pasti,  gli addestramenti, le mie lezioni, le fastidiose interruzioni di Munash Bosi e della sua Galina, con pasticche e iniezioni. Spesso pensavo alla mia Mirlinda. La mia dolce compagna era sparita in un giorno di marzo, un po' prima della mia cattura. Non avevo saputo difenderla, non avevo  saputo tenerla stretta a me. Cosa era accaduto alle nostre vite? Ricordavo in modo confuso un teatro, una lettera, una discussione con Mirlinda. Poi tutto era andato alla deriva. La vedevo ancora davanti a me, alta e magra, coi lunghi capelli lisci e castani, appena ramati, gli occhi verdi, il viso aperto e pulito, senza trucco, la pelle bianchissima e perfetta di tutto il corpo. Dove sei adesso, tesoro mio, dove sei?

Il dottor Bosi mi aveva avvertito che l’indomani sarebbe venuto a prendermi Adamat. Sarei andato  a casa con lui per il Natale, almeno per quattro giorni. La cosa mi infastidiva. In fondo stavo bene lì. Mi ero abituato, avevo la mia camera, i mei colleghi, gli spazi comuni e gli allenamenti. Ma avremmo tutti sospeso l’addestramento per un paio di settimane, tanto valeva accontentare Adamat.
Il mattino successivo venne a prendermi Galina  che mi condusse nell’ufficio del comandante medico Bosi. Questi come al solito mi visitò con scrupolo e mi fece le solite domande e le note raccomandazioni. Detestavo ricevere ordini, anche sotto forma di consigli medici.
-          Ecco, colonnello, tenga questa e aspetti ancora un po’ qui che venga suo fratello.
Non tarderà.
-          Cos’è questa roba?
-          Le sue medicine per i giorni in cui sarà fuori e dei documenti da consegnare ad
Adamat.
-          Che documenti? E’ roba riservata?
-          Certo, la dia a lui. Vi servirà.
-          Capisco, è per la mia copertura.
-          Sì, colonello, la copertura – mi fece eco il medico, scuotendo il capo. Per  attimo
mi sembro avvilito.
Appena uscì dalla stanza, aprì la busta gialla e lessi. E sì che l’avevano pensata
bella! Ma come potevano aver fatto!?


OSPEDALE PSICHIATRICO DI  ELBASAN
CARTELLA CLINICA 1997 1 IN

PAZIENTE:             GAZLIND PRELJOCARY,  di anni 37
PROFESSIONE:        MUSICISTA, già direttore d’orchestra del Teatro Nazionale di Tirana
REGIME RICOVERO:  residenziale
ONERE DEGENZA:       statale
REPARTO:                      Psichiatria
DIRETTORE: dr. M. BOSI
DIAGNOSI DI INGRESSO:   psicosi maniaco depressiva , disturbo post-traumatico da stress, delirio, allucinazioni, sdoppiamento della personalità
DATA : 30 novembre 1997             ORA  :    08.33

DIARIO: Si accoglie in CRT, in regime di residenzialita', il signor PRELJOCARY, noto presso i servizi territoriali e con in anamnesi precedenti ricoveri presso SPDC di questo ospedale. Inquieto ed a tratti verbalmente aggressivo e clamoroso. 
Non dispercezioni nell'attualita', non disturbi del contenuto del pensiero, fatto salvo un certo grado di persecutorieta' del tutto non strutturata. Eloquio a tratti stereotipato, ripete a volte le parole gergali militari. A tratti fatuo, severo, umore elevato nel senso dell'euforia, emotivita' labile e direttamente agitata.
Attualmente  convinto di essere un ufficiale dell’esercito.
Di recente è rimasto sconvolto dal suo licenziamento dal teatro nazionale e dall’abbandono da parte della moglie, eventi traumatici seguiti ai fatti di guerra e agli esordi della malattia.
L'accoglimento in CRT e' considerato utile al fine di stimolare le capacita' residue favorendo la risocializzazione e l'autocontrollo delle  crisi dissociative.


NOTE: in maggio ha subito terapia elettroconvulsivante presso l’OSPEDALE PUBBLICO di TIRANA, sotto l’assistenza del Prof. Arkan
UTILIZZI:
FARMACI: come in terapia 
PROVENIENZA: TRASF. OSP. PUBBLICO
PSICHIATRA DI RIF: Dr. Oscar FUSJI
ALTRI RECAPITI: il fratello ADAMAT   
TEL.                                                                                INDIRIZZO

Diario Infermiere
    
Data : 12.12.1997 ora: 12 min: 08


Diario:
<--------> Oggi il paziente ha collaborato nell'assunzione dei farmaci ed e' tranquillo


Utilizzi:
1inferm OP



 
SOMMINISTRAZIONE FARMACI





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